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Il circuito di Zandvoort, in Olanda, è un tracciato permanente situato nell'omonima cittadina costiera sul Mare del Nord, uno dei più iconici e impegnativi di tutto il Mondiale di Formula 1. Inaugurato nel 1948, misura 4259 metri ed è stato teatro dei Gran Premi dal 1952 sino al 1985 e, dopo un'assenza di 36 anni, nel 2021 è ritornato tra i circuiti del calendario del Circus, complice anche la popolarità dell'asso olandese e "padrone" di casa Max Verstappen e una serie di lavori per riammodernare il tracciato. Quella di domenica 31 agosto 2025 sarà la 35ª edizione del Gran Premio d’Olanda, in programma alle ore 15, con i piloti chiamati a completare 72 giri per una distanza complessiva di 306,5 km. La pista è celebre per le sue curve sopraelevate uniche nel Mondiale: la curva 3 e la curva 14, entrambe con un banking superiore ai 18°. Un tratto distintivo che si unisce a un’altra variabile imprevedibile: il vento del Mare del Nord, che spesso trasporta sabbia sull’asfalto riducendo l’aderenza e costringendo i piloti a lottare con un grip variabile giro dopo giro. Nel 2021 Lewis Hamilton ha fatto registrare il giro record in gara fermando il cronometro sul tempo di 1'11"097 ad una velocità media di 216 km/h.
Zandvoort è un circuito “old style”: niente vie di fuga larghissime o rettilinei chilometrici, ma curve impegnative, sopraelevazioni spettacolari e pochissimi punti per sorpassare. È anche una delle piste più strette del mondiale, e proprio per questo i sorpassi sono molto complicati, per ciò qui, come visto anche sul circuito dell'Hungaroring, la qualifica del sabato assume un'importanza fondamentale.
Alla scoperta del circuito di Zandvoort: caratteristiche del tracciato olandese
Il tracciato di Zandvoort, dove per circa il 68% del tempo sul giro l’acceleratore resta completamente aperto, è composto da 14 curve, di cui 10 a destra e 4 a sinistra e due brevi rettilinei dove si può usare il DRS (nel rettilineo principale subito dopo la curva 14 e tra le curva 10 e 11), ma i sorpassi restano comunque complicati: nel 2023, grazie al meteo variabile, ci sono stati ben 186 sorpassi contro i soli 23 della stagione precedente.
Su 14 curve totali, solo due sono piatte, mentre tutte le altre presentano un “banking” – la formula che descrive l'inclinazione di una curva variabile – che va da 3 fino a 19°. La curva 3 del complesso Hugenholtz, per esempio, ha un’inclinazione interna di circa 4,5° e una esterna di quasi 19, con un raggio di appena 17 metri, generando una vera “onda” percepibile direttamente dall’abitacolo. Qui, ogni pilota può scegliere linee completamente diverse, con traiettorie che cambiano velocità di inserimento e uscita. La Hugenholtzbocht, simbolo moderno di Zandvoort e dedicata all’ingegnere olandese che l’ha progettata, presenta un banking unico in F1: l’inclinazione cresce seguendo addirittura la sequenza di Fibonacci, arrivando fino a sfiorare il 35%.
La lunghissima curva 14, con 18° di banking, funge invece da estensione del rettilineo principale, aumentando la possibilità di accelerare in pieno e trasformando il rettilineo dei box in un tratto potenzialmente lungo quasi un chilometro.
Il giro parte dal rettilineo dei box, dove le monoposto raggiungono circa 330 km/h in 8° marcia, per poi affrontare la curva 1 (Tarzanbocht) che prende il nome da “Tarzan”, soprannome del proprietario del terreno che concesse l’area a patto che la prima curva portasse il suo nome. Questa staccata è la più impegnativa per i freni: qui la decelerazione è di 4,5 G: la velocità scende a 122 km/h in soli 116 metri, con uno sforzo sul pedale del freno di 136 kg. Subito dopo si affronta la curva 2, una destra che prepara l’ingresso nella famosa curva 3 (Hugenholtzbocht). Questo lungo curvone parabolico, con raggio di appena 17 metri e banking variabile fino a 19°, permette differenti interpretazioni di traiettoria. Dopo la curva 3 si scollina e si entra nella veloce sequenza delle curve 4-5-6, tutte da percorrere in pieno gas, dove il grip meccanico e la stabilità aerodinamica diventano fondamentali.
Il secondo settore è caratterizzato da un tratto veloce e guidato. La curva chiave è la 7 (Scheivlak), affrontata a quasi 300 km/h. Segue una sequenza di curve di media velocità (8-10), dove le monoposto percorrono in terza o quarta marcia a velocità tra 120 e 180 km/h. La curva 9 è il secondo punto più impegnativo per i freni: si passa da 251 a 126 km/h in 85 metri, con decelerazione di 3,9 G e carico sul pedale di 121 kg.
Il terzo settore inizia con la veloce entrata in curva 11 (Hans Ernst Bocht) a circa 300 km/h, dove si frena forte per affrontare la chicane 11-12 in seconda marcia (la velocità qui passa da 285 a 119 km/h in 96 metri) con carico sul pedale di 142 kg. La chicane è cruciale: una percorrenza ottimale permette di lanciare la monoposto sul rettilineo principale con la massima accelerazione. Curve 13 e 14 completano il settore: la curva 13 è più lenta, con elevate forze laterali e verticali sulle gomme, mentre la curva 14 (Arie Luyendykbocht), sopraelevata di 18°, funge da estensione del rettilineo principale. Qui i piloti possono rimanere a pieno gas, sfruttando l’inclinazione della pista per ridurre lo stress sugli pneumatici e creare opportunità di sorpasso alla Tarzanbocht.
Zandvoort è un tracciato relativamente poco severo per l’impianto frenante: su una scala da 1 a 5, Brembo assegna un indice di difficoltà pari a 3. A conferma di ciò, il tempo totale speso dai piloti in frenata durante un giro si aggira intorno al 17%.

Le strategie da adottare a Zandvoort tra pit-stop e gestione delle gomme
La pista di Zandvoort è un mix davvero particolare: ci sono curve veloci ma anche tratti più lenti e tecnici dove contano soprattutto la trazione e il grip meccanico. Per questo i team scelgono un assetto da medio-alto carico aerodinamico, un compromesso che permetta di essere stabili nei curvoni senza perdere troppo nei rettilinei.
Il tracciato olandese comporta anche un'attenta gestione degli pneumatici, soprattutto quelli anteriori, maggiormente interessati dalle curve sopraelevate. Le sollecitazioni laterali e verticali, particolarmente intense nelle curve 3 e 14, combinano stress meccanico e termico sulle gomme, rendendo fondamentale la corretta gestione della temperatura. Il degrado termico è un fattore critico, anche se dipenderà dalle condizioni meteorologiche, molto variabili durante il weekend e nella stessa giornata di gara. La vicinanza al mare introduce ulteriori variabili: il vento può portare sabbia in pista, abbassando il livello di aderenza e rendendo più complicata l’evoluzione del grip tra le sessioni.
Per il GP d’Olanda 2025, Pirelli (che proprio questo weekend a Zandvoort festeggia la 500ª gara in Formula 1), ha deciso di portare mescole leggermente più morbide rispetto allo scorso anno: C2 come Hard, C3 come Medium e C4 come Soft, rispetto alle C1, C2 e C3 del 2024. Una scelta mirata a favorire strategie più aggressive e a due soste, diversamente dalla singola sosta che ha dominato le edizioni recenti, anche se le simulazioni dei team confermano che la strategia a una sosta resta la più veloce, grazie a un pit stop più rapido dopo l’aumento del limite in pit lane da 60 a 80 km/h.
La configurazione del circuito di Zandvoort, con rettilinei brevi e tratti guidati, rende le soste ai box un elemento cruciale nella strategia di gara. Il tempo totale perso entrando e uscendo dai box si aggira generalmente intorno ai 22-24 secondi. Dunque, la strategia dell’undercut può funzionare, ma solo se non si finisce imbottigliati nel traffico.
Una piccola curiosità è data dal composto di asfalto, studiato ad hoc e soprannominato “Flying Dutch”, il quale unito a sistemi di drenaggio avanzati, garantisce ottima aderenza e sicurezza, anche in caso di pioggia.
Il circuito di Zandvoort letto attraverso i numeri: le statistiche e i record del tracciato olandese
Oltre ad essere uno dei tracciati più complicati dell'intero calendario, Zandvoort nei vari anni di presenza ha regalato alla storia di questo sport pagine indelebili da scalfire. Ecco quali i sono i numeri più importanti da conoscere:
- Piloti con più vittorie: Jim Clark guida questa speciale classifica con 4 vittorie conquistate a Zandvoort. Dietro di lui troviamo nomi leggendari come Jackie Stewart, Niki Lauda e Max Verstappen (3).
- Scuderie più vincenti: Ferrari, che qui ha ottenuto 8 successi, di poco staccata troviamo poi Lotus (6). Più indietro McLaren (4) e Red Bull (3).
- Pole position: René Arnoux e Max Verstappen sono appaiati a quota 3 pole position conquistate a Zandvoort, dietro di loro delle icone del motorsport come Alberto Ascari, Graham Hill, Jochen Rindt, Niki Lauda (2).
- Piloti con più podi conquistati: Jim Clark e Niki Lauda (6), Jackie Stewart (5), Jack Brabham, Clay Regazzoni e Max Verstappen (4).
- Piloti con più giri percorsi in gara: Graham Hill (1049), Jack Brabham (782), John Surtees (722), Jo Bonnier (662), Jackie Stewart (616).
- Giro record in gara: 1'11"097 firmato da Lewis Hamilton nel 2021 con la Mercedes
- Giro record in qualifica: 1'08"885 siglato da Max Verstappen nel 2021
Il tracciato olandese ha un posto speciale nella storia della Formula 1, perché qui molti piloti hanno assaporato per la prima volta il gusto di salire sul gradino più alto del podio, come Alberto Ascari nel 1952, imponendosi con la sua Ferrari. Il 1975 vide James Hunt conquistare la sua prima vittoria. Ma il tracciato ha visto anche addii memorabili: nel 1985, Niki Lauda registrò la sua ultima vittoria in carriera, chiudendo un capitolo storico della Formula 1.