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31 Maggio 2025
8:00

Il colpo di Qusay Hussein: la più grande rapina della storia o un atto legittimo?

Nel 2003, alla vigilia dell’invasione dell’Iraq da parte degli USA, Qusay Hussein prelevò un miliardo di dollari dalla Banca centrale irachena su ordine del padre Saddam. Due terzi del denaro furono recuperati, ma 350 milioni sparirono. Rapina o legittimo prelievo? La storia di un colpo da record.

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Il colpo di Qusay Hussein: la più grande rapina della storia o un atto legittimo?
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Il 18 marzo 2003 Saddam Hussein ordinò al figlio Qusay di prelevare dalla banca centrale irachena la somma di un miliardo di dollari in contanti: l’Iraq stava per essere invaso dalle forze armate degli Stati Uniti e il dittatore voleva prendere il denaro prima che i nemici arrivassero. Due terzi dei soldi sono stati ritrovati dagli americani nei mesi seguenti, gli altri 350 milioni sono spariti, sottratti da Qusay Hussein, si tratterebbe di quella che talvolta viene definita "la più grande rapina della storia". Ma è stata davvero una rapina o si trattò di un atto legittimo?

Il contesto: la seconda guerra del Golfo

La “rapina” si colloca nel contesto della Seconda guerra del golfo (nota anche come "guerra in Iraq"). Nel 2003 gli Stati Uniti d’America, insieme al Regno Unito e ad altri alleati, invase l’Iraq che era governato da Saddam Hussein. Non era la prima volta che l’Iraq di Saddam affrontava gli Stati Uniti: nel 1990 il dittatore aveva ordinato di occupare il Kuwait e, di conseguenza, l’Iraq aveva subito l’attacco di una coalizione internazionale a guida americana, che aveva costretto le forze irachene a ritirarsi. Era stata la Prima guerra del golfo, in seguito alla quale Saddam, pur sconfitto, era rimasto al potere. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, gli Stati Uniti decisero di invadere nuovamente il Paese, accusandolo di sostenere il terrorismo e di possedere armi di distruzione di massa.

Elicotteri americani in azione
Elicotteri americani in azione

In realtà, sebbene il governo di Saddam fosse di fatto una dittatura, l’Iraq non aveva alcun collegamento con gli attentati né disponeva di armi di distruzione di massa. La guerra suscitò accese polemiche e fu contestata da una parte significativa dell’opinione pubblica, secondo la quale il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, l'avrebbe scatenata solo per appropriarsi del petrolio iracheno. Le proteste però non fermarono Bush e il mattino del 20 marzo 2003 le operazioni militari ebbero inizio.

Come avvenne la “rapina”

La “rapina” ebbe luogo la sera del 18 marzo, quando già si profilava l’attacco americano. Qusay Hussein, figlio e stretto collaboratore di Saddam, si presentò alla Banca centrale irachena, a Baghdad, con un biglietto manoscritto del padre. Il biglietto conteneva l’ordine di ritirare un miliardo di dollari in contanti, pari a circa un quarto delle riserve del Paese. L’operazione di prelievo del denaro avvenne sotto gli occhi di Qusay e di altri funzionari politici. Il denaro fu caricato su tre camion e portato in una destinazione non nota.

Qusay Hussein
Qusay Hussein

Circa 650 milioni furono recuperati nelle settimane successive dalle forze armate americane, che nel frattempo avevano invaso l’Iraq e costretto Saddam a fuggire da Baghdad. Il denaro era nascosto in un palazzo usato da Uday Hussein, un altro figlio del dittatore. Gli altri 350 milioni non sono mai stati ritrovati, di certo, però, non sono stati usati da Saddam o dai suoi figli: Qusay e Uday furono uccisi in un raid aereo il 22 luglio 2003; Saddam fu catturato nel successivo mese di dicembre, sottoposto a processo e giustiziato nel 2006.

Ma fu davvero una rapina?

Talvolta il prelievo effettuato da Qusay è considerato la “più grande rapina della storia”, giacché in nessun altro caso è stato sottratta una cifra così elevata di denaro contante. In rete circolano molte pagine che sostengo questa tesi. Tuttavia, il prelievo di denaro fatto da Qusay Hussein non fu una rapina nel senso classico del termine: niente banditi con passamontagna e pistola, ma un funzionario governativo con un ordine scritto del presidente. Saddam era infatti il capo legittimo del governo iracheno, dotato di poteri pressoché assoluti, e poteva disporre del denaro custodito dalla Banca centrale.

La sede della banca a giugno 2003, dopo l'attacco americano
La sede della banca a giugno 2003, dopo l’attacco americano

Inoltre, non è noto lo scopo per il quale aveva prelevato i soldi e non è certo che intendesse appropriarsene: secondo gli americani, intendeva fuggire all’estero e portare con sé il denaro, ma, secondo un’altra teoria, voleva usarlo per finanziare la resistenza contro l’invasione. In ogni caso, un terzo dei soldi è sparito e nessuno sa che fine abbia fatto.

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