I curdi (کورد, “Kurd” in lingua curda) sono un popolo mediorientale di origine iranica che vive soprattutto sulle montagne di una vasta area del Medio Oriente (che da loro prende il nome di “Kurdistan”) attualmente divisa tra 5 Stati: Turchia, Iran, Iraq, Siria e Armenia, che si estende a nord e nord-est rispetto alla Mesopotamia. Diverse comunità si trovano però anche al di fuori delle loro terre d'origine, per esempio nel Caucaso. Inoltre, negli ultimi decenni i curdi costituiscono un'importante comunità di diaspora, specialmente nell'Europa Occidentale (Francia, Germania, Svezia, Paesi Bassi). Le loro rivendicazioni indipendentistiche o anche solo di autonomia culturale e linguistica sono sempre state represse con grande durezza da tutti i Paesi che hanno ereditato ciascuno una percentuale del territorio del “Grande Kurdistan” durante il processo di spartizione del Medio Oriente, in seguito della Prima Guerra Mondiale.
Le origini, la storia antica e la cultura dei curdi
Ancora oggi non è al 100% chiara quale sia l'origine dei curdi, anche se gli studi riconducono la lingua curda alla branca indo-iranica della famiglia delle lingue indoeuropee. Non si è nemmeno sicuri che siano i discendenti degli antichi “carduchi” menzionati da Senofonte nella sua Anabasi. Quel che è certo è che essi vennero menzionati con sempre maggior frequenza nelle cronache mediorientali a partire dal periodo delle grandi conquiste islamiche e della successiva conversione all'Islam sunnita.
Non vi è certezza assoluta nemmeno su quale fosse la loro religione nel periodo pre-islamico anche se vi sono forti evidenze che essa assomigliasse a quella degli yazidi, tanto da far persino avanzare l'ipotesi che questi ultimi (che pure parlano i dialetti curdi) altro non siano, dal punto di vista religioso-culturale, che un “fossile vivente” di ciò che era il popolo curdo nella sua fase storica pre-islamica.
Rivolte, repressioni e genocidi dei curdi nell'ultimo secolo
La fase più importante della storia dei curdi è senza dubbio iniziata nel XX secolo, con lo sgretolamento dell'Impero Ottomano e la frammentazione del cosiddetto “Grande Kurdistan” (una nazione mai nata) in quattro entità separate che hanno preso diverse strade di sviluppo. Tuttavia, proprio in questo periodo cominciarono a fiorire tra i loro territori una serie di movimenti politici e militanti che, candidandosi a portabandiera delle istanze autonomiste e indipendentiste, finirono inevitabilmente per attirare la spietata repressione da parte delle autorità statali ora dell'uno ora dell'altro Paese. L'estrema frammentazione della popolazione curda non ha poi aiutato l'opera tutt'altro che facile di costruire una narrazione nazionalista unificante.
Sono state almeno una ventina le grandi rivolte curde che hanno insanguinato il Medio Oriente e che hanno interessato in tempi diversi tutti e quattro i Paesi che ospitano una numerosa popolazione curda. Probabilmente la più famosa di tutte fu la campagna di Anfal, tra il febbraio e il settembre del 1988, nell'ultima fase della Guerra Iran-Iraq. In quella occasione il regime iracheno di Saddam Hussein non esitò ad adoperare contro le popolazioni curde la tattica della “terra bruciata” autorizzando persino l'uso delle armi chimiche, come testimoniato dal massacro di Halabja, avvenuto il 16 marzo del 1988, che mieté tra le 3.200 e le 5.000 vittime. Si tratta di uno dei peggiori crimini contro l'umanità del secondo dopoguerra.
I curdi oggi e le prospettive per il futuro
Non è chiaro quanti curdi ci siano oggi al mondo dato che i Paesi che li ospitano, per ragioni politiche, tendono a non raccogliere i dati demografici relativi ai singoli gruppi etnici. Per questa ragione vi sono stime caratterizzate da enormi oscillazioni (da un minimo di 30 ad un massimo di 50 milioni, anche se probabilmente la realtà sta nel mezzo).
Lo status politico e di autonomia culturale dei curdi varia sensibilmente a seconda che si prendano in esame le comunità residenti in questo o quel Paese. In ogni caso, è opinione largamente diffusa che, attualmente, sia la Turchia il Paese dove la condizioni dei curdi è più incerta. Il Paese fondato da Mustafa Kemal Atatürk è infatti quello che ospita la comunità curda più numerosa (tra i 15 e i 20 milioni), ma è anche quello che ha tentato nella maniera più aggressiva di snazionalizzarli e assimilarli. La ragione per la quale le autorità di Ankara non si sono mai fatte scrupolo d utilizzare la mano pesante nei confronti dei curdi risiede nella loro forza demografica che li rende un attore ineludibile dei giochi politici interni della Repubblica.
Ad oggi, le prospettive per la nascita di un Kurdistan indipendente sono praticamente inesistenti. Anche se nel corso degli ultimi cento anni le condizioni complessive delle genti curde sono migliorate, permane infatti comunque il netto rifiuto da parte delle autorità iraniane, irachene, siriane e, soprattutto, turche, di prendere anche solamente in considerazione la possibilità che una parte o tutto il “Grande Kurdistan” possa staccarsi e diventare uno stato indipendente. Inoltre, anche se tale evenienza dovesse miracolosamente materializzarsi, essendo un territorio privo di sbocco al mare, rischierebbe di essere condannato a un certo grado di marginalizzazione.
Si aggiunga infine che, anche all'interno del popolo curdo, esistono oggi numerose differenze culturali, politiche e religiose che a volte portano gruppi diversi a scontrasi anche violentemente. Insomma, il "Grande Kurdistan" probabilmente, rimarrà una nazione sognata su carta.