

Nel quarto episodio della serie "Toxic", la serie di Geopop che dà voce a chi ha vissuto in prima persona l'abuso di sostanze e la dipendenza da droghe, abbiamo avuto il piacere di parlare con Tiziana, una ragazza di 31 anni che oggi fa il corriere e la tatuatrice. La sua storia ci insegna come la paura di essere feriti possa portare alla costruzione di una corazza aggressiva e all'uso di sostanze non tanto per dipendenza – cocaina e crack nel suo caso, ma per interpretare un ruolo e difendersi dal mondo. Con le testimonianze come quella di Tiziana, Maurizio, Gianluca e Ivana, cerchiamo di capire che la droga è spesso solo la punta dell'iceberg di un malessere più profondo, fatto di fragilità e insicurezza.
La storia di Tiziana parte da lontano, da un profondo senso di inadeguatezza nato già alle elementari. Dopo aver cambiato scuola e paese, si è sempre sentita "l'ultima arrivata", una sensazione che l'ha spinta a cercare una via per distinguersi. «Ho sempre avuto questa voglia di essere fuori dalle righe», racconta. Nonostante una famiglia presente e amorevole, Tiziana ha scelto deliberatamente di diventare la "pecora nera", cercando la compagnia di persone più grandi e dall'aria "sbagliata", che vedeva come idoli. Questa scelta, però, non nasceva da una vera attrazione per quel mondo, ma da un bisogno di protezione, per cercare di non aver paura e avere una sorta di corazza. Questa paura si traduceva in aggressività estrema, in quegli anni la violenza per Tiziana era un modo per anticipare il dolore, attaccando prima di poter essere attaccata.
Dietro l'immagine della ragazza dura si nascondeva una profonda contraddizione: a una facciata da «Dio sceso in terra» corrispondeva un'autostima bassissima. L'aggressività era quindi una maschera per nascondere la sua vulnerabilità, e le sostanze diventarono lo strumento per consolidare questo personaggio. L'incontro con le droghe (cannabis, cocaina, ecstasy) è avvenuto a 13 anni, ma per Tiziana non era una fuga dalla realtà, quanto una "dipendenza dall'immagine" che voleva proiettare. La prova arrivò quando, fidanzata con un ragazzo che non faceva uso di droghe, smise tutto per due anni senza alcuna difficoltà.
La fine di quella relazione ebbe come conseguenza l'inizio di una fase più buia. Ricominciò con la cocaina e passò rapidamente al crack, finendo in un isolamento totale e arrivando a pesare 48 chili. La spirale si interruppe con un incidente d'auto, che spinse i suoi genitori a darle un ultimatum: la comunità di San Patrignano o fuori di casa.nDopo una settimana da sola, Tiziana capì di aver toccato il fondo e accettò l'aiuto.
Il percorso in comunità, durato tre anni e mezzo, non ha cambiato il suo carattere, ma le ha insegnato a gestire l'insicurezza senza aggressività e ad accettare le proprie fragilità. Alla domanda su cosa direbbe alla se stessa tredicenne, Tiziana risponde senza esitazione:
Di non sentirsi mai giudicata, perché tanto tutti ti giudicano sempre. Devi essere te stessa, senza paura di essere brutta, bella, antipatica, simpatica, perché tanto ci saranno persone che ti vedono bella e ci saranno persone che ti vedono brutta. Non piacerai mai a tutti.
La sua storia è un potente promemoria sull'importanza di ascoltare, non solo i consigli di chi ci vuole bene, ma soprattutto se stessi. Accettare l'aiuto non è un segno di debolezza, ma il primo passo per uscire da situazioni critiche e smettere di "buttar via il tempo", per iniziare finalmente a crescere.