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La tragedia del batiscafo Titan imploso nell'Oceano Atlantico a una profondità di circa 3800 metri continua a rimanere impressa anche a due anni di distanza dal disastro, in cui morirono tutte le 5 persone a bordo, tra cui Stockton Rush, CEO dell'azienda costruttrice Ocean Gate nonché pilota del batiscafo Titan. Ma si poteva evitare il disastro o fu una fatalità incontrollabile? Stabilirlo è molto difficile; qui ci limitiamo a elencare quelli che potremmo considerare i principali errori compiuti da Ocean Gate, dalle scelte di progettazione dubbie alle mancate certificazioni passando per la sottostima dei dubbi da parte degli esperti.
1. Dai materiali alla progettazione del batiscafo
Dal punto di vista tecnico, il batiscafo Titan era costituito da due cupole di titanio unite da un cilindro di fibra di carbonio spesso cinque pollici. Questo materiale presenta grandi vantaggi, come una grande leggerezza a fronte di una spesa piuttosto contenuta. Allo stesso tempo però ha qualità tecniche inadatte per sopportare cicli ripetuti cicli di immersioni in ambienti dalla profondità così elevata, soprattutto per quanto riguarda la resistenza alla compressione. Proprio per questo motivo i batiscafi vengono solitamente realizzati integralmente con materiali più resistenti, come ad esempio acciaio o titanio. Inoltre anche la forma è inusuale: una sfera infatti permette di distribuire meglio i carichi legati alla pressione idrostatica, mentre il cilindro è molto più soggetto a deformarsi in contesti del genere.
Ma nessuno ha mai deciso di intervenire?
2. Ignorare i dubbi degli esperti
In realtà nel corso del tempo qualcuno ha provato ad avvisare Ocean Gate del rischio che i passeggeri del Titan stavano correndo. Uno di questi fu David Lochridge, ex-direttore delle operazioni, che sollevò la sua preoccupazione in merito al possibile fallimento dello scafo a causa di un aumento della pressione ripetuto nel tempo. Inoltre sempre lui informò l'azienda di come il sistema di rilevamento precoce era di fatto inutile, visto che avrebbe avvisato di un disastro solo pochi millisecondi prima. Le sue paure vennero riportate ai piani alti – incluso Rush in persona – il quale decise di licenziarlo, accusandolo di aver riportato il falso nei suoi report e di aver rivelato segreti industriali ai competitor.
Discorso simile anche per Rob McCallum, consulente per Ocean Gate che lasciò l'azienda nel 2009 in seguito a grandi preoccupazioni in merito alla produzione troppo frettolosa del mezzo.
3. Le mancate certificazioni da parte di enti esterni
Solitamente mezzi di questo tipo vengono sottoposti a rigidi controlli di enti esterni, così da garantirne le performance e la sicurezza secondo standard internazionali. Stando a quanto emerso negli ultimi anni, il Titan non fu mai parte di questo processo di verifica. Lo scrisse anche David Pogue, giornalista salito a bordo del Titan nel 2022 e che dichiarò di aver finrmato un modulo nel quale era presente la seguente dicitura:
Questa nave sperimentale non è stata approvata o certificata da alcun organismo di regolamentazione.
Questa scelta, per quanto controversa, fu motivata dalla stessa Ocean Gate in più occasioni, dicendo che controlli così stringenti soffocavano l'innovazione, e che la maggior parte degli incidenti marittimi non è legata a errori tecnici ma ad errori umani. Come la storia ci ha mostrato, però, senza le opportune caratteristiche tecniche anche un mezzo apparentemente sicuro può trasformarsi in una trappola mortale.