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La strage di Piazza della Loggia avvenne nell’ambito della "strategia della tensione", pensata negli anni ‘70 da movimenti di estrema destra. Si trattava del tentativo di rovesciare il governo democratico, facendolo apparire debole, per instaurare una dittatura di matrice fascista. La strage avvenuta in Piazza della Loggia, a Brescia, il 28 maggio 1974, fu uno degli eventi più sanguinosi della strategia: i terroristi del movimento neofascista Ordine Nuovo collocarono una bomba in un cestino di rifiuti e la fecero esplodere durante una manifestazione convocata proprio per protestare contro il terrorismo. Persero la vita nove persone. L’iter processuale, dopo tentativi di depistaggio e coperture offerte ai colpevoli, si è concluso solo nel 2017 e ha accertato solo in parte la verità. La democrazia, però, è sopravvissuta ai tentativi di eversione.
"La strategia della tensione"
"La strategia della tensione" fu l’insieme di attentati di matrice neofascista realizzati in Italia tra la fine degli anni ‘60 e i primi anni '80, avvenuti contemporaneamente a fenomeni di terrorismo di estrema sinistra.

Lo scopo della strategia era creare tensione così da far apparire il governo democratico incapace di tutelare l’ordine e favorire, in tal modo, l’instaurazione di una dittatura fascista. Gli attentati godevano del sostegno di alcuni settori dei servizi segreti e di altri apparati dello Stato; gli eventi più gravi furono i seguenti:
- la strage di Piazza Fontana, cioè l’esplosione di una bomba alla Banca nazionale dell’agricoltura di Milano, avvenuta il 12 dicembre 1969, con la morte di 17 persone;
- la strage di Gioia Tauro, avvenuta il 22 luglio 1970, quando una bomba esplose sui binari al passaggio del treno Siracusa-Torino, uccidendo 6 persone;
- la strage di Piazza della Loggia a Brescia del 1974, con la morte di 9 persone;
- la strage del treno Italicus, cioè l’esplosione di un ordigno su un vagone del treno Roma-Brennero, in una galleria in provincia di Bologna, il 4 agosto 1974, con 12 vittime;
- la strage di Bologna del 2 agosto 1980, quando una bomba esplose alla stazione provocando 85 vittime: fu il massacro più grave avvenuto in Italia dopo la Seconda guerra mondiale;
- la strage del Rapido 904, avvenuta il 23 dicembre 1984 nella stessa zona della strage dell’Italicus, con la morte di 17 persone.
Nello stesso periodo, gruppi di estrema destra organizzarono diversi tentativi di colpo di Stato, la democrazia, però, si rivelò più forte del fascismo e nessun tentativo andò a in porto.
Gli antefatti della strage di Piazza della Loggia
Nel 1974 a Brescia la tensione politica e sociale era particolarmente elevata. Nei primi mesi dell’anno i neofascisti collocarono diverse bombe, tra le quali una in un supermercato della Coop, una presso la sede del Partito socialista, una in una macelleria. Gli attentati non provocarono vittime, ma suscitarono preoccupazione nell’opinione pubblica e le forze politiche democratiche. Il 12 maggio, inoltre, in Italia si tenne il referendum sul divorzio: il 60% degli italiani votò a favore della misura, spaventando le forze di destra. Pochi giorni dopo a Brescia il neofascista Silvio Ferrari restò ucciso per lo scoppio accidentale di una bomba che voleva collocare presso la sede della Cisl (il sindacato vicino alla Democrazia cristiana).

Dopo questo evento, i partiti democratici e i sindacati, stanchi del terrorismo, convocarono una grande manifestazione antifascista. Avrebbero partecipato le principali forze politiche di sinistra e di centro.
L’esplosione in Piazza della Loggia
La manifestazione iniziò alle ore 10,00 del 28 maggio in Piazza della Loggia, la piazza principale di Brescia. Si radunarono migliaia di persone: alle 10 e 12 minuti, mentre un sindacalista della Cisl, Franco Castrezzati, stava parlando dal palco, esplose una bomba collocata in un cestino dei rifiuti. Restarono uccise sul colpo sei persone; altre tre morirono successivamente per le ferite. I feriti furono 104, alcuni dei quali subirono lesioni permanenti. Ai funerali, tenuti tre giorni dopo nella medesima Piazza della Loggia, parteciparono circa 500.000 persone, che vollero mostrare il loro sdegno contro gli attentati. Alcuni partecipanti contestarono il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, che era stato eletto anche grazie ai voti del Movimento sociale, il partito di estrema destra.
I responsabili e le coperture
Dopo la strage, apparve chiaro sin da subito che l’attentato avesse matrice neofascista, tuttavia, la copertura garantita ai colpevoli da alcuni apparati dello Stato fece sì che le prime indagini non producessero a risultati concreti. Basti pensare che due ore dopo l’esplosione i pompieri ripulirono Piazza della Loggia con gli idranti, cancellando tutti i possibili indizi. Secondo la versione ufficiale, la pulizia fu fatta perché la vista del sangue disturbava i cittadini, ma esiste il forte sospetto che la piazza sia stata ripulita per ostacolare le indagini.

Tuttavia, con il passare degli anni, la verità è venuta a galla, almeno in parte: l’iter giudiziario, dopo vari processi conclusi con assoluzioni, è terminato nel 2017, più di 40 anni dopo i fatti. Si è accertato che mandante della strage fu il terrorista di destra Carlo Maria Maggi, uno dei membri dell’organizzazione eversiva Ordine Nuovo. Altri neofascisti sono stati condannati come esecutori materiali. Non sono mai state accertate fino in fondo le coperture offerte da apparati dello Stato.