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18 Dicembre 2023
15:21

La strage all’aeroporto di Fiumicino del 1973, 50 anni dall’«attentato dimenticato»

Il 17 dicembre 1973, avvenne il primo attentato terroristico a un aeroporto italiano, quello di Fiumicino. Le vittime furono 32, tra cui una bimba di 9 anni. A distanza di 50 anni sono ancora molte le ombre su questa strage “dimenticata”.

A cura di Roberto Manzo
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La strage all’aeroporto di Fiumicino del 1973, 50 anni dall’«attentato dimenticato»
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Una delle poche foto dell’attentato al Boeing 707 della Pan AM. Credits: Emilio Corona, via Wikimedia Commons.

Il 17 dicembre 1973 ci fu un sanguinoso attacco terroristico dentro e sulle piste dell'Aeroporto di Fiumicino, trovando impreparate le forze dell'ordine e dove, per tali azioni, i cinque attentatori di origine palestinese rimasero impuniti. L'attentato, il primo in un aeroporto italiano, rimane ancora oggi, dopo 50 anni, avvolto da un mistero sia per le modalità che per le reali motivazioni che spinsero i terroristi a uccidere 32 persone. Oggi viene definito l'attentato dimenticato, in quanto nel corso dei decenni su è caduto il silenzio su questo drammatico evento italiano.

L'aeroporto di Fiumicino

Aperto ufficialmente il 15 gennaio 1961, l'Aeroporto Internazionale “Leonardo da Vinci” di Roma-Fiumicino fu progettato e costruito per decongestionare lo storico aeroporto di Campino, troppo piccolo per affrontare il cospicuo aumento del traffico aero di quegli anni e per accogliere i servizi a contorno dei voli intercontinentali.

Costruito nel comune di Fiumicino, nei pressi della foce del Tevere, l'aeroporto è diventato nel corso degli anni il più importate aeroporto italiano e uno dei principali d'Europa, base di molte compagnie e hub prima di Alitalia e oggi di Ita Airways.

Realizzato da tre piste incrociate (di cui due di 3900 metri), oggi è in grado di accogliere gli aerei più grandi del mondo, tra cui l'Airbus A380.

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Mappa dell’aeroporto di Fiumicino.

La dinamica dell'attentato all'aeroporto di Fiumicino

Il 17 dicembre 1973 cinque uomini di origine palestinese atterrarono all'aeroporto internazionale di Roma-Fiumicino con aereo proveniente dalla Spagna. Alle 12:51, mentre erano in transito nel terminal dello scalo, i terroristi estrassero armi automatiche ed esplosivi iniziando a sparare sulla folla dirigendosi verso le piste. In questa azione morirono due passeggeri. Le persone, in preda al panico, si dileguarono e gli attentatori riuscirono a raggiungere le piste incontrastati.

Raggiunto il Volo 110 della Pan AM operato da un Boeing 707, i terroristi lanciarono all'interno dell'aereo pieno di passeggeri degli esplosivi, rendendo inutile il disperato tentativo del personale di volo di chiudere le porte. Ma fu solo grazie al personale di volo della Pan AM che, aprendo le uscite di emergenza sulle ali del grosso aereo, molte persone riuscirono a salvarsi evacuando dall'aereo.

Le vittime in totale furono 32, tra cui 4 italiani compresa una bambina di 9 anni. L'azione fu fulminea e del tutto incontrastata dalle Forze dell'Ordine Italiane, totalmente inadeguate per numeri e preparazione agli attacchi terroristici. In quel periodo, infatti, le forze di Polizia a difesa dello scalo aeroportuale erano composte da circa 120 agenti tra carabinieri, finanzieri e poliziotti. Il primo a intervenire, in contrasto degli attentatori, fu il ventenne finanziere molisano Antonio Zara (medaglia d'oro a valor militare postuma) che fu freddato alle spalle dal commando.

Le domande ancora irrisolte

Tutt'oggi ancora non è chiaro perché scelsero proprio il volo della Pan AM per il loro attacco, come non è chiaro il perché, pur avendo altri aeri disponibili nelle vicinanze, scelsero di muoversi sulla pista verso il volo della Lufthansa, un Boeing 737 che era in attesa di decollare per Monaco di Baviera, sequestrandolo e usandolo per la loro fuga. L'aereo tedesco con a bordo i terroristi, l'equipaggio e alcuni ostaggi, iniziò a rullare inseguito dalle camionette di carabinieri e finanzieri, i quali interruppero l'inseguimento a seguito la minaccia dei terroristi di uccidere degli ostaggi e lasciandolo libero di decollare nei cieli italiani.

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L’aeroporto di Fiumicino. Credits: Carlo Dani, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons.

I terroristi dopo l'attentato

Una volta in volo i terroristi si diressero ed atterrarono ad Atene, dove, dopo aver giustiziato un ostaggio italiano presente sull'aereo, chiesero la liberazione di due militanti della OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Gli stessi militanti si rifiutarono di andare con i terroristi. Ripresero quota e, dopo aver ricevuto il rifiuto all'autorizzazione all'atterraggio da parte del Libano e Cipro, dopo una breve sosta in Siria gli attentatori fecero atterrare l'aereo a Kuwait City, dove gli ostaggi furono liberati e gli attentatori tratti in arresto.

Le autorità italiane chiesero l'estradizione degli attentatori al Kuwait, il quale rifiutò non essendoci accordi su tale procedura tra i due Stati. L'Italia non insistette e fece prevalere le proprie ragioni in nome della cosiddetta “ragion di Stato”.

In seguito ad accordi internazionali, i cinque attentatori furono processati in Egitto dove rimasero in carcere fino al novembre del 1974, quando furono liberati e fecero perdere le proprie tracce per sempre.

A seguito questo attacco le Forze di Polizia Italiane adeguarono la sorveglianza per prevenire in futuro quanto successo, venendo colpite, nuovamente all'aeroporto di Fiumicino nel dicembre 1985.

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