
Dal punto di vista biochimico l’alcol (più propriamente l'etanolo) che consumiamo nelle bevande alcoliche è una sostanza psicoattiva e di conseguenza è una droga a tutti gli effetti. Non solo: tra le droghe è quella che causa più morti in assoluto nel mondo: 2,6 milioni di decessi annui sono attribuibili al consumo di alcol. Non perché sia la droga più tossica, ma perché è una sostanza legale, ampiamente consumata e cancerogena (classificata come cancerogena di tipo 1 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro).
Le statistiche OMS sulle vittime dell'alcol
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo sono circa 2,5 miliardi le persone che fanno uso di alcol. Il suo consumo aumenta il rischio di contrarre alcune tipologie di cancro, ma aumenta anche il rischio di malattie cardiovascolari e dell'apparato digerente. Un esempio: nel 2019 sono stati attribuiti 2,6 milioni di decessi al consumo di alcol: di cui 410.000 dovuti al cancro, 474.000 a patologie cardiovascolari, 578.000 da malattie dell’apparato digerente, 724.000 a incidenti stradali e violenze facilitate proprio dal consumo di alcol e 284.000 a malattie trasmissibili come HIV (l'alcol aumenta il rischio di avere rapporti non protetti) o tubercolosi (l'alcol compromette alcune risposte immunitarie).
Perché non consideriamo l'alcol così dannoso: il “paradosso francese”
Nonostante il suo enorme impatto sanitario e sociale, il consumo di alcol è socialmente normalizzato e in certi contesti addirittura incentivato. Insomma, sebbene sia una sostanza tossica e cancerogena, il suo consumo non è percepito come particolarmente dannoso.
L'idea nasce in Francia negli anni '80. Alcuni ricercatori notarono che, nonostante una dieta ricca di grassi saturi, l'incidenza di malattie coronariche era inferiore rispetto ad altri Paesi. Una delle ipotesi per risolvere questo cosiddetto “paradosso francese” invocava il consumo – relativamente regolare in Francia – di vino rosso durante i pasti. In particolare, si riteneva che i polifenoli presenti nel vino potessero ridurre il rischio di infarti e ictus.
Nonostante fosse una congettura non validata dalla comunità scientifica, si diffuse ovunque la bufala che “il vino fa bene al cuore”. Veniva considerato come una bevanda benefica e alcuni medici la consigliavano. Studi successivi, però, smentirono nettamente questa idea: era il complesso della cucina francese, così come lo stile di vita dei cugini d'oltralpe, a proteggerli dalle malattie coronariche, non il vino.
L'idea che il vino non sia dannoso per la salute però è rimasta. Eppure l’OMS si è espressa chiaramente: nessun livello di consumo di alcol è sicuro per la nostra salute, esattamente come il fumo di sigaretta.
Carina Ferreira-Borges, responsabile dei programmi per alcol, droghe illecite e salute in carcere dell’OMS, non lasciano dubbi, chiarisce il concetto:
Non possiamo parlare di un cosiddetto livello sicuro di consumo di alcol. Non importa quanto si beve: il rischio per la salute del bevitore inizia dalla prima goccia di qualsiasi bevanda alcolica. L'unica cosa che possiamo dire con certezza è che più si beve, più è dannoso – o, in altre parole, meno si beve, più è sicuro.
Insomma, anche poco alcol non fa bene: la dose sicura è zero.