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Credits: Marc Vaux,
Calder Foundation, New York
Il 22 luglio di 128 anni fa nasceva Alexander Calder, l'artista ingegnere che rese famosa in tutto il mondo l'Arte Cinetica, ossia l'arte in movimento. Questa corrente d'arte, nata dopo la Seconda Guerra Mondiale con il declino dell'astrazione geometrica, aveva un approccio dinamico e interattivo, servendosi della meccanica per realizzare opere in movimento.
L'obiettivo era quello di creare opere che coinvolgessero percettivamente e visivamente lo spettatore, che nell'osservarle avrebbe percepito di far parte di un'esperienza visiva immersiva. Un mix di arte e ingegneria che talvolta viene dimenticato dai libri scolastici di storia dell'arte, ma che merita di essere ricordato. E che cosa c'è di più rappresentativo dell'arte cinetica se non le opere mobiles di Calder?
Che cos'è l'arte cinetica
Le radici dell'arte cinetica affondano nel Futurismo, nel Dadaismo, nel Costruttivismo, e nella Bauhaus, ma gli artisti cinetici puntarono a fare un balzo in più, liberando le opere dalle cornici e dai piedistalli e "gettandole" nel mondo degli esseri umani. L‘arte cinetica ha infatti come oggetto principale le opere plastiche (3D o 2D) in movimento (opere cinetiche), concepite in modo tale che attraverso i cambiamenti dell'aria o del vento si muovono, e spostandosi nello spazio offrono allo spettatore nuovi punti di vista. Grazie a questo dinamismo l'opera è libera dalle costrizioni e può essere osservata in più modi, diventando una creazione a tuttotondo. Questi oggetti possono essere dei congegni meccanici che producono un movimento ciclico programmato dall'artista, oppure danno vita a un movimento libero che genera forme imprevedibili a priori.
L'intento degli artisti di questa corrente era quello di superare la concezione dell'arte come mera forma di espressione osservata in maniera passiva, ma di coinvolgere gli spettatori nella propria opera sia visivamente (osservando le opere da più punti di vista) che psicologicamente.
Ma l'arte cinetica non fu subito vista come movimento d’avanguardia. Per quello gli artisti hanno dovuto attendere fino al 1955, anno in cui a Parigi si tenne la mostra Le Mouvemente, il cui tema centrale fu proprio il movimento, e che mise sotto gli occhi di tutti le opere di celebri artisti come Calder, Duchamp e altri contemporanei europei e internazionali. Fu lì che avvenne la svolta: quella mostra evidenziò sia le loro ricerche e gli esperimenti nel campo delle illusioni ottiche, sia quelle del puro movimento.
Cinque anni dopo, a Zurigo, quest'arte "prendeva forma" e riconoscibilità col nome con cui la conosciamo oggi grazie alla mostra Kinetische Kunst (in tedesco "arte cinetica"), e per tutti gli anni Sessanta divenne celebre in Europa e in America grazie a una serie di mostre.
Il viaggio di Calder verso l'arte in movimento
Calder nacque in una famiglia artistica, e visse ogni giorno della sua infanzia e dell'adolescenza a contatto con l'arte. I suoi genitori, però, speravano "che si trovasse un lavoro serio e che gli desse da mangiare", e gli consigliarono di intraprendere degli studi che gli garantissero un futuro. Alexander optò per ingegneria meccanica, che gli sembrava quanto di più vicino ci fosse all'arte.
Dopo la laurea lavorò per un breve periodo come ingegnere idraulico, ma era profondamente insoddisfatto, perché sentiva che il suo estro creativo era intrappolato. Per guadagnare soldi decise di accettare lavoro come fuochista su una nave, e mentre era in viaggio da San Francisco a New York, vide il sole sorgere vicino alle coste del Guatemala, proprio mentre dall'altro lato la luna stava scomparendo:
Era mattino presto e il mare era calmo al largo del Guatemala, quando sopra il mio giaciglio vidi l'inizio di una fiammeggiante alba da una parte e la luna che pareva una moneta d'argento dall'altra.
Questa visione lasciò un segno profondo nella sua mente, e anni dopo realizzò il "Red Mobile", una delle sue opere più famose. I mobiles, costruzioni mobili in filo, parti metalliche e altri materiali in movimento, sarebbero presto diventati il segno di riconoscimento dell'artista.

Ad ogni modo, una volta sbarcato a Filadelfia il giovane Calder trovò lavoro in una segheria, e anche questa breve parentesi di vita influenzò il suo futuro: fu proprio lì che decise di tornare a New York e diventare un artista.
L'arte cinetica da un'altra prospettiva: i "mobiles" di Calder
Ben presto Calder si trasferì a Parigi, dove nel 1926 diede vita a un progetto che molto richiesto in città, il "Cirque Calder", un piccolo teatro portatile interamente realizzato con le sue mani: dai minuscoli artisti agli animali, e persino gli oggetti di scena. Tutte le figure erano realizzate con filo metallico, pelle e stoffa, e venivano manipolate manualmente da Calder, che era il direttore di quel movimentato palcoscenico che stava tutto in un baule.

A furia di spettacoli, in molti angoli della capitale francese Calder conobbe molti artisti dell'epoca che influenzarono il suo modo di vedere l'arte. Iniziò quindi i suoi primi lavori di arte cinetica realizzando gli "stabiles", configurazioni geometriche astratte realizzate con pezzi di metallo, corda e legno posizionate a terra, ma ben presto maturò in lui l'idea che l'arte non doveva più essere ancorata a terra, ma fluttuare o quasi. E così nella sua mente presero forma i già sopracitati mobiles (che come dice il nome erano mobili), simbolo cardine dell'arte cinetica calderiana. Quelle meravigliose strutture colorate che pendevano dai soffitti finalmente liberavano la pittura e le forme nello spazio e le trasportavano nella quarta dimensione, quella della realtà.

Inizialmente i mobiles si spostavano nell'aria in maniera programmata (grazie a dei motori e dei precisi calcoli che consentivano la variazione di forma e colore delle sequenze figurali, secondo un certo ordine temporale) dall'artista, ma in un secondo momento – quando Calder venne in contatto con il Surrealismo – iniziarono ad esser libere, ondeggiando nell'aria. Muovendosi in più direzioni e avendo un "equilibrio instabile", questo tipo di mobile dava vita a un'opera che poteva sempre cambiare, anche solo impercettibilmente, e che era (ed è) fonte di infiniti punti di osservazione.
Affascinato dalla bellezza della natura, le forme dei mobiles di Calder erano sempre più simili a delicate creature marine, fiori ondeggianti sugli steli, piccoli ramoscelli di foglie danzanti mossi dal vento.
Il famoso filosofo Paul Sartre fu talmente colpito da questa geniale invenzione che ne scrisse un saggio, in cui le definì così:
I mobiles non significano nient'altro che se stessi; essi “sono”, ecco tutto; essi sono degli assoluti, sono perfetti così come sono.
I mobiles di Calder, che negli anni Quaranta negli Stati Uniti non valevano che un migliaio di dollari, sono stati venduti per migliaia di dollari dopo la sua morte. Il famosissimo "Pesce volante" (1957) batté ogni record da Christie, quando fu aggiudicato per 25,9 milioni di dollari. Testimonianza di un successo che spazia da un settore all'altro, tra arte, ingegneria e design… ma sempre in nome della natura che era tanto cara all'artista.
