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1 Luglio 2024
6:00

Chi è stato il primo storico dell’arte nell’era moderna? Fu un italiano, Giorgio Vasari

Giorgio Vasari è stato il primo storico dell'arte dell'era moderna. Nel Cinquecento realizzò un'opera fondamentale sulle vite degli artisti del Rinascimento italiano e fu il primo a parlare di un momento di "rinascita" dell'arte, da cui appunto il termine Rinascimento.

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Chi è stato il primo storico dell’arte nell’era moderna? Fu un italiano, Giorgio Vasari
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Non sono in molti a sapere che il primo storico dell'arte dell'era moderna è stato un italiano del Cinquecento. Parliamo del poliedrico artista, nonché teorico dell'arte, Giorgio Vasari. Fu lui, tra le altre cose, a coniare il termine "Rinascimento". Ma come facciamo a sapere che Vasari è stato il primo storico dell'arte? Perché a metà del XVI secolo scrisse il primo trattato moderno di storia dell'arte, chiamato Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, oggi semplicemente conosciute come Le vite.

Giorgio Vasari, vita e biografia in breve del primo storico dell'arte

Nato ad Arezzo il 30 luglio 1511 in una famiglia di modesti mercanti, Vasari frequentò diverse botteghe artistiche, dove apprese nozioni di pittura e architettura. Attraverso il cardinale Passerini, Vasari entrò nelle grazie della potente famiglia dei Medici, i duchi di Firenze. Dato che però, dopo la morte del padre, fu costretto a mantenere la madre e i quattro fratelli, Vasari non si dedicò troppo ad accrescere la propria fortuna alla loro corte, ma cominciò a dipingere con maggiore frequenza – soprattutto pale d'altare per le chiese intorno ad Arezzo. Ebbe abbastanza successo da far costruire una casa, la Casa Museo Vasari, che è ancora visitabile.

Una volta assicurato il benessere della famiglia, e dopo un periodo di ritiro semi-monastico, intorno alla fine degli anni '30 del Cinquecento Vasari si mise a viaggiare, realizzando opere in tutta Italia e ampliando il suo sapere d'arte e di architettura. Sono questi viaggi ad avergli permesso di accumulare abbastanza conoscenze per realizzare il suo capolavoro, Le vite.

Poi, nel 1554 , cedette alle insistenze di Cosimo de' Medici, che lo voleva al suo servizio a Firenze. Subito si vide commissionare una serie di grandi progetti: la ristrutturazione di Palazzo Vecchio, al tempo conosciuto come Palazzo della Signoria; la costruzione di una galleria adiacente al Palazzo per gli uffici amministrativi, che sarebbero gli Uffizi; e un corridoio che collegasse questi uffici con i nuovi appartamenti per la corte ducale a Palazzo Pitti, dall'altra parte del fiume Arno: quest'ultimo, che corre "sopra" Ponte Vecchio, prese proprio il suo nome e oggi è noto come Corridoio Vasariano. Vasari, che in questo periodo realizzò comunque molti dipinti, avrebbe dovuto fare anche gli affreschi della cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, ma morì prima, il 27 giugno 1574. Lasciandoci però un tesoro inestimabile.

Le vite di Vasari

Con Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, Vasari – un uomo di ampia cultura nonostante le origini modeste – riuscì a realizzare un'opera che ancora oggi è considerata una delle principali fonti di informazioni sulle biografie degli artisti del Rinascimento italiano, nonché il primo documento che sottolinea la fondamentale importanza del periodo tra la metà del Quattrocento e la metà del Seicento come momento di "rinascita" dell'arte (in contrapposizione con il Medioevo). Questo ampio trattato fu pubblicato nel 1550 ed ebbe uno straordinario successo, cosa che spinse l'autore a fare una seconda edizione, ingrandita e revisionata, poi pubblicata nel 1568 dalla famiglia Giunti.

Nello specifico, questa sua grade opera ospitava le biografie di circa 150 dei più importanti artisti del tempo – tra cui, nella seconda edizione, incluse anche sé stesso -, oltre a un'introduzione generale alle tecniche delle arti maggiori (architettura, scultura e pittura). Questo testo non è solo una delle più importanti fonti primarie per la storia dell'arte rinascimentale ma in molti casi è l'unica fonte arrivata a noi oggi. Certo, un rischio di inesattezza c'è sempre, anche perché l'autore spesso spaccia aneddoti, leggende e pettegolezzi come fatti certi – per non parlare del fatto che attribuisce maggiore importanza agli artisti della Toscana rispetto a quelli di altre scuole d'Italia.

Immagine
Jacopo Zucchi (attribuito a), Giorgio Vasari
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