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19 Luglio 2025
11:00

L’arte del Palazzo della Civiltà Italiana a Roma: il significato della scritta, dei materiali e delle statue

Il Palazzo della Civiltà Italiana è un imponente edificio romano progettato durante il regime fascista e inaugurato nel 1940. Esempio di architettura razionale, ha 54 archi per facciata e numerose statue simbolo delle virtù italiane. Oggi rimane vincolato come museo.

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L’arte del Palazzo della Civiltà Italiana a Roma: il significato della scritta, dei materiali e delle statue
palazzo della Civiltà Italiana
Il Palazzo della Civiltà Italiana, credits: Alberti1492, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

Il Palazzo della Civiltà Italiana, conosciuto anche come "Palazzo della Civiltà del Lavoro" e soprannominato “Colosseo quadrato”, è un edificio monumentale di Roma concepito nel 1936, inaugurato nel 1940 e completato nel 1953, simbolo del quartiere Eur. Si tratta di un edificio molto particolare, esempio tra i più famosi dell'architettura razionale e metafisica: alto 60 metri, con una base di 53, il Palazzo della Civiltà si presenta su progetto di Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano come un parallelepipedo.

Da un punto di vista architettonico, questo grande palazzo (posto sulla sommità del quartiere e quindi ben visibile da più punti della città) è visto come un "esempio di compromissione con il regime", perché aderisce strettamente allo spirito monumentalistico ormai diffusosi in Italia in 15 anni di fascismo.

La struttura, semplice ma solenne, è in calcestruzzo armato, ricoperta completamente da lastre di travertino: questo materiale aveva a sua volta un significato politico perché era "italiano", come richiesto dalle politiche di autosufficienza economica dell'Autarchia. Questo lo rendeva anche di più facile reperimento: l’uso del ferro e del cemento era infatti complicato dalle sanzioni imposte dalla Società delle Nazioni a seguito della brutale invasione italiana dell'Etiopia.

Con un esplicito richiamo alla romanità e specificamente al Colosseo, presenta 54 archi per facciata, 9 disposti orizzontalmente e 6 in colonna: questi numeri, ridotti rispetto al progetto iniziale, corrisponderebbero a quelli delle lettere del nome e del cognome del Duce, Benito (6) Mussolini (9). Sulle quattro testate è presente una dicitura su tre righe, in caratteri monumentali romani: "Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori", una citazione da un discorso che Mussolini tenne il 2 ottobre 1935 sfidando le «inique sanzioni» imposte dalla Società delle Nazioni.

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Il particolare della scritta sul Palazzo della Civiltà Italiana; credits: Alberti1492, CC BY–SA 4.0 via Wikimedia Commons

Al pianterreno si trovano 28 statue in marmo di Carrara alte 3,4 metri ciascuna (6 per le facciate verso il viale della Civiltà del Lavoro e la scalinata, e 8 nelle altre due facciate) che simboleggiano le virtù e il genio del popolo italiano secondo il fascismo: sono l’eroismo, la musica, l’artigianato, il genio politico, l’ordine sociale, il lavoro, l’agricoltura, la filosofia, il commercio, l’industria, l’archeologia, l’astronomia, la storia, il genio inventivo, l’architettura, il diritto, il primato della navigazione, la scultura, la matematica, il genio del teatro, la chimica, la stampa, la medicina, la geografia, la fisica, il genio della poesia, la pittura e il genio militare. Realizzate da ben 26 scultori, sarebbero dovute essere accompagnate da una decorazione pittorica pensata per il palazzo, che però non fu mai fatta per via della guerra.

Ai quattro angoli del basamento si trovano altrettanti gruppi monumentali che raffigurano le figure mitologiche dei Dioscuri, Castore e Polluce, i due figli gemelli di Zeus e Leda. Queste due coppie equestri (sempre in cemento armato ricoperto di travertino) sono opera degli artisti Publio Morbiducci e Alberto Felci, e sono pensate come rinnovato collegamento tra la gloriosa storia di Roma e i trionfi fascisti.

L'esterno e il pianterreno ha ospitato delle mostre di successo, come quella del 2015 sul Novecento italiano o quella del 2023 dedicata allo scultore Arnaldo Pomodoro, da poco scomparso.

Nel cinema, il "Colosseo Quadrato" è diventato sfondo o citazione di molti film, da Roma città aperta di Rossellini a L'eclisse di Antonioni, da Otto e mezzo di Fellini a Il ventre dell'architetto di Peter Greenaway, fino a Notte prima degli esami di Brizzi.

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