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19 Novembre 2025
13:00

L’evoluzione della Coppa Davis: storia e possibili ancore di salvataggio dei “Mondiali” di tennis

Con oltre un secolo di vita la Coppa Davis ha attraversato diverse rivoluzioni nel format, fino a giungere alle "Final 8" di oggi che ha mandato in soffitta il fascino e il folklore delle sfide casa-o-trasferta. I due dominatori del tennis, Sinner e Alcaraz, condividono una soluzione per tornare ai vecchi fasti.

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L’evoluzione della Coppa Davis: storia e possibili ancore di salvataggio dei “Mondiali” di tennis
Il trionfo dell'Italia a Malaga nel 2024. Twitter Davis Cup/Federtennis
Il trionfo dell’Italia a Malaga nel 2024. Credit: via X, Davis Cup/Federtennis

In uno sport individuale come il tennis, la Coppa Davis è una romantica eccezione. La competizione a squadre nazionali più antica e importante nel mondo della racchetta (sorella gemella della Billie Jean King Cup femminile), arrivata alla 113a edizione, andrà in scena a Bologna dal 18 al 23 novembre. Nel corso del suo secolo di vita la Davis ha cambiato faccia più volte, adeguandosi alle epoche e ai suoi protagonisti. L'Italia, vincitrice delle ultime due edizioni del torneo e orfana di Jannik Sinner, esordirà oggi 19 novembre alle 16:00 contro l'Austria a Bologna. Scopriamo insieme l'evoluzione del suo format e perché oggi deve fare i conti con numerose critiche di giocatori e addetti ai lavori.

L’evoluzione del format: dal Challenge Round alla Final 8 di oggi

La Coppa Davis nasce ufficialmente l'8 agosto 1900 a Boston presso il Longwood Cricket Club, dove va in scena il primo incontro tra USA e Isole Britanniche. Viene scelta la formula del Challenge Round, in uso a Wimbledon e nei Campionati Americani: i team giocano tra di loro ad eliminazione diretta per eleggere lo sfidante dei campioni in carica, in campo solo per la finale a difesa del titolo. Questo concept viene mantenuto fino al 1971 (dal 1923 le nazioni partecipanti vengono divise in due aree, America ed Europa, e le squadre vincitrici delle due zone si incontrano nella "Inter-Zonal Final" per decidere quale team andrà a sfidare i campioni in carica nella finale).

La prima svolta epocale arriva nel 1972, quando viene abolito il Challenge Round. I campioni in carica (in questo caso gli USA) scendono in campo già dal primo turno nella zona americana. Nel 1981 viene varata un'altra modifica radicale: si introduce il format del "World Group" a 16 nazioni, mantenuto fino al 2018: le sedici migliori nazionali si sfidano in un tabellone ad eliminazione diretta con in palio la coppa, mentre le altre nazioni sono impegnate in uno dei vari gruppi all'interno delle tre zone regionali, per agguantare la promozione nel gruppo mondiale o evitare la retrocessione in uno inferiore.

Dal 2019 con la cosiddetta "riforma Piquè" (ex difensore del Barcellona e della nazionale di calcio spagnola) e della sua società di investimento Kosmos viene introdotto il concetto di "Final 8": le otto migliori squadre si giocano la coppa in una settimana a fine stagione, con qualificazioni divise in quattro gironi a settembre. Ogni incontro si disputa al meglio delle tre partite, due singolari e un doppio, tutte al meglio dei tre set.

L'ultima rivoluzione, datata 2025, rappresenta un parziale ritorno al passato: viene abolita la fase a gironi di settembre e reintrodotta la sfida a eliminazione diretta da giocare con la formula casa-o-trasferta tra le due Nazionali per la qualificazione alla Final 8 (1° turno a gennaio/febbraio, 2° turno a settembre). A fine stagione il titolo viene ancora messo in palio nella Final 8, con wild card per la nazione ospitante che evoca l’epoca del Challenge Round.

Addio fattore campo ed epicità delle sfide: le critiche, i motivi e i forfait dei big

L'anno che, di fatto, ha stravolto la tradizione della Coppa Davis è il 2019: con l'introduzione della Final 8 si è perso il fattore campo, e di conseguenza, il calore e il folklore del pubblico del Paese ospitante nella formula casa-o-trasferta (tornato soltanto nelle sfide di qualificazione dal 2025). Nel format del finale a otto squadre, inoltre, è andata via via perdendosi l'epicità delle sfide della vecchia Davis che si giocavano storicamente su cinque incontri da disputare in un weekend: due singolari il venerdì, doppio il sabato e altri due singolari la domenica. Inoltre la squadra ospitante poteva scegliere la superficie su cui giocare.

Il motivo principale della rivoluzione è stato quello di andare incontro alle esigenze attuali dei tennisti, già sfiancati da un calendario ATP denso di impegni da gennaio, con l'inizio della stagione in Australia, fino alla chiusura a metà novembre con le ATP Finals. I top player utilizzano inoltre il mese di dicembre, la cosiddetta off-season, per preparare la nuova stagione. Il cortocircuito, però si crea a causa del periodo in cui viene collocata la Final 8, ovvero fine novembre.

Nel corso degli ultimi 20 anni anni i migliori giocatori del circuito hanno escluso la Coppa Davis dalla loro programmazione più volte: tra i Big Three il tasso di presenza va dal 40% di Rafael Nadal (che ha alzato 5 volte l'Insalatiera) al 60% circa di Roger Federer e Novak Djokovic. Jannik Sinner quest'anno ha scelto di non aggregarsi alla Nazionale di Filippo Volandri a Bologna per dedicarsi alla preparazione del 2026, Carlos Alcaraz ha dato forfait alla sua Spagna per la metà delle sua possibili convocazioni.

Proposte per "salvare" la Coppa Davis: formula biennale/triennale e punti ATP

Dal 2009 al 2015 per incentivare i giocatori a partecipare alla Coppa Davis fu introdotto un sistema di attribuzione di punti ATP soltanto per i turni dal World Group in poi, ma l’esperimento fu presto abbandonato. Ma è proprio da qui che bisognerebbe ripartire per "salvare" il fascino e l'importanza dell'Insalatiera, come ha spiegato lo stesso presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi. Un'altra soluzione, suggerita da diversi addetti ai lavori e condivisa da Sinner e Alcaraz pochi giorni fa a Torino durante le ATP Finals, sarebbe rendere l'evento più esclusivo, con una cadenza biennale o triennale, magari senza sovrapporsi all'anno olimpico.

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