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L'ipnosi è una tecnica psicologica che induce lo stato ipnotico, in cui l'attenzione del paziente è altamente selettiva. Il tasso di successo di questa tecnica varia drasticamente da individuo a individuo: è influenzato dalla fiducia del paziente nella procedura e nell'ipnotizzatore, ma anche dalla capacità di rilassarsi e di visualizzare immagini mentali. Le ricerche neurobiologiche dimostrano che l'ipnosi può alterare le reti neurali coinvolte nella consapevolezza di sé e dell'ambiente, rivelandosi efficace nella gestione del dolore, delle dipendenze e dei disturbi d'ansia e alimentari. Le teorie sull'ipnosi variano tra chi la considera uno stato di coscienza distinto e chi la vede come un mix di rilassamento e suggestione. Indipendentemente dalle teorie, l'ipnosi può abbassare le difese psicologiche, permettendo l'accesso a livelli profondi della propria identità per risolvere problematiche interiori. Esploriamo questa tecnica più nel dettaglio.
Che cos’è l’ipnosi
Il termine “ipnosi” ha due differenti significati. Il primo fa riferimento alla tecnica utilizzata in ambito psicologico che induce lo stato ipnotico. Il secondo significato di ipnosi si riferisce non alla tecnica, ma allo stato nel quale la tecnica ha l’obiettivo di portare il paziente. In questo secondo senso, l’ipnosi è uno stato di coscienza alterato caratterizzato da un elevato grado di attenzione selettiva, focalizzata generalmente su eventi passati, e un’inibizione dell’attenzione al contesto circostante. Le teorie sull’ipnosi sono molte e decisamente tecniche, ma possiamo semplificarle in due grossi filoni. Una prima linea di pensiero guarda all’ipnosi come ad uno stato differente di coscienza, dunque una condizione diversa da quella di veglia che sperimentiamo normalmente. Sull’altro fronte c'è chi al contrario sostiene che lo stato ipnotico sia un misto di rilassamento e suggestione, senza che questo possa costituire effettivamente uno stato mentale separato. Al netto di questa divisione, possiamo descrivere l’ipnosi come un percorso guidato attraverso il quale lo stato di “trans” dovrebbe permettere di abbassare i muri psicologici interni per riuscire a raggiungere zone profonde della nostra identità personale e la narrazione che abbiamo costruito di noi stessi, per individuare i nodi da sciogliere bypassando alcune resistenze che lo stato di vigilanza tiene in piedi, come forme di difesa verso gli attacchi passati e gli eventuali impatti psicologici futuri.

Come funziona l'ipnosi
Tipicamente l’ipnosi si svolge alla presenza di un ipnotizzatore, uno specialista abile nell’indurre lo stato ipnotico, anche se esistono svariate tecniche di autoipnosi che permettono, a certe condizioni, una ipnosi auto-indotta. I meccanismi alla base dell’ipnosi coinvolgono fattori sia psicologici che neurobiologici: grande rilevanza ha la suggestionabilità individuale, così come la predisposizione a navigare nell’immaginazione focalizzando pensieri e immagini interne il più vividamente possibile. Non meno importante è la fiducia che il paziente ripone nell’ipnotizzatore, nonché nella tecnica utilizzata, con il carico di aspettative di successo che è componente essenziale del processo. Studi di carattere neurobiologico indicano che durante l’ipnosi alcune aree della corteccia (in particolar modo la corteccia cingolata anteriore, la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia parietale posteriore) e aree sottocorticali (gangli della base e talamo) hanno un comportamento alterato, suggerendo modificazioni nella consapevolezza e nel controllo dell’attenzione. Troviamo poi una l’attivazione di una particolare zona, la lingula (lingual gyrus), una porzione di cervello molto attiva nell’elaborazione visiva e nell’immaginazione mentale.

In quali casi viene usata l'ipnosi
Sono vari i contesti clinici in cui l’ipnosi è frequentemente utilizzata. Gli studi dimostrano una certa efficacia nel trattamento e nella gestione del dolore cronico e acuto, come complemento di trattamenti farmacologici analgesici e fisioterapici. L’ipnosi è stata inoltre utilizzata per il contrasto a comportamenti di dipendenza, quindi per smettere di fumare, limitare l’assunzione di alcool o nel gioco d’azzardo non efficacemente gestito. È impiegata poi nel trattamento dei disturbi dell’ansia, della depressione, nei disturbi alimentari e in quelli del sonno. Esiste inoltre un particolare tipo di ipnosi, l’ipnosi regressiva, utilizzata nel contesto della seduta psicoterapeutica per facilitare l’accesso a ricordi traumatici e per il trattamento delle fobie. Curiosamente, l’ipnosi viene talvolta utilizzata in sala operatoria, e prende il nome di “ipnosedazione”. Questa particolare tipologia di tecnica, combinata con l’anestesia locale nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico, è correlata ad una diminuzione del dolore percepito; quindi, ad una riduzione delle quantità di anestetico necessario durante l’intervento per ridurne i possibili effetti collaterali, a un miglior recupero post-operatorio e alla riduzione dell’ansia preoperatoria.
Nel bacino di pratiche psicologiche a oggi validate dalla scienza, l’ipnosi si pone tra quelle più criticate per una serie di motivi. L’estrema variabilità individuale sulla risposta e l’efficacia dell’ipnosi la rendono una tecnica poco generalizzabile. Allo stesso modo, la competenza del terapeuta, unità alla diversità dei metodi con i quali l’ipnosi viene praticata, la rendono una tecnica di non facile studio per i ricercatori. Infine, l’alta correlazione tra efficacia dell’ipnosi e suggestionabilità del paziente espone questa tecnica alla critica di chi afferma che si tratti soltanto di un particolare caso di effetto placebo.