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16 Settembre 2025
17:12

Cos’è listeria monocytogenes, il batterio che causa la malattia listeriosi

La listeriosi, causata dal batterio Listeria monocytogenes, è una malattia alimentare con sintomi da lievi a gravi. Il batterio, resistente alle basse temperature e ad ambienti acidi o salati, contamina cibi pronti come pesce affumicato, carni crude e formaggi molli.

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Cos’è listeria monocytogenes, il batterio che causa la malattia listeriosi
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Un richiamo alimentare è stato emesso del Ministero della Salute per un lotto di salmone norvegese affumicato per via del potenziale rischio microbiologico dovuto alla presenza del batterio Listeria monocytogenes. Il Ministero raccomanda di non consumare il salmone a marchio KV Nordic, con il lotto 486238 e data di scadenza 04/10/2025 e a riconsegnarlo al punto vendita. Il microrganismo in questione, isolato per la prima volta nel 1926, una volta ingerito tramite cibi contaminati è in grado di provocare una malattia a trasmissione alimentare (MTA) nota come listeriosi con sintomi simil influenzali con febbre, nausea, vomito, diarrea e problemi gastrointestinali o complicanze gravi nella forma sistemica con meningiti, encefaliti o setticemia (nei casi più gravi). Questa infezione, che ha un'alta percentuale di ospedalizzazione nei Paesi occidentali, è associata sopratutto a alimenti pronti come il pesce affumicato, ne è un esempio il salmone appena ritirato, carni crude, formaggi a pasta molle o poco stagionati e verdure preconfezionate.

Per prevenire la listeriosi è importante seguire le buone pratiche di igiene in cucina, conservare gli alimenti in modo corretto e, per i soggetti più a rischio, evitare specifici cibi. In ogni caso bisogna stare tranquilli e non farsi prendere dal panico, nell'Unione Europea, tutti i prodotti alimentari sono sottoposti a rigorosi controlli microbiologici da parte dei produttori e delle autorità, seguendo normative specifiche come il Regolamento CE 2073/2005.

Cos'è il batterio Listeria monocytogenes

Listeria monocytogenes, isolato per la prima volta nel 1926 e appartenente alla famiglia Listeria, è un batterio Gram-positivo che vive un po' ovunque nel suolo, nell’acqua e nella vegetazione. Si tratta di un microrganismo molto resistente in grado di:

  • sopravvivere e riprodursi a temperature molto variabili, dai 2-4 °C ai 45 °C
  • tollerare ambienti salati o acidi (pH tra 4,4 e 9,6)

Queste caratteristiche gli permettono di contaminare gli alimenti durante la produzione, la lavorazione e il mantenimento e conservazione fino a raggiungere concentrazioni che portano a infezioni nell'uomo.

I sintomi della listeriosi e gli alimenti a rischio

Listeria monocytogenes una volta trovato un ambiente di crescita ideale può causare una malattia a trasmissione alimentare (MTA) chiamata listeirosi.  L'ingestione di cibi contaminati dal batterio può scatenare l'infezione, che si manifesta in forme molto diverse: da sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea) a forme invasive severe, come meningiti, encefaliti e setticemie, tutte trattabili con terapie antibiotiche. Queste ultime colpiscono prevalentemente i soggetti a rischio: donne in gravidanza, anziani e individui immunodepressi. Il periodo di incubazione è variabile e va da pochi giorni per le forme lievi fino a 70 per quelle più gravi.

Nell'Unione Europea, la sicurezza alimentare a livello industriale è garantita dal Regolamento CE 2073/2005 che prevede criteri microbiologici specifici per il Listeria monocytogenes negli alimenti pronti al consumo (RTE – ready-to-eat) e in quelli a lunga conservazione. Tra gli alimenti maggiormente a rischio di contaminazione rientrano:

  • Pesci affumicati (come il salmone)
  • Carni crude o poco cotte
  • Formaggi a pasta molle, a breve stagionatura o erborinati
  • Frutta e verdura fresche preconfezionate o non adeguatamente lavate.

Prevenzione e sorveglianza in Italia

La prevenzione della listeriosi una volta acquistati i prodotti si basa sull'applicazione delle buone pratiche igieniche, di manipolazione e di conservazione degli alimenti. Queste includono il lavaggio accurato di frutta e verdura, la separazione di cibi crudi e cotti, la pulizia frequente di mani e superfici di lavoro, e il mantenimento di corrette temperature in frigorifero e durante la cottura (qui è possibile consultare tutte le indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità). I soggetti a rischio dovrebbero inoltre evitare il consumo di specifici alimenti crudi o a breve stagionatura, come latticini freschi non pastorizzati, salumi crudi e pesce affumicato pronto al consumo.

In Italia, la listeriosi è una malattia soggetta a sorveglianza speciale e le segnalazioni vengono monitorate costantemente dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS). Dai dati di monitoraggio del 2020 emerge che l'incidenza della listeriosi, la quinta più diffusa quell'anno, è relativamente bassa, con un numero di casi inferiore (1 876) rispetto ad altre MTA più comuni come quelle causate da salmonella (52 702) e campylobacter (120 946). Tuttavia, è stata proprio la listeriosi a registrare il più alto tasso di ospedalizzazione (97,1%) e di decessi (167) tra le zoonosi, evidenziandone la notevole gravità clinica.

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