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25 Agosto 2025
6:00

La storia della manicula, la manina che indica negli antichi manoscritti

La manicula, piccola mano con l’indice puntato, nasce nel Medioevo per evidenziare passaggi nei manoscritti e diventa presto comune anche in testi commerciali e religiosi. Con la stampa si standardizza nei caratteri tipografici. Oggi resta un simbolo di design dal fascino vintage.

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La storia della manicula, la manina che indica negli antichi manoscritti
manicula
credits: AnonymousUnknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

La manicula è un segno a forma di manomanicula, in latino, vuol dire proprio manina, piccola mano – che indica con l’indice: siamo abituati a vederla in stampe tipografiche, indicazioni di luoghi, insegne grafiche e di design, ed è stata per decenni simbolo distintivo del cursore sui computer Mac, solo recentemente eliminato. Pur essendo perfettamente integrata nella nostra quotidianità, la storia della manicula inizia nel Medioevo, quando sui manoscritti veniva apposta una mano disegnata, spesso anche con braccio attaccato, per porre l’attenzione su specifici passaggi di testo.

Perché proprio una manina

Il professore William H. Sherman ha dedicato il saggio Toward a history of the manicule” proprio alla storia di questo simbolo, e sostiene che anticamente sia stata scelta "la mano che indica" proprio perché strettamente collegata a un richiamo con il gesticolare umano. L’obiettivo era proprio quello di attirare l’attenzione: cosa meglio di un indice poteva farlo?

“Il secondo dito indica l'indice e il saluto, come se fosse un segno, perché con esso salutiamo, mostriamo e insegniamo tutte le cose.”

Così scrive infatti Bartholomaeus Anglicus nel De proprietatibus rerum (1535), enciclopedia sulle scienze naturali dove si indagano significati e proprietà anche del corpo umano.

La manicula nei manoscritti medievali

La manicula più antica di cui siamo oggi a conoscenza, secondo le fonti a disposizione, pare essere quella rinvenuta nel Domesday Book, datato 1086, un registro di proprietà terriere tra Inghilterra e Galles, così come riportato da un articolo su Atlas Obscura che, a sua volta, fa riferimento al testo “Shady Characters: The Secret Life of Punctuation, Symbols, and Other” di Keith Houston.

Nel Medioevo, le manicule venivano poi disegnate con diverse forme, spesso a libera interpretazione di chi se ne occupava: in alcune testimonianze, raccolte grazie sul sito di settore I Love Typography, ne vediamo alcune più stilizzate, altre più decorate, alcune colorate e altre ancora solo con il margine. Era quindi sì importante la funzionalità, ma anche l’armonia e la coerenza nel testo.

La manicula era di utilizzo comune, come possiamo osservare nei Quaderni del Cambini, datati intorno al 1440, documenti commerciali dove si parla di circolazione di capitali nell'area mediterranea e atlantica.

Lettere dei Cambini
Quaderno di lettere dei Cambini nella parte riservata alle lettere inviate: tutta la corrispondenza indirizzata alla capitale portoghese è evidenziata da una manicula. ASIF, Estranei, 294, fol. 70r partic. Su concessione del Ministero per i Beni per i Beni e le Attività Culturali, n. prot. 2016–0001561/E del 04.04.2016; credits Open Edition Books

Nella figura è visibile una manicula stilizzata: qui, come altrove, notiamo che l’indice è molto più lungo di quanto sia in realtà, probabilmente proprio per portare l’attenzione massima dove necessario.

In questo periodo, inoltre, la manicula aveva anche altri nomi, tra cui "pugno del vescovo", "mano che indica", o semplicemente "dito": i diversi modi di chiamarla ci permettono di comprendere come il suo utilizzo si adattasse a contesti culturali diversi, dimostrando che era, di fatto, di uso comune.

La trasformazione della manicula con l’avvento della stampa

La prima manicula stampata in Italia sembra essere presente nel "Breviarium totius juris canonici" compilato da Paolo Fiorentino e stampato a Milano nel 1479. Possiamo osservare qui la prima pagina del volume, dove si vede bene la manicula, così come il ritratto dell’autore, elemento piuttosto unico, poiché considerato il primo caso dove l’autore stesso inserisce la propria immagine all’interno di un testo stampato.

manicula in testo a stampa
Particolare della pagina del Breviarium (1479) stampato da Pachel e Scinzenzeler raffigurante l’autore, Paulus Attavanti, è visibile anche la manicula. Credits: Jeremy Norman’s History of Information

La manicula viene quindi inserita nei caratteri del torchio tipografico e, via via, la sua forma si fa sempre più standard, per essere inserita nel testo o nel margine insieme a tutti gli altri caratteri.

La manicula oggi, simbolo di design

Oggi, la mano che indica, è sostituita in modo più pratico e immediato da evidenziatori, post-it e altri simboli che apponiamo sulla pagina, senza standard precisi. Il suo utilizzo, però, rimane come simbolo dal sapore un po’ vintage che indica scritte, oggetti, direzioni da prendere, eccetera. Per esempio, nel corso del ‘900, diverse fonderie di caratteri sia in Europa che in America inserirono la manicula tra i caratteri tipografici, permettendo quindi la sua diffusione in immagini e cataloghi.

Anche i Minalima, famosi illustratori e designer, molto conosciuti per essersi occupati di tutto l’apparato grafico di Harry Potter, hanno scelto una manicula per indicare dove si trova il loro negozio a Londra.

MinaLima gallery Londra
Veduta laterale della Minalima gallery, a Londra; credits: Mx. Granger, CC0, via Wikimedia Commons

E ancora, la Apple per decenni ha scelto come cursore nei computer Mac il simbolo di una manina, in questo caso guantata, simile al guanto di Topolino e ora eliminata, proprio per caratterizzare l'esperienza dell'utente e renderla più significativa.

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