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8 Ottobre 2025
15:17

Meloni denunciata alla CPI per concorso in genocidio: cosa significa e come funziona

Giorgia Meloni, assieme ai ministri Tajani e Crosetto, è stata denunciata alla Corte Penale Internazionale per concorso in genocidio, accusata di aver favorito crimini contro l’umanità nel conflitto di Gaza. Vediamo cosa significa e quali potrebbero essere le possibili conseguenze.

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Meloni denunciata alla CPI per concorso in genocidio: cosa significa e come funziona
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivelato in un'intervista televisiva il 7 ottobre scorso di essere stata denunciata alla Corte Penale Internazionale (CPI) per presunti crimini internazionali, in particolare per il reato di “concorso in genocidio". La denuncia coinvolge anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Difesa Guido Crosetto e l'amministratore delegato di Leonardo Roberto Cingolani.

La denuncia è stata presentata con ogni probabilità dal gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina, che accusa il governo di complicità in crimini contro l'umanità e genocidio a Gaza. Secondo le contestazioni, l'Italia avrebbe continuato a fornire supporto militare a Israele, contribuendo così alle violazioni dei diritti umani nel conflitto. Meloni ha definito l'accaduto come "un caso unico al mondo", sottolineando che l'Italia non ha autorizzato nuove forniture di armi a Israele dal 7 ottobre 2023.

Cos’è e di cosa si occupa la Corte Penale Internazionale

La Corte Penale Internazionale è un tribunale internazionale permanente istituito per indagare, perseguire e processare individui accusati di aver commesso gravi crimini per l’intera comunità internazionale. Oltre 120 Paesi sono parte dello Statuto di Roma, il trattato istitutivo della Corte, rappresentando varie regioni del mondo: Africa, Asia, America Latina ed Europa. Tuttavia, Paesi di grande rilievo come Stati Uniti, Cina, India, Israele e Russia non sono membri della Corte.

Lo Statuto di Roma conferisce alla CPI la giurisdizione su quattro principali categorie di crimini: tra queste ci sono i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e i crimini di aggressione, cioè l’uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità o l’indipendenza di un altro Stato. L’ultima categoria è quella del crimine di genocidio, caratterizzato dall’intento specifico di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico o razziale. Secondo il diritto, questo può essere perpetrato in vari modi:

  • Uccidendo i membri di un gruppo o arrecando loro gravi danni fisici o mentali;
  • Infliggendo deliberatamente al gruppo condizioni di vita tali da provocarne la distruzione fisica totale o parziale;
  • Imponendo misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo;
  • Trasferendo con la forza i bambini del gruppo in un altro gruppo.

Meloni denunciata: qual è il reato contestato

Il concorso in genocidio è un crimine grave secondo il diritto internazionale e implica l’assistenza, il sostegno o l’incoraggiamento intenzionale alla commissione di atti genocidari. Ciò può includere la fornitura di armi, supporto finanziario o altre risorse ai responsabili del genocidio. Questo concetto è sancito nella Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948 (Convenzione sul genocidio), che criminalizza non solo gli atti diretti, ma anche la complicità.

L’articolo III della Convenzione elenca specificamente la “complicità in genocidio” come atto punibile, trattandolo con la stessa gravità della commissione diretta del genocidio stesso. Nel contesto della Corte penale internazionale (CPI), il concorso in genocidio è un’accusa che può essere rivolta a individui che, pur non commettendo direttamente atti genocidari, svolgono un ruolo significativo nel permettere o facilitare tali atti.

In tribunali penali internazionali creati per perseguire crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio come l’ICTR (per il Ruanda) o l’ICTY (per l’ex Jugoslavia), il concorso è stato talvolta considerato un atto punibile distinto. Nel caso di Meloni, la denuncia evidenzia il ruolo dell’Italia nella fornitura di armi letali a Israele durante il conflitto in corso, suggerendo che tali azioni possano aver contribuito ad atti genocidari contro i palestinesi.

Come funziona l’iter della CPI e quali conseguenze prevede

In quanto tribunale internazionale, il processo legale della CPI può funzionare in modo diverso rispetto a quello della giurisdizione nazionale di riferimento. L’iter generale è il seguente:

  • Esame preliminare: Il Procuratore valuta se ci sono basi sufficienti per aprire un’indagine sui crimini rientranti nella giurisdizione della CPI.
  • Indagini: Raccolta di prove e identificazione dei sospetti, con eventuale emissione di mandato di arresto o convocazione a comparire.
  • Fase pre-processuale: I giudici confermano l’identità del sospetto e decidono se ci sono prove sufficienti per procedere al processo.
  • Fase del processo: L’accusa presenta le prove davanti ai giudici, che emettono il verdetto e, se colpevole, la sentenza.
  • Fase di appello: Procura, Difesa, vittime o condannato possono contestare verdetto, sentenza o risarcimenti, e la Camera d’Appello emette la decisione finale.
  • Esecuzione della sentenza: La pena viene scontata in uno Stato che esegue le sentenze della CPI o, se il verdetto non viene confermato, l’accusato viene rilasciato.

Nel caso della premier, nonostante la denuncia, la CPI non ha ancora confermato ufficialmente l'avvio di un'indagine preliminare nei confronti di Meloni o degli altri denunciati. Un processo, se dovesse avvenire, potrebbe portare sia all’assoluzione (se le prove non sono sufficientemente solide) sia alla condanna (se si stabiliscono atti di complicità e conoscenza). Tuttavia, una condanna contro leader occidentali, soprattutto per qualcosa di grave come il genocidio, è qualcosa di raro e difficile.

Per quanto riguarda la condanna, lo Statuto di Roma prevede pene detentive fino a 30 anni, o l’ergastolo nei casi estremamente gravi, a seconda della gravità del crimine e del ruolo della persona. La durata effettiva dipenderebbe da fattori come la gravità del comportamento illecito, il contributo personale o la conoscenza dei fatti.

Anche in caso di condanna, l’esecuzione della pena può essere molto complessa: la CPI non ha una propria prigione; le persone condannate scontano la pena in Stati che hanno accettato di ospitare detenuti della Corte. Inoltre, dimostrare il genocidio (e la complicità con consapevolezza) è complesso: bisogna provare l’intento (o la conoscenza) di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo protetto.

Considerando tutto ciò, il caso potrebbe non arrivare mai a un processo completo. Se si arrivasse al processo, è più probabile che Meloni venga assolta (se le prove sono deboli o circostanziali) o eventualmente condannata per accuse minori (ad esempio aiuto o complicità in crimini di guerra o crimini contro l’umanità, piuttosto che concorso in genocidio). Anche senza una condanna, però, un processo potrebbe comunque comportare costi politici, sia per Meloni personalmente, sia per il suo governo.

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