Martedì 4 luglio 2023, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) dell'ONU ha approvato il piano del governo giapponese per il versamento nell'Oceano pacifico delle acque radioattive dalla centrale nucleare di Fukushima. Nonostante se ne sia discusso parecchio negli ultimi anni, in realtà non c'è nulla da temere.
Partiamo col dire che la centrale nucleare di Fukushima è costantemente raffreddata utilizzando acqua presa direttamente dall'oceano. A causa del contatto con il materiale radioattivo del reattore nucleare, l'acqua porta con sé elementi radioattivi e, di conseguenza, viene trattata e raccolta all'interno di appositi serbatoi.
Il trattamento dell'acqua radioattiva permette l'eliminazione quasi completa degli elementi radioattivi, ma il trizio, essendo chimicamente legato all'ossigeno dell'acqua, non è eliminabile.
Dunque al momento si sono accumulati più di 1 milione di tonnellate di acqua contenenti trizio in circa 1000 serbatoi. Questi però devono necessariamente essere smaltiti sia per una questione logistica (banalmente non c'è più spazio dove posizionare altri contenitori), sia per una questione di sicurezza: se dovesse verificarsi un altro maremoto, come quello del 11 marzo 2011, l'acqua contenente trizio diventerebbe automaticamente un fattore di rischio non trascurabile.
La soluzione proposta dal Governo giapponese è stata ufficialmente approvata nel 2021 e prevede di rilasciare gradualmente queste acque nell'Oceano Pacifico. Ovviamente la decisione ha subito destato molta preoccupazione soprattutto da parte della popolazione locale, dei pescatore e da alcuni gruppi ambientalisti. In realtà la concentrazione di trizio nelle acque rilasciate sarà talmente bassa da essere sostanzialmente trascurabile e, quindi, non sono presenti rischi né per l'uomo né per la fauna e flora locali. Tenete conto che su milioni di litri d'acqua, solo pochi grammi sono effettivamente radioattivi.
Per approfondire ecco un video ad hoc che abbiamo realizzato sull'argomento: