;Resize,width=638;)
Perché fra le discipline delle antiche Olimpiadi non fosse contemplato il nuoto è stato motivo di dibattito fra molti storici esperti dell'Antica Grecia. I giochi olimpici antichi includevano discipline come la lotta e il pugilato, ma non il nuoto, che fu ammesso tra le discipline olimpiche solo nel 1896. Nel corso degli anni sono state sviluppate alcune teorie per spiegare questa mancanza: secondo alcuni il nuoto non era considerato un attività utile, e quindi non era degno di essere incluso ai giochi olimpici, mentre altri storici ritengono che visto che gli sport delle antiche olimpiadi erano basati su attività militari le attività in acqua non trovassero spazio. A uno sguardo più approfondito, queste teorie non sono del tutto convincenti. Cerchiamo di capire il perché e se per l'assenza del nuoto potesse esserci una ragione più strettamente socio-culturale.
Innanzitutto, il fatto che il nuoto non fosse considerato un'attività utile non è vero. Gli autori antichi ci riportano come il saper nuotare fosse considerato parte del bagaglio culturale base di un qualunque giovane greco (maschio, ben inteso). In secondo luogo, nemmeno l'ipotesi "militare" si rivelerebbe soddisfacente. Per quanto fosse vero che gli sport olimpici antichi fossero strettamente legati ad attività militari, alcuni autori greci sottolineano come il saper nuotare si fosse rivelato utile in più contesti bellici, per lo più di guerra navale, in un mondo militare come quello ellenico dove queste tecniche erano di primaria importanza.
Secondo Edward Clayton, della Central Michigan University, le ragioni dell'assenza del nuoto sono strettamente socio-culturali. In un articolo pubblicato nell'Athens Journal of Sports, Clayton mette in evidenza come la mentalità degli antichi Greci influisse in modo decisivo sull'esclusione delle attività acquatiche. I giochi olimpici antichi, in linea teorica, erano aperti a tutti i maschi greci liberi. Nella realtà, le cose erano molto diverse. In un mondo in cui non esisteva ancora il professionismo negli sport, gli unici che potevano permettersi di dedicarsi completamente agli allenamenti e alle diverse discipline erano coloro che provenivano dalle classe sociali più agiate e aristocratiche.
Ciò trovava una profonda connessione con lo spirito delle Olimpiadi. Per i Greci, lo sport era un modo per dimostrare la propria areté (virtù), che non risiedeva unicamente nella performance sportiva, ma anche nella bellezza del proprio corpo (ecco perché gli atleti competevano completamente nudi) e della propria anima. Gli sportivi che partecipavano ai giochi olimpici dovevano essere kalòi kagathòi (belli e bravi), e questi erano i valori che riflettevano la mentalità dell'antica aristocrazia ellenica.
E quindi per quale motivo escludere il nuoto dalle attività sportive? Secondo Clayton, la risposta a questa domanda è da ricercarsi nella possibile competizione da parte di coloro che nuotavano per professione, come i pescatori e i cercatori d'ostriche. Coloro che svolgevano questi lavori appartenevano alle classi sociali più umili, e si guadagnavano da vivere proprio grazie alla loro abilità nel nuoto. Il fatto che un'attività fisica comportasse un guadagno economico in un mondo in cui il professionismo sportivo non esisteva pregiudicava in partenza la dignità del nuoto rispetto agli altri sport olimpici.
Per quanto utile, l'attività del nuoto era percepita dai Greci come fortemente legata alle classi sociali popolari. Ammettere alla partecipazione dei giochi degli umili pescatori sarebbe andato contro i valori di eccellenza fisica e morale che contraddistinguevano le Olimpiadi antiche. Clayton sottolinea anche un altro elemento culturale che avrebbe pregiudicato la presenza delle attività acquatiche, ovvero la dimensione erotica degli sport. In una società dell'apparenza come quella greca, in tutte le attività si competeva nudi, proprio per dimostrare la propria valenza fisica a prescindere dalla performance sportiva. Tutto ciò era parte integrante della cultura greca stessa. Le attività in acqua, per loro stessa natura, non avrebbero permesso al pubblico di godere appieno della bellezza dei corpi degli atleti impegnati negli sport alla stessa maniera della corsa o del lancio del giavellotto.