Alla fine dell’Ottocento alcuni dirigenti sportivi europei ebbero l’idea di organizzare una manifestazione sportiva ispirata alle Olimpiadi della Grecia antica, nate nel 776 a.C. e tenute ogni quattro anni nella città di Olimpia (da cui il nome della manifestazione). Nacquero così i Giochi olimpici moderni, la prima edizione dei quali si disputò ad Atene nel 1896 su proposta di Pierre De Coubertin. L’idea ebbe successo e nel corso degli anni sono progressivamente aumentati i partecipanti, le discipline sportive incluse nel programma e gli spettatori. Come le olimpiadi antiche, anche quelle moderne si tengono ogni quattro anni. Le Olimpiadi, inoltre, hanno avuto importanti riflessi politici: i regimi autoritari e totalitari hanno cercato di sfruttarle per ragioni i propaganda e i contrasti internazionali, come la Guerra Fredda, le hanno profondamente condizionate. Negli ultimi anni, le “dimensioni” dei Giochi sono cresciute a dismisura ed è aumentato anche il denaro che circola intorno alla manifestazione.
La nascita delle Olimpiadi in Grecia
Nella Grecia antica, le attività ginnico-sportive erano considerate un mezzo per formare i cittadini dal punto di vista fisico e caratteriale. La Grecia era divisa in città-stato (le poleis), in molte delle quali si organizzavano competizioni sportive di carattere locale. Esistevano, inoltre, manifestazioni alle quali potevano partecipare tutti i greci, come le Olimpiadi, nate nel 776 a.C. e disputate ogni quattro anni nella città di Olimpia. In origine il programma delle Olimpiadi includeva solo la corsa sulla distanza dello stadion (192,28 metri), ma con il passare del tempo si aggiunsero altre prove: corsa su altre distanze, competizioni di bighe (carri trainati da cavalli) e sport di combattimento come il pugilato e il pancrazio (lotta quasi senza esclusione di colpi).
Le Olimpiadi avevano una grande risonanza, al punto che, quando erano in corso, le poleis sospendevano le eventuali guerre tra loro, con la cosiddetta “tregua olimpica”. Tuttavia nel II secolo a. C., quando la Grecia fu conquistata da Roma, l'importanza dei Giochi iniziò a scemare e nel 393 d.C. la manifestazione cessò di esistere.
L'istituzione delle Olimpiadi moderne
Nella sua forma moderna, lo sport è nato nella seconda metà dell’Ottocento, grazie ad alcuni cambiamenti che interessarono i giochi e le attività fisiche che si praticavano nei secoli precedenti. Tra i più importanti:
- si stabilirono regole universalmente valide per ogni sport (in precedenza erano diverse in ogni località) e nacquero federazioni incaricate di scriverle e farle rispettare;
- si creò una separazione tra gli atleti e il pubblico, che prima non era sempre netta.
Lo sport, insomma, assunse forme simili a quelle attuali. In questo contesto, l’aristocratico francese Pierre De Coubertin propose di organizzare una competizione ispirata alle Olimpiadi antiche e nel 1894 fondò il Comitato olimpico internazionale (Cio). Il Comitato stabilì di organizzare la manifestazione ogni quattro anni in una città diversa e decise di vietare la partecipazione agli atleti professionisti (cioè a coloro che traevano guadagno dallo sport). Alcuni anni dopo, De Coubertin ideò anche la bandiera con i cinque cerchi dei Giochi.
Le prime edizioni
La prima edizione delle Olimpiadi moderne si tenne nel 1896 ad Atene. Parteciparono 241 atleti, la maggior parte dei quali non ancora divisi per delegazioni nazionali, ma iscritti individualmente.
Le edizioni successive si disputarono in altre città. I partecipanti aumentarono e in molti Paesi all’inizio del Novecento furono costituiti i comitati olimpici nazionali (come il nostro Coni) per selezionare le squadre.
Le Olimpiadi si disputarono regolarmente fino al 1912. Nel 1916, invece, la manifestazione fu annullata a causa della Prima Guerra Mondiale: era un rovesciamento della prassi in uso nel mondo antico, perché era la guerra a fermare le Olimpiadi e non il contrario.
La partecipazione femminile
Ai Giochi del 1896 parteciparono solo atleti di sesso maschile. La maggior parte dei dirigenti sportivi, compreso De Coubertin, considerava lo sport femminile sconveniente dal punto di vista morale e persino pericoloso per la salute delle donne. Ciò nonostante, sin dall’Ottocento alcune donne, sfidando i pregiudizi, si cimentarono nelle competizioni sportive e gradualmente si guadagnarono la possibilità di partecipare alle Olimpiadi. Ai Giochi di Parigi del 1900 presero parte ventidue atlete (su 977 partecipanti totali) e nelle edizioni successive il numero aumentò, pur restando inferiore a quello degli atleti di sesso maschile.
I Giochi olimpici tra le due guerre
Negli anni tra le due guerre mondiali in Europa si affermarono numerose dittature, come quella fascista in Italia e quella nazista in Germania. I regimi dittatoriali si servivano dello sport per consolidare il consenso e presentavano le vittorie internazionali dei loro atleti, in particolare quelle alle Olimpiadi, come successi del regime stesso. In Italia, per esempio, i giornali sostenevano che gli atleti italiani vincevano perché il fascismo li aveva resi più forti e più motivati. Le dittature finanziavano gli atleti più talentuosi perché potessero allenarsi. In tal modo, si svilupparono le prime forme di dilettantismo di Stato.
La crescita delle Olimpiadi nel secondo dopoguerra
La Seconda Guerra Mondiale comportò una nuova interruzione dei Giochi olimpici, che ripresero nel 1948. Dopo la guerra, aumentarono sia gli atleti, sia le discipline sportive previste dal programma. Per esempio, alle Olimpiadi di Roma 1960 si iscrissero 5.338 atleti, tra i quali 622 donne. Dagli anni ’60, inoltre, la diffusione della televisione fece sì che le gare potessero essere seguite da un pubblico molto più ampio.
Con il passare del tempo aumentò anche il numero dei Paesi partecipanti e negli anni ’60 e ’70 iniziarono a prendere parte ai Giochi i Paesi africani e asiatici liberatisi dal colonialismo. Simbolo principale dell’ascesa sportiva dell’Africa fu un corridore etiope, Abebe Bikila, vincitore della maratona ai Giochi di Roma 1960.
I Giochi durante la Guerra Fredda
La Guerra Fredda non poteva non avere ripercussioni sullo sport. L’Unione Sovietica iniziò a partecipare alle Olimpiadi dal 1952, insieme agli altri Paesi comunisti dell’Europa orientale, e si servì del dilettantismo di Stato molto più di quanto avessero fatto le dittature precedenti. Le gare tra i rappresentanti di USA e URSS, e talvolta quelle tra i rispettivi alleati, erano vissute come sfide per dimostrare la superiorità del proprio sistema.
La Guerra Fredda provocò anche due boicottaggi: nel 1980 gli Stati Uniti e alcuni loro alleati rifiutarono di partecipare alle Olimpiadi di Mosca; nel 1984 l’URSS e i Paesi satellite non presero parte ai Giochi di Los Angeles.
Gli ultimi anni
Negli anni recenti le “dimensioni” dei Giochi sono cresciute a dismisura. Basti pensare che all’ultima edizione, quella di Tokyo 2020 (disputata però nel 2021), hanno partecipato 11.483 atleti, dei quali quasi la metà (5.498) donne. I Paesi presenti erano 205: praticamente tutto il mondo.
Anche il pubblico è cresciuto enormemente e, di conseguenza, è aumentato il denaro che circola intorno alle Olimpiadi, perché gli sponsor sono disposti a investire cifre molto ingenti. Inoltre, gli atleti professionisti, che già nel corso del Novecento potevano partecipare alle gare di alcuni sport, sono stati ammessi in un quasi tutte le discipline.