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5 Settembre 2025
7:00

L’olio esausto non va buttato nel lavandino: che danni provoca e dove smaltire quello da cucina

L'olio esausto è dannoso per tubature e ambiente e deve essere smaltito in modo corretto. Non va buttato nel lavandino o nel WC perché solidifica e crea enormi tappi di grasso che intasano tubature e fognature. Vediamo le buone pratiche di smaltimento.

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L’olio esausto non va buttato nel lavandino: che danni provoca e dove smaltire quello da cucina
olio esausto smaltimento

L'azione di buttare l'olio esausto usato per cucinare può essere dannosa non solo per le tubature ma anche per l'ambiente e gli ecosistemi marini. Immagina questa scena: hai appena cucinato delle patatine fritte, prendi la padella con l'olio esausto e la svuoti nel lavandino, aiutandoti anche con un getto d'acqua del rubinetto. Fine della storia, pensi. In realtà, da quel momento inizia un viaggio sotterraneo che porta quel liquido scuro a trasformarsi in un problema nascosto ma gigantesco. Nei tubi sotto casa, l'olio inizia a solidificarsi e cristallizzare, creando depositi in crescita che rallentano il deflusso e possono arrivare a bloccare intere reti fognarie. Se poi l’olio raggiunge i corsi d’acqua, galleggiando come una pellicola sottile ostacola l’ingresso di aria e sole, rappresentando un pericolo per gli organismi marini. Come se non bastasse, durante la cottura l’olio produce sostanze tossiche che, una volta disperse, inquinano i mari e possono danneggiare i loro abitanti. Tutto questo per un gesto che ci sembrava banale. Ma la buona notizia è che esistono alternative semplici: raccogliere l’olio, conservarlo e portarlo nei punti di raccolta. Così quello che poteva diventare un nemico nascosto si trasforma in risorsa preziosa per il pianeta Terra, grazie al riciclo: dai biocarburanti a componenti per l'asfalto.

Cosa succede a tubi e fognature se butti l’olio esausto nel lavandino

Una delle principali cause dell'ostruzione fognarie è proprio l'accumulo di grasso (gli americani usano il termine FOG, l'acronimo di "fats, oil and grease") nelle tubature. Quando versiamo l'olio ancora caldo nello scarico del lavandino o del WC questo sembra scivolare via come acqua, ma attenzione: una volta che inizia a raffreddarsi, i grassi contenuti nell'olio solidificano e si attaccano alle pareti interne dei condotti, richiamando e raccogliendo poi anche tutti i detriti che passano giù per il tubo come una calamita appiccicosa. Questo porta alla formazione di veri e propri tappi di grasso, noti come fatberg ("montagna di grasso") che ostruiscono le tubature e, peggio ancora, le fognature cittadine: si possono verificare danni alla rete idrica e fuoriuscite di liquami (SSO, Sanitar Sewer Overfloss).

tubo intasato
L’olio raffreddandosi può solidificare nei tubi di scarico otturandoli.

I danni dell’olio da cucina agli ecosistemi marini

Passando attraverso i lavandini delle nostre case, l'olio esausto che abbiamo usato in cucina può arrivare fino al mare. Qui, essendo meno denso dell'acqua, tende a galleggiare su di essa formando una sorta di pellicola oleosa. Questa vera e propria barriera fisica riduce sia lo scambio di ossigeno con l'atmosfera che la penetrazione di luce solare, indispensabile per la fotosintesi di alcuni organismi acquatici. Ma c'è di più: in zone ricche di residui oleosi sono stati osservati livelli di ossigeno inferiori a 5 mg/mL, considerata la soglia critica per molti pesci, dimostrando come la presenza di olio in mare può essere letale per la fauna acquatica e per l'equilibrio dell'ecosistema in generale.

olio su acqua
L’olio galleggia sull’acqua e riduce la percentuale di ossigeno e luce che arriva a fauna e flora acquatica

L'olio da cucina nei mari rappresenta anche un problema chimico: quando l'olio da cucina viene portato a temperature elevate (come nel caso della frittura) i trigliceridi che lo compongono subiscono processi di degradazione, formando nuovi composti come l'acroleina, un'aldeide irritante e tossica per le vie respiratorie, e altre molecole come i 4-idrossinonenali (4-NHE) considerate dannose per le cellule. Questi inquinanti chimici possono dunque alterare la qualità dell'acqua e danneggiare in modo irreversibile gli organismi acquatici.

Come smaltire correttamente l’olio esausto e dove

Per un corretto smaltimento dell'olio esausto ci viene in aiuto il CONOE (Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi esausti) che ci lascia poche e chiare indicazioni: lasciar raffreddare l'olio dopo aver cucinato e versarlo in un contenitore, per esempio una bottiglia di plastica, una tanica o un barattolo di vetro. Una volta che il contenitore è pieno, bisogna chiuderlo bene con il tappo e si può portare in specifici punti di raccolta, come le isole ecologiche comunali.

Con queste semplice gesto possiamo donare una nuova vita all'olio esausto: tra le opportunità di riciclo, la trasformazione più diffusa e consolidata, tramite transesterificazione, è la sua conversione in biodiesel con rese che possono arrivare fino al 98%. Secondo un articolo pubblicato su Polymers altri modi per valorizzare l'olio esausto è impiegarlo per produrre solventi, lubrificanti e componenti per l'asfalto.

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