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"Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. […] Su di esso, […] ogni essere umano che sia mai esistito ha vissuto la propria vita". Con queste parole, il famoso astronomo e divulgatore Carl Sagan celebrava l'iconica fotografia della Terra, nota come Pale Blue Dot ("pallido puntino azzurro" in italiano). Dopo 35 anni, questa immagine continua a detenere il record di foto più lontana mai scattata del pianeta Terra. La foto fu scattata infatti il 14 febbraio 1990 dalla sonda Voyager 1, una volta che il programma Voyager della NASA aveva terminato l'esplorazione dei pianeti giganti del Sistema Solare esterno: Giove, Saturno, Urano e Nettuno. In questa immagine storica e spettacolare a Terra appare come un piccolo puntino, a causa della enorme distanza della sonda dal nostro pianeta, circa 6 miliardi di km oltre l'orbita di Nettuno, mentre il suo colore azzurro riflette le vaste distese oceaniche che coprono buona parte della superficie del nostro pianeta. Una visione ispiratrice se pensiamo che tutti noi siamo solo passeggeri che sfrecciano a bordo di un piccolo globo immerso nell'immensità dello spazio, l'unico luogo a noi noto in grado di ospitare forme di vita.
Come e quando è stata scattata la foto
Il Pale Blue Dot fu scattato dalla sonda Voyager 1 il 14 febbraio 1990. Le sonde Voyager furono lanciate alla fine degli anni '70 con l'obiettivo di esplorare per la prima volta nella storia i pianeti del Sistema Solare esterno, ovvero Giove, Saturno, Urano e Nettuno (gli ultimi due non erano mai stati avvicinati prima da una sonda spaziale). La Voyager 1 raggiunse Giove nel marzo 1979 e Saturno nel novembre 1980, mentre la sonda Voyager 2, oltre a esplorare Giove e Saturno nel 1979 e nel 1981, riuscì nell'obiettivo di estendere la sua missione di esplorazione ad Urano nel gennaio 1986 e a Nettuno nel 1989.
La sonda Voyager 1, dopo l'incontro ravvicinato con Saturno e la sua luna Titano, entrò in un'orbita che la portò fuori dal piano dell'eclittica (il piano dove orbitano i pianeti del Sistema Solare) verso lo spazio interstellare, che raggiunse nel 2012 (è stata la prima sonda spaziale a uscire dal Sistema Solare). Voyager 1 è attualmente l'oggetto costruito dall'uomo più lontano dalla Terra: recentemente ha raggiunto una distanza di 25 miliardi di km dal nostro pianeta, talmente vasta che persino la luce (l'entità fisica più veloce in assoluto) impiega quasi un giorno per coprirla.

L'idea di scattare una foto della Terra dai confini del Sistema Solare venne all'astronomo e divulgatore Carl Sagan, che suggerì alla NASA di creare una sorta di "ritratto di famiglia" dei pianeti del Sistema Solare visti da miliardi di km di distanza. Tra il 14 febbraio e il 6 giugno 1990, la sonda della NASA scattò una foto (qui sopra) di ogni pianeta visibile in quel momento dalla posizione della sonda, ovvero Venere, Terra, Giove, Saturno, Urano e Nettuno (Mercurio e Marte non erano visibili dalla posizione della sonda).
La foto alla Terra fu scattata quando la sonda si trovava 32° sul piano dell'eclittica a 6,05 miliardi di km dalla Terra. La fascia in cui sembra immersa la Terra nella foto di copertina è dovuta ai raggi solari riflessi nella camera che ha realizzato l'immagine. In questa foto, la Terra appare come un tenue puntino blu grande appena 0,12 pixel.
L'importanza di Pale Blue Dot
L'immagine della Terra scattata dalla Voyager 1 ha ispirato il titolo di uno dei più famosi libri di Carl Sagan, Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space. Nel testo, l'astronomo statunitense riflette in maniera profonda sul significato culturale di quella visione. La Terra appare come un piccolo e fragile puntino azzurro, solitario nell'immensità dello spazio, una casa cosmica dove ogni essere umano che sia mai esistito ha vissuto la sua intera esistenza. L'autore ci invita a riflettere sul fatto che quel puntino azzurro rappresenta l'unico luogo a noi noto nell'Universo in grado di sostenere la vita. È quindi nostro dovere preservarlo, poiché non esiste un pianeta B dove l'umanità può rifugiarsi e in tutta la vastità del cosmo non c'è traccia che un aiuto possa giungere da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
Ma le riflessioni di Sagan non si limitano all'ambientalismo. Nel suo libro troviamo infatti anche un profondo messaggio di pace e fratellanza universale:
Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare per un momento padroni di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che noi abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida.