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24 Settembre 2025
15:55

Perché le affermazioni di Trump sul paracetamolo in gravidanza come causa di autismo non hanno base scientifica

Lo confermano EMA, AIFA e altri enti internazionali: il paracetamolo in gravidanza non provoca l'autismo ed è un farmaco sicuro. Il più grande studio mai condotto, su oltre 2,5 milioni di bambini, ha escluso correlazioni dirette.

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Perché le affermazioni di Trump sul paracetamolo in gravidanza come causa di autismo non hanno base scientifica
paracetamolo autismo

Ha fatto scalpore la recente dichiarazione del presidente USA Donald Trump  secondo cui il paracetamolo (negli USA è venduto come Tylenol e in Italia il marchio più famoso è Tachipirina) preso in gravidanza o nei primi mesi di vita causerebbe l’autismo. Questa affermazione, però, ignora decenni di prove scientifiche: non c'è alcuna evidenza in letteratura, infatti, del fatto che il paracetamolo usato in gravidanza sia correlato allo sviluppo di disturbi dello spettro autistico o altre condizioni neurologiche e dell’apprendimento come il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD). Non a caso, la risposta dal mondo scientifico e dagli enti di controllo e sicurezza dei medicinali di tutto il mondo è stata immediata e unanime: il paracetamolo è un farmaco sicuro da assumere in gravidanza. Ovviamente, come tutti i farmaci, non va assunto a caso bensì sempre secondo le indicazioni del medico, ma febbre alta e dolore non trattato durante la gravidanza sono condizioni pericolose per lo sviluppo del feto.

Cosa dicono le istituzioni di riferimento sul rapporto tra paracetamolo e disturbi dello sviluppo neurologico

L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), l’Agenzia Italiana dei Farmaci (AIFA), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Agenzia Regolatrice inglese dei Medicinali (MHRA), la Società degli Ostetrici e Ginecologi Canadese (SOGC) sono solo alcuni degli enti che hanno ribadito la sicurezza di questo farmaco in gravidanza, quando clinicamente necessario.

EMA, AIFA e numerose altre organizzazioni confermano che il paracetamolo è sicuro ed è l’antidolorifico e antipiretico di prima scelta in fase di gravidanza e allattamento. Anche un portavoce dell’OMS, Tarik Jasarevic, in merito alle dichiarazioni di Trump ha ribadito in conferenza stampa che «Le evidenze sono inconsistenti».

La MHRA britannica ricorda inoltre la pericolosità della febbre alta in gravidanza. Come dichiarato inoltre dalla Società Italiana di Pediatria, il paracetamolo è «l’unico antipiretico che può essere eventualmente impiegato fin dalla nascita». La febbre alta nei bambini al di sotto di un anno può provocare disidratazione, ipertermia e gravi danni neurologici, come riportato dalle linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE). Nelle donne in gravidanza, inoltre, l’uso di antidolorifici diversi dal paracetamolo, come ibuprofene e gli antinfiammatori non steroidei (FANS) è sconsigliato.

Fa eccezione la Food and Drug Administration (FDA) americana, che ha rilasciato un comunicato in cui avvisa che avvierà campagne informative ai medici e modifiche ai foglietti illustrativi dei farmaci contenenti paracetamolo in modo da informare di una possibile associazione con lo sviluppo di disturbi neurologici se usato in gravidanza. Nello stesso comunicato, però, quasi a smentire sé stessa, la FDA, ribadisce che non ci sono prove a sostegno di una diretta correlazione causa-effetto, e che altri farmaci, come gli antinfiammatori non steroidei, sono associati a gravi rischi dello sviluppo del feto.

Il più grande studio su paracetamolo e sviluppo neurologico

Ad aprile 2024 è stato pubblicato sulla rinomata rivista Journal of the American Medical Association (JAMA) il più grande studio finora effettuato sul rapporto tra utilizzo di paracetamolo in gravidanza e sviluppo di disturbi neurologici e dell’apprendimento. Condotto in Svezia, lo studio ha raccolto dati dall’enorme archivio sanitario del Paese analizzando ben 2 milioni e mezzo di bambini dal 1999 al 2019 senza trovare alcuna prova che il paracetamolo in gravidanza causi l’autismo. Se è vero che alcuni studi hanno effettivamente trovato una correlazione tra paracetamolo e autismo, è altrettanto vero che le correlazioni possono essere spurie: due eventi possono avvenire nello stesso momento senza essere l’uno causa dell’altro.

Per verificare o smentire la presenza di un'eventuale correlazione, questo studio ha confrontato i dati da figli nati dagli stessi genitori, uno esposto a paracetamolo durante la gravidanza e l’altro no. Essendo fratelli o sorelle, questi individui condividono parte del genoma, l’educazione e le condizioni di salute della madre, quindi solo l’uso del farmaco avrebbe potuto essere la causa dell’eventuale sviluppo di un disturbo neurologico. Anche in questo caso non c’era nessuna differenza con i bambini non esposti al paracetamolo, confermando che non c’è una relazione di causa-effetto tra uso di paracetamolo in gravidanza e sviluppo di disturbi dello spettro autistico, ADHD o altri disturbi del neurosviluppo.

Viktor Ahlqvist, autore principale dello studio, ha spiegato inoltre in un'intervista alla CNN che non stiamo assistendo a un aumento dei casi di autismo, ma semplicemente a un aumento delle diagnosi, dovuto a una crescita dell’attenzione e della consapevolezza di genitori e medici, al miglioramento degli strumenti diagnostici e all'ampliamento dei criteri diagnostici. 

Le mancanze metodologiche degli studi che associano paracetamolo e autismo

Nello studio svedese vengono spiegati anche alcuni bias, ossia distorsioni che possono confondere i dati che analizziamo e quindi influenzare i risultati e le conclusioni delle ricerche. Gli studi in cui sono state osservate presunte associazioni tra uso di paracetamolo in gravidanza e disturbi neurologici avevano mancanze metodologiche come un basso numero di partecipanti e numerosi fattori confondenti.

Per esempio, non erano specificati i motivi dell’assunzione di paracetamolo: infezioni, febbre alta, dolore da malattie autoimmuni, ossia i disturbi per cui si usa questo farmaco, sono di per sé fattori di rischio che influenzano lo sviluppo neurologico. Non veniva presa in considerazione la componente genetica di questi disturbi, né l’assunzione di altri farmaci. Inoltre, non tenevano in considerazione che la maggior parte delle donne che prendevano paracetamolo presentavano condizioni di salute e patologie associate a disturbi del neurosviluppo.

Insomma, si sono focalizzati solo sull’utilizzo di paracetamolo, senza guardare altro. E come dichiarato anche da Viktor Ahlqvist nell’intervista alla CNN «non si può fare cherry picking con la scienza», ovvero non si possono scegliere solo i dati che più confermano la nostra ipotesi.

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