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15 Gennaio 2024
12:47

Il Blue Monday è davvero il giorno più triste dell’anno? No, è pseudoscienza

Il terzo lunedì di gennaio cade il cosiddetto Blue Monday, spacciato per “il giorno più triste dell'anno”. Ma non c'è alcuna base scientifica a supporto di questa affermazione.

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Il Blue Monday è davvero il giorno più triste dell’anno? No, è pseudoscienza
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Il Blue Monday cade ogni anno il terzo lunedì di gennaio ed è spesso presentato come “il giorno più triste dell'anno”. Il presunto fatto che questo sia il giorno più triste dell'anno si baserebbe su un'equazione matematica, chiamata equazione di Arnall. Tuttavia gli esperti considerano il concetto del Blue Monday come pseudoscienza. In questo articolo facciamo chiarezza sulla sua accuratezza scientifica.

Come è nato il Blue Monday: la storia

L'idea del Blue Monday deriva probabilmente dal fatto che i lunedì sono spesso associati a una certa tristezza o malinconia, a causa della necessità di abbandonare il divertimento del weekend e riprendere la routine lavorativa. Ma perché blue? In inglese, l'aggettivo non indica solo il colore blu ma è anche associato alla malinconia o, appunto, alla “tristezza”. Il ritorno al lavoro dopo le vacanze natalizie, il freddo invernale e le giornate più corte contribuiscono a costruire l'idea che questo giorno sia il più triste dell'anno.

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Il concetto è stato coniato nel 2005 da Cliff Arnall, uno psicologo britannico, attraverso un'equazione che includeva variabili come il tempo, i debiti accumulati durante le festività, la motivazione e la necessità di agire. L’origine del Blue Monday può essere fatta risalire a un comunicato stampa diffuso nel 2005 da Sky Travel, un canale britannico dedicato ai viaggi e ai documentari. Arnall stesso disse di avere individuato la data del terzo lunedì di gennaio per aiutare le compagnie ad analizzare la tendenza dei loro clienti, osservando come questi ultimi siano più propensi a prenotare un viaggio quando si trovano in uno stato di profondo malumore. Già questo ci aiuta a inquadrare il Blue Monday come un concetto giornalistico più che rigorosamente scientifico.

L'equazione del Blue Monday

Arnall, all’epoca impiegato in un istituto educativo alle dipendenze dell’Università di Cardiff, aveva sviluppato un’equazione a partire da una serie di parametri che permetterebbero di calcolare il giorno in cui ogni anno la tristezza raggiunge l’apice. Nella versione del 2005, l'equazione aveva questa forma:

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Le variabili sarebbero le seguenti:

W = condizioni atmosferiche;
D = debito;
d = salario mensile;
T = tempo trascorso dal Natale;
Q = tempo trascorso dal fallimento dei propositi per il nuovo anno;
M = livelli motivazionali bassi;
Na = sensazione di una necessità di agire.

Secondo questa teoria, al Blue Monday le persone si sentono maggiormente depresse perché inconsciamente il cervello realizza in questo giorno che sono finite le festività natalizie e che i mesi successivi saranno caratterizzati dalla quasi totale assenza di giorni festivi. Tuttavia, è chiaro che nessuna di queste variabili può essere definita rigorosamente, quindi è impossibile utilizzare la formula per calcolare alcunché.

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Le critiche scientifiche al Blue Monday

L'equazione di Arnall è composta da variabili che, sebbene sembrino pertinenti a prima vista, mancano di fondamenta scientifiche solide. Non solo: l’equazione è una libera interpretazione del professore, tanto che la stessa università ne ha preso le distanze. Nonostante ciò, ogni anno, si presenta la stessa storia.

Gli esperti sottolineano che la misurazione della felicità è un processo estremamente complesso e non può essere ridotto a una semplice formula matematica. La critica più dura si concentra sul fatto che l'equazione è stata sviluppata con intenti promozionali, anziché per ragioni scientifiche. Si tratta insomma di una narrazione pseudoscientifica.

Le critiche psicologiche al Blue Monday

Ma c'è anche un altro fattore da considerare: la depressione è una patologia vera e propria, che ha un effetto devastante sulla vita di chi ne soffre, e andrebbe quindi trattata con il dovuto rispetto. Bollare anno dopo anno un certo giorno come “il più deprimente dell’anno” rischia invece di banalizzare la sofferenza di chi lotta realmente con la depressione.

Per chi soffre di disturbi dell’umore, può essere addirittura motivo di ansia e agitazione. E persino un innesco che può generare un peggioramento della malattia, come una sorta di profezia che si auto-avvera spingendo a sentirsi di cattivo umore in quello che ci è stato presentato come “il giorno più deprimente dell’anno secondo la scienza”. Anche se, come abbiamo visto, la scienza c'entra ben poco con questo concetto.

Quindi, no, il terzo lunedì di gennaio non siamo più tristi del solito. Il Blue Monday può essere considerato un esempio di come la cultura popolare possa abbracciare concetti senza una solida base scientifica. La sua persistenza nell'immaginario collettivo sottolinea la necessità di affrontare criticamente le narrazioni culturali e di considerare la complessità delle emozioni umane.

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