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28 Dicembre 2025
8:00

Parlare una seconda lingua protegge il cervello e aumenta la materia grigia, ma ha un costo

Il bilinguismo rimodella il cervello, aumentando materia grigia e connessioni neuronali e offrendo protezione contro il declino cognitivo. Comporta però un lieve costo nell’accesso alle parole. Migliora infine il controllo esecutivo e l’empatia, affinando la capacità di assumere prospettive altrui.

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Parlare una seconda lingua protegge il cervello e aumenta la materia grigia, ma ha un costo
bilinguismo e cervello

Imparare una nuova lingua non è solo un modo per viaggiare senza problemi in ogni parte del mondo e integrarsi meglio con culture lontane; è un vero e proprio allenamento biologico che riscolpisce la struttura stessa del nostro cervello. La scienza ha dimostrato che l'esperienza bilingue induce una neuroplasticità straordinaria, modificando la densità della materia grigia e l'integrità delle connessioni neuronali, offrendo persino una potente protezione contro il declino cognitivo legato all'invecchiamento. Tuttavia, questa ginnastica mentale ha un "prezzo": gestire due o più lingue comporta un costo cognitivo che può rallentare leggermente l'accesso alle parole, anche nella propria lingua madre. In pratica, si trovano più spesso a dire. "Ce l'ho sulla punta della lingua!"

Come parlare più lingue agisce sul cervello: gli effetti

Il cervello umano possiede una straordinaria capacità di adattarsi e riconfigurarsi in risposta alle esperienze, un fenomeno noto come neuroplasticità. Parlare più lingue è una delle attività che più stimolano la plasticità dei neuroni. Studi di neuroimaging strutturale hanno rivelato che i bilingui mostrano una maggiore densità di materia grigia in aree del cervello cruciali per l'elaborazione del linguaggio e del controllo esecutivo, come il giro frontale inferiore e il lobulo parietale inferiore. Inoltre, il bilinguismo rafforza l'integrità della materia bianca, ovvero i "cavi" che connettono diverse regioni cerebrali, migliorando la comunicazione tra i due emisferi cerebrali.

Al contrario di quello che si pensa, questi cambiamenti strutturali non sono limitati all'infanzia; possono verificarsi rapidamente anche negli adulti che affrontano un apprendimento linguistico intensivo a breve termine e sono riscontrabili anche negli anziani. Forse l'effetto più sorprendente di questa riorganizzazione cerebrale è la "riserva cognitiva": il bilinguismo sembra proteggere il cervello dai sintomi della demenza. Sebbene i bilingui possano sviluppare la patologia dell'Alzheimer con la stessa probabilità dei monolingui, il loro cervello riorganizzato permette di compensare i danni, ritardando l'insorgenza dei sintomi della demenza di circa 4-5 anni rispetto ai monolingui.

Il "costo cognitivo" del parlare più lingue

Nonostante i benefici strutturali, gestire due o più lessici comporta delle sfide. Esiste infatti uno svantaggio documentato nell'accesso lessicale: i bilingui tendono a essere più lenti nel dare nomi alle immagini rispetto ai monolingui, un effetto che si verifica non solo quando parlano la loro seconda lingua, ma sorprendentemente anche quando usano la loro lingua madre. Questo fenomeno non scompare necessariamente con la ripetizione e sembra essere più marcato per le parole a bassa frequenza d'uso.

Inoltre, i bilingui sperimentano più frequentemente la sensazione di avere una parola sulla punta della lingua. Poiché i bilingui usano ciascuna lingua meno spesso di quanto faccia un monolingue con la sua unica lingua, le connessioni per recuperare le parole diventano leggermente più deboli a causa del minor uso. Tuttavia, c'è un'eccezione interessante: questo svantaggio scompare per le parole simili in entrambe le lingue (vampire in inglese e vampiro in italiano), dove la somiglianza del suono facilita il recupero riducendo i blocchi mentali.

Empatia e poliglottismo

Oltre alla struttura cerebrale e alla velocità di elaborazione, il bilinguismo sembra influenzare anche la cognizione sociale, in particolare la capacità di capire che gli altri possono pensarla diversamente da noi. In compiti dove è necessario ignorare ciò che si sa per indovinare cosa pensa un'altra persona (evitando quindi di rimanere incastrati nel proprio punto di vista), i bilingui performano meglio, commettendo meno errori di prospettiva.

Questo vantaggio sembra derivare da due fattori collegati. In primo luogo, i bilingui hanno un sistema di controllo esecutivo potenziato, necessario per inibire la lingua non in uso, che li aiuta anche a inibire la propria prospettiva per assumere quella altrui. In secondo luogo, i bilingui sviluppano precocemente una sensibilità sociolinguistica: devono costantemente monitorare chi parla quale lingua e adattarsi di conseguenza, una forma di "ginnastica" continua nel prendere in considerazione la prospettiva dell'interlocutore. Dunque, lo sforzo di gestire più lingue non solo modifica l'architettura del cervello, ma affina anche la capacità di connettersi con gli altri.

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