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Una tra le leggende metropolitane più dure a morire è quella legata alla morte di Paul McCartney: chi crede a questa storia, sostiene che il celebre cantautore e compositore dei Beatles sarebbe morto in un incidente stradale nel 1966 e che sia stato prontamente sostituito da un sosia. Si tratta di una notizia la cui presunta veridicità sarebbe confermata da piccoli indizi lasciati dalla band nelle cover degli album, nei testi delle canzoni o in alcuni strani suoni udibili solo riproducendo al contrario i vinili del gruppo. Al momento, ovviamente, non esistono prove concrete di alcun tipo in merito alla morte e successiva sostituzione, ma vale la pena spendere due parole per capire come è nata la leggenda di "Paul is Dead" e come si è evoluta nel tempo.
La nascita della leggenda “Paul is dead”
Come ogni leggenda metropolitana che si rispetti, non sappiamo con esattezza dove e quando si sia originata. Una tra le prime tracce si può ritrovare nel giornale universitario della Drake University dell'Iowa, pubblicato il 17 settembre 1969. All'interno di un articolo lo studente Tim Harper si interroga sulla possibile morte di Paul McCartney: questo dubbio non nacque dal nulla, ma dal fatto che a novembre del 1966, tre anni prima, il cantautore fosse stato coinvolto in due distinti incidenti stradali. L'artista fortunatamente riuscì a sopravvivere ad entrambi, ma qualcuno iniziò a vociferare che fosse morto e che, al suo posto, la band avesse reclutato un sosia.
La notizia – non verificata – arrivò a una radio locale, e da qui ad alcune emittenti nell'area di New York: la bufala iniziò ad espandersi a macchia d'olio, raggiungendo in pochi anni popolarità a livello internazionale. Il vero "salto di qualità", però, avvenne solo nel 2015.
La finta intervista a Ringo Starr
Un apparente punto di svolta avvenne nel 2015, quando il portale disinformativo World News Daily Report pubblicò un'intervista con Ringo Starr – che in un secondo momento si scoprì essere totalmente inventata dagli autori dell'articolo. All'interno di questa chiacchierata mai avvenuta, Ringo avrebbe confermato che Paul sarebbe morto il 9 novembre 1966 in un incidente stradale. Per evitare problemi con il pubblico e con la casa discografica, i restanti membri dei Beatles avrebbero indetto un concorso di sosia, eleggendo come vincitore (e nuovo membro della band) tale William Shears Campbell. Queste le presunte dichiarazioni di Ringo riportate su WNDR:
Non sapevamo cosa fare e Brian Epstein, il nostro manager, ci suggerì di assumere Billy Shears come soluzione temporanea. Doveva durare solo una o due settimane, ma il tempo passava e nessuno sembrava accorgersene, così continuammo a suonare. Billy si rivelò un musicista piuttosto bravo e riuscì a suonare quasi meglio di Paul. L'unico problema era che non riusciva ad andare d'accordo con John.
Sempre continuando su questa scia, il gruppo avrebbe inserito nei successivi album tutta una serie di messaggi nascosti, per "preparare" il pubblico all'annuncio della morte. Nella copertina di Abbey Road, ad esempio, Paul è l'unico scalzo, e in alcune culture questo è considerato un simbolo riconducibile alla morte.

La reazione di Paul McCartney
Nel corso degli anni Paul McCartney ha smentito queste voci, anche se preferisce non parlare di questa teoria per non dare adito a chi la ritiene veritiera. Tra tutte, una tra le più famose interviste sull'argomento risale al 1969, quando parò con i giornalisti della rivista Life. Qui un piccolo estratto:
È tutto maledettamente stupido […] Io camminavo a piedi nudi perché era una giornata calda. […] Forse la voce è nata perché ultimamente non sono stato molto presente sui giornali. Ho fatto abbastanza pubblicità per una vita intera e non ho nulla da dire in questi giorni. Sono felice di stare con la mia famiglia e lavorerò quando lavorerò. Sono stato acceso per dieci anni e non mi sono mai spento. Ora mi spengo ogni volta che posso. Preferisco essere un po' meno famoso in questo periodo.