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2 Marzo 2025
8:00

Perché alcuni ricordano i sogni più di altri? Un nuovo studio rivela cosa influenza la nostra memoria onirica

Un recente studio della Scuola Superiore di Studi IMT Lucca ha esplorato i meccanismi che regolano la capacità di ricordare i sogni, individuando i fattori che influenzano la nostra memoria onirica. Durante il sonno, trascorriamo ore immersi nell’universo dei sogni, ma al risveglio, spesso, non ne conserviamo alcun ricordo.

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Perché alcuni ricordano i sogni più di altri? Un nuovo studio rivela cosa influenza la nostra memoria onirica
sogni

La capacità di ricordare i sogni è influenzata da diversi fattori, tra cui tratti di personalità, come l'importanza che attribuiamo ai sogni e la tendenza a vagabondare con la mente, la qualità del sonno e persino il periodo dell'anno. Sono questi i motivi da cui dipende la nostra memoria onirica secondo un recente studio condotto dalla Scuola Superiore di Studi IMT Lucca e pubblicato su Communications Psychology. Anche se spesso non lo ricordiamo, tutti sogniamo e lo facciamo per circa due ore ogni notte. Eppure, mentre alcune persone riescono a rievocare con precisione i dettagli dei propri sogni, altre li dimenticano immediatamente, arrivando a pensare di non essere in grado di sognare.

Perché non ricordiamo i sogni: le evidenze scientifiche

Lo studio italiano della Scuola Superiore di Studi IMT Lucca ha coinvolto 204 partecipanti tra i 18 e i 70 anni, invitandoli a registrare quotidianamente i propri sogni al mattino per 15 giorni, monitorando contemporaneamente il sonno e l’attività cerebrale.

Dalla ricerca è emerso che le persone che ricordano più facilmente i propri sogni sono anche quelle che attribuiscono loro un significato e un’importanza maggiore. Ad esempio, chi tiene un diario dei sogni o riflette spesso sulle proprie esperienze oniriche tende a ricordarli più facilmente. Una possibile spiegazione è che prestare attenzione ai sogni ci renderebbe più resistenti alle distrazioni mattutine. Spesso, appena svegli, il nostro cervello viene subito bombardato da un’infinità di stimoli: preoccupazioni sulle attività della giornata, notifiche sul telefono, conversazioni con il partner. Tutti questi elementi sono dei veri e propri distrattori, che spingono i sogni in secondo piano fino a farceli dimenticare. Contrariamente, chi presta maggiore attenzioni ai propri sogni al mattino, così come chi ha una minore tendenza alla distrazione, tende a ricordarli molto meglio.

Un altro aspetto interessante emerso dallo studio è che coloro che tendono a sognare ad occhi aperti durante il giorno tendono a ricordare meglio anche i sogni notturni. Quando fantastichiamo con la mente, infatti, il nostro cervello attiva una rete di aree chiamata Default Mode Network, responsabile di stati mentali come l'introspezione e il "mind wandering" (vagabondaggio mentale). Secondo gli autori dello studio, questa maggiore consapevolezza del proprio mondo interiore potrebbe facilitare il processo di codifica e recupero dei sogni, aumentando le probabilità di ricordarli.

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Immagine di fMRI che mostra le aree cerebrali coinvolte nel Default Mode Network
Credit: John Graner, Neuroimaging Department, National Intrepid Center of Excellence, Walter Reed National Military Medical Center, 8901 Wisconsin Avenue, Bethesda, MD 20889, USA.

Sogniamo mentre dormiamo, dunque non sorprende che anche la qualità del sonno influisca sulla capacità di ricordarli: un sonno prolungato trascorso in REM, una fase del ciclo del sonno caratterizzata da rapidi movimenti degli occhi (REM sta proprio per Rapid Eye Movement) e da un’attività cerebrale che somiglia molto a quella da svegli, è associato a una maggiore probabilità di ricordare i sogni, mentre un sonno breve nelle fasi non-REM (in particolare nella fase N3) sembra ridurre questa capacità.

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Il grafico mostra un ipnogramma,  che rappresenta le fasi del sonno in funzione del tempo. Credit: Gábor Hunor–László Cerebrullogicas

Infine, curiosamente, anche la stagione influisce sulla nostra memoria onirica. In primavera, infatti, tendiamo a ricordare più sogni rispetto agli altri periodi dell’anno, anche se le cause di questo fenomeno restano ancora sconosciute.

Non sogniamo solo nella fase REM: diverse tipologie di sogni

Non tutti i sogni sono uguali: alcuni sono come flash confusi, un mix di immagini, pensieri e suoni; altri sono veri e propri film mentali, a volte con una storia realistica, altre volte completamente assurda. Come è noto da tempo, i sogni con una “storia”, si verificano durante la fase REM del sonno. Tuttavia, contrariamente a quanto si credeva fino a qualche anno fa, non sogniamo solo nella fase REM: i sogni possono avvenire durante tutte le fasi del ciclo del sonno, ma durante il sonno non-REM tendono a essere più semplici, frammentati, quasi come una serie di pensieri o immagini confuse. Per questo motivo, è più difficile conservare un ricordo di questi sogni, che spesso dimentichiamo all'istante dandoci l'idea di non aver sognato affatto.

Perché è così facile dimenticare i sogni

La risposta potrebbe risiedere nella noradrenalina, un neurotrasmettitore fondamentale per il consolidamento della memoria: durante il giorno, la noradrenalina ci aiuta a fissare i ricordi a lungo termine, ma quando dormiamo i suoi livelli crollano.

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Struttura molecolare della noradrenalina.

Questo rende difficile per il nostro cervello "salvare una copia" dei sogni. Infatti, li ricordiamo solo se ci svegliamo durante o subito dopo aver sognato. Altrimenti, il cervello li elimina, come se non fossero mai esistiti. Proprio per questo, prestare attenzione ai propri sogni appena svegli, prima di immergersi nel trambusto delle attività quotidiane, rappresenta una strategia efficace per ricordarli meglio.

Anche se può sembrare un peccato, dimenticare i sogni è un meccanismo protettivo. Se li ricordassimo a lungo, rischieremmo di confonderli con la realtà. Dimenticandoli, invece, il cervello ci aiuta a mantenere separato il mondo onirico dalla vita quotidiana.

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