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24 Aprile 2024
7:00

Perché sogniamo e a cosa servono i sogni? La scienza della vita onirica

I sogni potrebbero simulare scenari minacciosi senza rischi reali, aiutare a elaborare emozioni e prepararsi ad affrontare le minacce della vita diurna. Servono anche per consolidare memorie e apprendimenti, attivando aree cerebrali legate all'emozione e riducendo quelle del pensiero razionale.

A cura di Joel Baldo
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Perché sogniamo e a cosa servono i sogni? La scienza della vita onirica
Perche sogniamo e a cosa servono i sogni

I sogni si verificano principalmente durante la fase REM del sonno (Rapid Eye Movement), contraddistinta da un rapido movimento dei nostri occhi. Non è chiaro perché sogniamo: oltre al fatto che sognare aiuta a consolidare la memoria, dal punto di vista evolutivo troviamo un’interpretazione decisamente affascinante: sognare ci permette di simulare possibilità reali senza rischiare l’incolumità, e lo fa anche in “risparmio energetico”, scollegando il cervello dal corpo, così da non tradurre in azione ciò che sogniamo. Il sogno, inoltre, sembra essere uno spazio privilegiato per le emozioni, piuttosto che per il pensiero analitico, pertanto può avere un ruolo nel processamento e nell'elaborazione delle emozioni che abbiamo provato durante la giornata: la forma talvolta strana e confusa dei nostri sogni può servire proprio per dare alle nostre esperienze uno spazio non strettamente legato alla realtà. Vediamo nel dettaglio a cosa servono i sogni e le varie teorie a riguardo.

I sogni come terapia notturna

Una delle teorie principali legate alla funzione dei sogni è quella dell'elaborazione emotiva. Secondo questa visione, i sogni agiscono come una sorta di terapia notturna, aiutando l'individuo a elaborare gli eventi emotivi della giornata. Questa teoria è supportata da studi che mostrano come il contenuto dei sogni spesso rifletta le preoccupazioni, le ansie e gli eventi significativi della vita di una persona.

Il sogno, in questo contesto, diventa uno strumento per la gestione dello stress e dell'ansia, permettendo di affrontare in maniera simbolica le situazioni che ci turbano durante la veglia. Questa interpretazione dei sogni è sostenuta sul piano neuroscientifico dalla intensa attivazione dell’amigdala e della corteccia cingolata, aree attive nel processamento emotivo.

amigdala

Insieme a esse sono particolarmente attive la corteccia visiva e la corteccia motoria, che mettono in scena il teatro onirico simulando scenari e movimenti. Al contrario, si abbassa notevolmente l’attivazione della corteccia prefrontale, quell’area solitamente associata alla presa di decisioni razionale e alla valutazione “lenta” delle informazioni.

Sognare per non rischiare la vita: le teorie evoluzionistiche sui sogni

Da un punto di vista evoluzionistico, alcuni scienziati suggeriscono che i sogni potrebbero avere avuto un ruolo nella simulazione di scenari di minaccia, preparando così gli individui ad affrontare pericoli e sfide nella vita reale. Questa "prova generale" notturna avrebbe offerto molti vantaggi, affinando anche durante il sonno le strategie di sopravvivenza degli esseri umani.

contare le pecore prima di andare a dormire

Tale ipotesi sarebbe avvalorata da una marcata frequenza di quei sogni che inscenano situazioni di pericolo, di minaccia o di sfida, riproducendo talvolta lo stesso scenario in varie combinazioni. Allo stesso tempo, vedere i sogni come una palestra per la sopravvivenza entra in accordo con la presenza massiccia delle emozioni nell’immaginario notturno, dato che queste sono, evolutivamente parlando, i primi e più immediati dispositivi di azione per la sopravvivenza: pensiamo alla paura, che innesca il rilascio massiccio di adrenalina utile a rendere i muscoli scattanti per una eventuale lotta o fuga, o alla gioia, che ci fa legare con i nostri familiari e amici spingendoci alla vita di gruppo, cioè a una vita decisamente più facile sul piano evolutivo.

Consolidamento della memoria e apprendimento

Un'altra importante funzione connessa ai sogni è il consolidamento della memoria che, ad oggi, ha solo il carattere di una correlazione. Durante il sonno, in particolare nelle fasi REM, il cervello sembra riorganizzare e consolidare le informazioni apprese durante il giorno.

Questo processo di consolidamento della memoria aiuta non solo a immagazzinare le informazioni a lungo termine, ma anche a favorire l'apprendimento riorganizzando le connessioni sinaptiche, cioè le connessioni tra i neuroni, rafforzandole o sfoltendole (“potandole”, in termine tecnico). Gli studi condotti dimostrano che il sonno, e per estensione il sogno, gioca un ruolo cruciale nell'ottimizzazione delle capacità cognitive e dell'apprendimento non tanto in singoli task o elementi, ma piuttosto rispetto allo schema generale della nostra conoscenza. Le interpretazioni più caute guardano all’attività neurale notturna come a un aiuto a stimolare e preservare le connessioni neurali, anche in assenza di stimoli esterni; un po’ come tenere il computer in stand-by invece che spegnerlo.

Ciò che sappiamo sui sogni non è poco, ma è doveroso riportare che, nonostante i progressi delle neuroscienze e della psicologia, la vera spiegazione del perché sogniamo rimane un interrogativo. Tuttavia, le teorie esposte offrono spunti affascinanti sulla complessità della mente umana e sulla potenziale funzione dei sogni nella nostra vita.

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