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31 Maggio 2025
13:00

Perché i gatti arancioni sono quasi sempre maschi? Ora lo sappiamo: è una mutazione genetica

Una mutazione genetica unica, mai trovata in altri animali, è la chiave del colore arancione nei gatti. Questa mutazione aumenta l’attività del gene Arhgap36, che regola la pigmentazione del pelo, spiegando anche perché la maggior parte dei gatti arancioni sono maschi.

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Perché i gatti arancioni sono quasi sempre maschi? Ora lo sappiamo: è una mutazione genetica
gatti arancioni

Dopo oltre 60 anni di ricerche, gli scienziati hanno finalmente svelato perché alcuni gatti hanno il pelo arancione. La risposta si nasconde nei loro geni, in particolare in una piccola porzione del cromosoma X. Due team di ricerca – uno della Stanford University negli Stati Uniti e l’altro della Kyushu University in Giappone – hanno scoperto in modo indipendente una mutazione genetica ben precisa che cambia tutto: si tratta della perdita di un piccolo segmento di DNA, una cosiddetta “delezione”, che influisce sull’attività di un gene chiamato Arhgap36.

Un dato che non solo conferma l’importanza della mutazione, ma spiega anche perché i gatti arancioni siano quasi sempre maschi: essendo il gene localizzato sull’X, ai maschi (che hanno solo un cromosoma X) basta una copia della mutazione per diventare arancioni. Le femmine, avendone due, devono ereditarla da entrambi i genitori per avere un colore uniforme. Se la mutazione è presente in un solo cromosoma, invece, il risultato è un mantello “a chiazze”, come nei calico, dove alcune aree esprimono il gene e diventano arancioni, altre no.

Come la mutazione sul cromosoma X fa diventare arancioni i gatti: i dettagli delle ricerche scientifiche

Ma cosa succede esattamente? Questo gene, quando è attivo, stimola la produzione di un pigmento chiamato feomelanina, responsabile dei colori caldi come il giallo, il rosso e – appunto – l’arancione. Nei gatti con la mutazione, Arhgap36 viene espresso fino a 13 volte più del normale, e questo porta a una vera e propria esplosione di colore arancione nel mantello. La cosa interessante è che la mutazione non si trova direttamente nel gene stesso, ma poco prima di esso, in una zona del DNA che normalmente regola quanto un gene debba essere acceso o spento. Quando questo “interruttore” manca, il gene rimane acceso più del dovuto, rendendo il pelo arancione.

A dimostrare tutto questo sono stati due studi indipendenti, pubblicati in anteprima sulla piattaforma bioRxiv (quindi in attesa di revisione ufficiale). Il primo è stato guidato dal genetista Greg Barsh della Stanford University. Il suo team ha analizzato le cellule della pelle di gatti arancioni e ha notato che il gene Arhgap36 era molto più attivo del normale, circa 13 volte di più. In un primo momento, i ricercatori pensavano che ci fosse una mutazione dentro il gene, ma con grande sorpresa hanno scoperto che il cambiamento era in una regione che non contiene istruzioni per costruire proteine, ma che agisce da "regolatore" dell’espressione genica. In pratica, è come se fosse saltato un interruttore che normalmente tiene il gene sotto controllo.

Per capire se questa mutazione fosse comune, i ricercatori hanno consultato un archivio di 188 genomi felini. Risultato? Tutti i gatti con il mantello arancione, calico o tartarugato avevano esattamente la stessa delezione sul cromosoma X.

Anche il secondo studio, coordinato dal genetista giapponese Hidehiro Toh dell’Università di Kyushu, è arrivato alle stesse conclusioni. Il suo gruppo ha analizzato oltre 250 genomi di gatti da tutto il mondo, trovando la stessa identica delezione. In più, ha osservato che nei gatti calico l’attività del gene Arhgap36 è più elevata proprio nelle zone arancioni del mantello, mentre cala nelle aree nere o marroni. Questo conferma che la variazione di colore dipende da quanto il gene viene “acceso” in quella specifica parte del corpo.

Una mutazione antica e misteriosa: quanto è diffusa e da dove viene

Le ricerche hanno rivelato che la mutazione responsabile del pelo arancione nei gatti è presente in esemplari di tutto il mondo. Questo suggerisce che la delezione nel gene Arhgap36 sia comparsa una sola volta nella storia evolutiva del gatto domestico e si sia poi diffusa attraverso la selezione naturale e l'allevamento umano. Secondo il genetista Christopher Kaelin, la presenza di gatti arancioni in antichi dipinti cinesi risalenti al XII secolo indica che questa mutazione è antica e ampiamente diffusa.

Attualmente, i ricercatori stanno considerando l'analisi del DNA di gatti mummificati o raffigurazioni egizie per determinare se la mutazione fosse presente anche nell'antichità. Questa piccola anomalia genetica potrebbe fornire preziose informazioni sulla storia dell'addomesticamento del gatto. A proposito di addomesticare, molti proprietari di gatti sostengono che i gatti arancioni siano più socievoli, affettuosi o "caotici" rispetto ad altri. Tuttavia, gli scienziati sono cauti nel trarre conclusioni definitive. Il gene Arhgap36 è attivo anche nel cervello e nelle ghiandole ormonali, quindi potrebbe teoricamente influenzare il comportamento. Tuttavia, gli studi finora non hanno rilevato differenze significative nell'attività cerebrale tra gatti arancioni e non arancioni .

Secondo Kaelin, è più probabile che la reputazione vivace dei gatti arancioni sia legata al fatto che sono quasi tutti maschi, e i maschi tendono ad essere più espansivi o turbolenti. Tuttavia, ulteriori studi potrebbero chiarire se esiste una connessione tra il colore del mantello e la personalità.

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