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Il tennista si avvicina alla linea di fondo campo, riceve 3 o 4 palline dai raccattapalle – i Ball Boys and Girls – le osserva, le tasta, le fa rimbalzare e ne scarta una o due e si prepara per il servizio. Se vi siete imbattuti in una partita di tennis, magari di Wimbledon in questi giorni, vi sarà capitato di assistere a questa scena, ma perché lo fanno? Quali differenze ci possono essere tra due palline da tennis praticamente identiche? Beh, i motivi e le differenze sono molteplici, non si tratta di scaramanzia ma racchiude concetti di fisica, aerodinamica e psicologia. La selezione dipende dall'usura, dalla presenza di peli sulla superficie e dalla pressione interna della pallina, tutte caratteristiche che influiscono sulla strategia del servizio stesso modificando il rimbalzo e la traiettoria.
Durante una partita di tennis dei tornei ATP e dei quattro Grandi Slam, 6 palline nuove vengono cambiate ogni 9 game, tranne all'inizio che le palline vengono utilizzate anche per il riscaldamento e vengono sostituite dopo i primi 7 game. In questo periodo di tempo vengono sottoposte a stress fisico e meccanico venendo colpite più volte con elevata potenza. Queste tensioni modificano l'anatomia della pallina usurandole in modo diverso e modificando le traiettorie. La peluria (fuzz in inglese) sulla superficie è una caratteristica fondamentale per questo concetto in quanto non solo permette di rendere molto più controllabili i colpi, ma anche di aumentare la presa della racchetta sulla palla. È proprio questo ciò che il giocatore o la giocatrice valuta durante la selezione che precede il servizio:
- Pallina nuova: una pallina meno usata presenta sulla superficie meno peluria, oppone meno resistenza dell'aria, viaggiando quindi più velocemente. Questa pallina verrà scelta e utilizzata per la prima di servizio, quando il tennista può usare la massima potenza per cercare un ace (servizio vincente) e mettere in difficoltà l'avversario.
- Pallina usurata: un pallina più pelosa ha una superficie più ruvida, occupa più volume e crea un maggiore attrito con l'aria rendendo il colpo più lento. Questa caratteristica si rivela utile quando l'atleta deve effettuare la seconda di servizio, dopo aver sbagliato la prima. In questo caso si cerca di creare problemi al proprio rivale, non tramite la massima potenza ma avendo il controllo del servizio e dando un effetto alla palla grazie a una maggiore presa sulle corde della racchetta, avendo anche un margine di errore più alto.
Oltre a essere una questione fisica, la scelta della pallina si rivela per molti tennisti anche un rituale psicologico. Il gesto di scegliere con cura la pallina rappresenta una pausa per rifiatare e trovare la massima concentrazione, resettare la mente dopo un errore e spezzare il ritmo dell'avversario. Insomma, nel tennis nulla è lasciato al caso e l'attenzione maniacale per ogni dettaglio può fare la differenza tra un buon servizio e un errore non forzato o tra una vittoria e una sconfitta.