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Le piante da appartamento possono migliorare la qualità dell'aria negli spazi chiusi delle nostra abitazioni e posti di lavoro, agendo come piccoli bio-purificatori d'aria. L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha infatti sottolineato come l'inquinamento dell'aria interna, e non solo quella esterna, sia uno dei fattori di rischio ambientale più rilevante per la nostra salute. I responsabili dell'inquinamento indoor sono i composti volatili organici (Volatile Organics Compounds, VOC) che entrano nelle nostre case aprendo le finestre (come lo smog delle auto), ma che vengono prodotti anche all'interno da dispositivi elettronici, detersivi, creme, perfino dall'arredamento stesso, dai mobili alla moquette. Le piante sono in grado di assorbirli e così purificare l'aria delle nostre case, ma non è tutto: in uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Washington nel 2018 alcune piante sono state modificate geneticamente per aumentare ancora di più la loro efficacia detox, con ottimi risultati.
Un gene dei mammiferi inserito nelle piante
Sentiamo parlare di fitodepurazione soprattutto in relazione all'utilizzo delle piante per la depurazione di acqua e terreni, ma il concetto vale anche per l'aria nelle nostre case. Oltre ad "aiutarci" assorbendo anidride carbonica (CO2) e restituendoci ossigeno (O2), le piante assorbono anche i VOC tramite stomi e cuticola fogliare, purificando ulteriormente l'aria delle nostre case. Uno dei problemi emersi dai vari studi è che servono molte piante per ottenere risultati misurabili.
Per risolverlo, qualcuno ha pensato di applicare delle mutazioni genetiche su alcune piante, introducendo nel loro DNA dei geni specifici per rendere la loro azione depurativa ancora più efficace. È quello che hanno fatto nel 2018 alcuni ricercatori dell'Università di Washington: hanno manipolato l'edera del diavolo (Epipremnum aureum), inserendo un gene per la produzione dell'enzima citocromo P450 2E1, presente in molti mammiferi, per promuovere il processo detox dell'aria. Una curiosità: è lo stesso enzima che nei mammiferi aiuta a eliminare le tossine dall'organismo, per esempio nel corpo umano lavora nel fegato e ci aiuta a eliminare sostanze di scarto o indesiderate.
Dall'esperimento è emerso che l'edera modificata rimuoveva benzene fino a 4,7 volte in più di quella normale e in soli 6 giorni riusciva ad eliminare completamente dall'ambiente il cloroformio, composto su cui l'edera normale non modificata non agisce affatto!
La fitodepurazione: dalla NASA all'Italia
I primi a studiare a confermare l'efficacia delle piante nella fitodepurazione dell'aria furono gli scienziati della NASA negli anni Ottanta. Sull'efficienza del processo incidono anche fattori come luce, temperatura e altre condizioni più o meno prevedibili in un ambiente reale. Ecco perché un progetto sperimentale condotto in collaborazione tra l'Università del Piemonte Orientale e l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) della Valle d'Aosta, ha provato a misurare l'efficacia della fitodepurazione dell’aria indoor in ambienti reali: un ufficio adiacente a un'aria produttiva, un salone da parrucchiere, il box di un benzinaio e una scuola dell'infanzia.
Tra quelli esaminati, l'ambiente indoor in cui la fitodepurazione è risultata più efficiente è stato l'ufficio: in questo ambiente, con temperatura controllata e una ventilazione meccanica prevista, l'effetto delle piante da interno ha consentito di diminuire la concentrazione di VOC complessivi del 45% circa. I test risultano negativi invece negli ambienti a concentrazione di VOC molto variabile (es. un ambiente produttivo) oppure in quelli dove c'è una continua contaminazione con l'aria esterna, come il box del benzinaio, dove veniva continuamente aperta la porta, lasciando quindi entrare inquinamento, smog e aria dall'esterno.