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11 Dicembre 2025
18:30

Qual è l’origine del popolo Maori e come si è sviluppata la loro società

Famosi per la danza rituale degli All Black nel rugby o per il film di animazione "Oceania", il popolo Maori della Nuova Zelanda ha una storia lunga e ricca di cultura.

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Qual è l’origine del popolo Maori e come si è sviluppata la loro società
MAORI-THUMBARTICOLO

Il popolo Maori è diventato famoso a livello internazionale sia grazie alla haka – la danza rituale effettuata dagli All Blacks prima di ogni partita di rugby – sia grazie al blockbuster di animazione Oceania. Ma la loro storia, in realtà, è molto più articolata e complessa di così e affonda le proprie radici in Oceania.

Come è nato il popolo Maori?

Non sappiamo con certezza come sia nata la popolazione dei maori ma con ogni probabilità si è trattato di qualche comunità polinesiana che ha navigato per l’Oceano Pacifico meridionale fino a scoprire intorno al 1300 quell’isola che, oggi, chiamiamo Nuova Zelanda ma che all’epoca fu battezzata come Aotearoa, che si può tradurre come “grande nuvola bianca”.

Questi antenati dei maori una volta arrivati su questa splendida isola del Pacifico avevano una grande priorità, cioè mangiare, e quindi per prima cosa si diedero alla pesca e alla caccia, in particolare alla caccia di foche e di moa. Questi sono – o meglio, erano – gli uccelli più grandi del mondo. Erano simili agli struzzi per intenderci… almeno fino a quando i maori ne hanno cacciati così tanti da farli estinguere.

Ovviamente con il passare del tempo i Maori capirono che non potevano andare avanti solo cacciando, e quindi pian piano dalle coste iniziarono ad avanzare verso l’entroterra, cacciando altri animali, raccogliendo bacche e coltivando patate dolci. Questi primi esploratori polinesiani quindi diedero vita a piccole comunità, formando tanti villaggi fortificati sparsi su tutta l’isola, i cosiddetti pa.

Come erano fatti i villaggi maori

Ogni pa veniva realizzato in posizioni strategiche, spesso in cima a piccole alture e circondato da più serie di palizzate e trincee, così da difendersi da eventuali attacchi nemici. Se questi sistemi di difesa non erano sufficienti a fermare i nemici, si passava alle armi, come la mere, una sorta di manganello in pietra, oppure la taiaha, un lungo bastone in legno. In generale possiamo dire che i maori erano abbastanza bellicosi e ostili gli uni verso gli altri, quindi spesso formavano alleanze e contro-alleanze per risolvere dispute di vario tipo.

Una cosa interessante è che loro, spesso, prima di scendere in battaglia, facevano una particolare danza dove urlavano, battevano i piedi e facevano smorfie, cioè la haka. Sì, la stessa haka che fanno anche gli All Blacks neozelandesi prima di iniziare le loro partite. Questa danza aveva come obiettivo sia quello di caricare i guerrieri, sia quello di spaventare il nemico. E a differenza di quello che potremmo pensare non esisteva una sola haka, ma diverse. Tant’è che ad esempio ancora oggi le Black Ferns, cioè la squadra femmine di rugby neozelandese, fanno una haka diversa da quella degli All Blacks.

Insomma, abbiamo capito che la battaglia era una parte importante della loro cultura, tanto che anche nelle loro credenze la guerra era un tema ricorrente.

La religione maori

Una tra le principali divinità Tūmatauenga, che era sia il dio dell’umanità che quello della Guerra. Anche se tra tutta la moltitudine di divinità in cui credevano, quella che ancora oggi è più famosa è senza dubbio quella di Maui, il semidio diventato famoso grazie a Oceania, il cartone della Pixar. Maui è così importante perché secondo la tradizione sarebbe colui che ha donato il fuoco agli uomini e ha fatto emergere dal fondale marino l’Isola della Nuova Zelanda – anche se poi in realtà le caratteristiche di ciascuna divinità potevano variare leggermente da isola a isola.

Ma la religione faceva parte anche dell’aspetto stesso dei maori, visto che i famosi tatuaggi che si facevano erano considerati sacri.

Il significato dei tatuaggi maori

Questi tatuaggi, chiamati tāmoko, e riservati in particolar modo agli appartenenti alle classi sociali aristocratiche, venivano fatti soprattutto sul viso, visto che questa era ritenuta la parte più sacra del corpo. Nel caso degli uomini, spesso avevano l’intera faccia tatuata, mentre per le donne solitamente si tatuava solamente il mento ed eventualmente anche le labbra.

Per fare i tatuaggi i Maori utilizzavano degli scalpelli che incidevano la pelle e creavano cicatrici scanalate, mentre come inchiostro usavano un mix di bruchi essiccati o di argilla, con acqua, olio di pesce e resine. Ogni tāmoko era unico e creato apposta per raccontare la storia e i successi di chi lo possedeva. Ad esempio il koru, che è una felce che cresce lì, si utilizzava per simboleggiare la nuova vita e la crescita e spesso rappresentava un membro della famiglia o una persona cara.

Bene. Abbiamo quindi fatto una panoramica sui maori, sulla loro cultura e sulla loro religione. Ma questi villaggi, apparentemente così isolati, in realtà presto vennero in contatto con altre civiltà: quelle degli europei.

L’arrivo degli europei

Uno tra i primissimi contatti con gli europei risale al 1642, quando giunse sull’isola Abel Tasman (da cui prende il nome l’isola della Tasmania), anche se l’incontro decisivo fu quello con il capitano britannico James Cook nel 1769, che raggiunse la Nuova Zelanda da Thaiti. Dopo il suo viaggio l’isola iniziò a diventare una destinazione economicamente interessante e, infatti, attorno al 1800 iniziarono ad arrivare in Nuova Zelanda numerosi coloni inglesi, seguiti da una moltitudine di missionari cristiani. L’obiettivo era duplice: convertire il popolo e instaurare legami commerciali, così da renderne più facile l’assimilazione e la colonizzazione.

In un primo momento tutto sembrava andare per il meglio, per gli europei dico, visto che riuscirono a convertirne molti, ad insegnargli a leggere e a scrivere in inglese e ad allevare maiali. Tutto questo gli permise di imporre un governo britannico nel 1840… ma questo ovviamente non fu accettato dalla popolazione. I maori infatti andarono in guerra contro gli inglesi, ma alla fine loro vinsero e i maori vennero privati di quasi tutti i loro beni, che passarono sotto il diretto controllo della corona inglese.

Tant’è che la bandiera della Nuova Zelanda è in uso dal 1869 e si vede chiaramente che al suo interno c’è la bandiera del Regno Unito.

I maori oggi

Durante la prima metà del novecento però lo spirito maori tornò a galla e dopo la seconda guerra mondiale iniziarono nuove proteste di gruppi maori che, soprattutto nelle città, manifestavano per riottenere i diritti sulle loro terre, e per promuovere la loro lingua e cultura. Da allora sono stati fatti piccoli passi avanti, anche se ancora oggi ci sono milioni di maori che però vivono nelle aree meno ricche del Paese e che fanno lavori meno retribuiti. Insomma, sono una minoranza e purtroppo hanno tutti gli svantaggi che ciò comporta, anche se la presenza sempre più alta di maori in parlamento potrebbe in futuro portare ad un cambiamento delle loro condizioni e ad un giusto riconoscimento.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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