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10 Agosto 2025
7:00

Perché nella notte di San Lorenzo se si vede una stella cadente si esprime un desiderio?

Le stelle cadenti, in realtà piccoli sciami di meteoriti, hanno assunto significati diversi nelle culture: anime dei defunti per Egizi e Indiani, buon auspicio per i Romani, presagio negativo per Cinesi, Spartani e Persiani, mentre per la cristianità sono legate al martirio di San Lorenzo.

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Perché nella notte di San Lorenzo se si vede una stella cadente si esprime un desiderio?
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Il 10 agosto, notte di San Lorenzo, è legato per tradizione allo spettacolo delle “stelle cadenti” e all’usanza di esprimere un desiderio. In realtà, quelle che vediamo non sono stelle, ma frammenti di ghiaccio e roccia lasciati dalle comete che, quando la Terra attraversa lo sciame delle Perseidi, entrano nell’atmosfera e si incendiano per attrito, creando le scie luminose che vediamo in cielo. La tradizione del desiderio nasce dal fascino universale di alzare lo sguardo verso il cielo: del resto, il termine stesso “desiderio” deriva dal latino de-sidus, “senza stelle”, e richiama il bisogno umano di trovare guida e speranza nelle luci del firmamento.

Le stelle cadenti nell’antico Egitto e in India sono anime dei defunti

Prima di arrivare a scoprire perché esprimiamo un desiderio quando vediamo le stelle cadenti, dobbiamo fare un tuffo nel passato, e scoprire che cosa ci rivedevano in loro le grandi civiltà.

Gli Egizi, ad esempio, credevano che la volta celeste fosse il corpo della dea Nut – divinità del cielo e della nascita, raffigurata come una giovenca che ogni giorno partorisce il cielo e gli astri –  mentre, dopo il Medio Regno, si iniziò a pensare che le stelle fossero le anime dei defunti. Fino a quell'epoca, infatti, si pensò che solo i faraoni potessero sperare nel catasterismo – la trasformazione del corpo in stelle – ma allora si iniziò a credere che questa opportunità valesse per tutti, che fossero ricchi, poveri e non nobili.

In quest'ottica, le stelle cadenti non venivano considerate come vere e proprie stelle, perché sennò gli antenati sarebbero “caduti” dalla volta celeste. Allora, si credeva che le stelle cadenti fossero doni che le anime passate mandavano dal cielo. Ad esempio di questa credenza, nella tomba di Tutankhamon è stato ritrovato del vetro di silice, ovvero sabbia fusa in seguito alla caduta di un meteorite.

La tradizione indù, invece, dai tempi antichi interpreta le stelle cadenti come il desiderio di un’anima defunta di tornare sulla Terra per reincarnarsi e vivere una nuova vita. Questo legame con la samsara – ossia il ciclo infinito di nascita, morte e rinascita – trasforma ogni scia luminosa in cielo in un "segno di passaggio tra mondi": in pratica, un’anima che lascia il piano spirituale per cercare nuove esperienze terrene, guidata dal proprio karma.

Abbondanza e prosperità: le stelle cadenti erano segno di buon auspicio per i Romani

Nell’Antica Roma, le stelle cadenti erano considerate la manifestazione di Priapo, divinità legata alla fertilità, alla protezione dei campi e alla prosperità degli uomini. Erano viste anche come un segno di benevolenza divina: più scie luminose si avvistavano, più abbondante sarebbe stato il raccolto dell’anno successivo. Questo legame tra fenomeni celesti e agricoltura rifletteva la visione cosmica romana, in cui gli astri e i cicli naturali erano intimamente connessi alla vita quotidiana e all’economia rurale.

Oltre al significato agricolo, però, le stelle cadenti comparivano anche nei testi medici e naturalistici dell’epoca. Plinio il Vecchio, nel Naturalis Historia, associava la loro apparizione alla caduta di calli; Rutilio Palladio, nell’Opus agriculturae, le collegava alla guarigione delle verruche, mentre Marcello Empirico le riteneva legate al miglioramento di alcune malattie degli occhi. Queste credenze dimostrano come i Romani vedessero nelle scie luminose un fenomeno capace di influenzare direttamente la salute e il benessere delle persone, oltre che il destino dei campi.

Stelle cadenti come cattivo presagio: così si credeva in Persia, in Cina e a Sparta

Le stelle cadenti, però, non erano sempre ben viste. Se per i romani questo fenomeno luminoso era sinonimo di abbondanza, così non era per i Persiani, che consideravano le scie di luce come demoni e streghe malvagie in fuga. Sarebbe poi stata la stella Sirio, ovvero il dio Tishtrya, a sconfiggerli, per riportare l’ordine cosmico.

In Cina, l’imperatore veniva considerato in pericolo ogni volta che si avvistava una cometa, motivo per cui le stelle cadenti – per la loro somiglianza con le comete – erano considerate cattivi presagi. I cinesi, forse grazie a questo accostamento tra stelle cadenti e fenomeni legati alle comete, studiarono approfonditamente gli sciami luminosi.

A Sparta, invece, il fenomeno delle stelle cadenti era collegato a decisioni politiche: ogni nove anni i magistrati si riunivano e, se avvistavano una stella cadere, la consideravano un segno di sventura nei confronti del sovrano, che veniva quindi deposto.

Perché San Lorenzo è associato alle stelle: la leggenda

Le stelle cadenti sono associate al 10 agosto anche per un altro motivo: quello religioso. San Lorenzo era un giovane aristocratico che viveva a Roma nel III secolo d.C.: era anche un arcidiacono cristiano, e aiutava i poveri e i mendicanti. L’imperatore Valeriano combatté apertamente l'avvento del cristianesimo e, nel 258, condannò a morte vescovi, preti e operatori cristiani. Tra questi ultimi c'era anche Lorenzo, che il 10 agosto 258, venne arso vivo.

La leggenda ha diverse versioni, ma una tra le più note narra che le sue lacrime – unite alle lacrime di chi pianse per lui – diventarono stelle; un’altra racconta che le anime di coloro che aveva aiutato, in segno di gratitudine, brillarono e si mossero in cielo per ringraziarlo, e un’altra ancora che le stelle simboleggino i carboni ardenti su cui Lorenzo è stato bruciato.

Perché si esprime un desiderio se si vede una stella cadente?

Se si vede una stella cadente, la prima cosa che salta in mente è quella di dover esprimere un desiderio: questa tradizione, a cui siamo tutti molto legati, affonda la sua origine nel senso profondo che spinge l’uomo ad alzare gli occhi verso la volta celeste, incantato dalla meraviglia del cielo stellato, e da sempre alla ricerca di spiegazioni sull’ordine degli astri e del cosmo.

Pensiamo poi al significato stesso della parola desiderio, che origina dal latino: de-sidus, letteralmente, senza stelle. Quando non ci sono stelle, mancano le guide luminose che, da sempre, guidano l’uomo – senza dimenticare che, anticamente, le stelle erano la guida per le rotte di navigazione – e quindi l’essere umano, se si sente “perso” può decidere se rinunciare o se sforzarsi e desiderare qualcosa di migliore.

Anche Giulio Cesare, nel De Bello Gallico, ci parla dei desiderantes, ovvero i militari che, una volta terminata la battaglia, si stendevano sotto la volta celeste sperando nel ritorno del propri compagni. Infatti, le leggende intorno alle stelle cadenti sono profondamente legate sia al mito che alla spiritualità: quando le scie luminose si manifestano, da sempre, l’occhio dell’uomo si innalza verso il cielo.

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