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La necropoli reale di Saqqara in Egitto rivela una nuova scoperta: la tomba del principe ereditario Userefra (sconosciuto fino a oggi) solo pochi mesi dopo la scoperta della tomba del medico reale Teti Neb Fu. Oltre alla sua tomba, sono state ritrovate anche alcune statue femminili rappresentanti le sue mogli e le sue figlie. La scoperta è stata fatta da un team di archeologi egiziani finanziato dal Ministero per le Antichità e il Turismo e dalla Fondazione Zahi Hawass per le Antichità e il Patrimonio.
Userefra era figlio di Userkaf, faraone della V dinastia, che regnò dal 2510 al 2500 a. C., durante il periodo convenzionalmente noto come Antico Regno (2800-2100 a. C.). La sua tomba è una mastaba, ovvero una struttura a tronco di piramide che rappresenta il modulo architettonicoda cui si sono evolute le piramidi, come alcune delle altre tombe presenti nella necropoli reale di Saqqara. A colpire particolarmente l'attenzione degli archeologi è la falsa porta della tomba, alta 4,5 m e realizzata in granito rosa. Le false porte sono elementi architettonici caratteristici di questo tipo di tombe dell'Antico Regno: rappresentano il passaggio che il defunto dovrà superare per la prossima vita nell'aldilà. L'iscrizione funeraria di questa falsa porta definisce Userefra "principe ereditario, governatore di Buto e Nekhbeb, giudice, scriba e sacerdote reale".

Sembra però che a un certo punto la mastaba sia stata riutilizzata: all'interno della tomba, infatti, sono state ritrovate le statue del faraone Zoser, di una delle sue mogli e delle sue dieci figlie. Zoser (in suo onore venne costruita la prima piramide a gradoni, sempre nella necropoli di Saqqara) regnò dal 2680 al 2660 a. C., quindi quasi due secoli prima rispetto al regno di Userkaf, padre di Userefra. Secondo il famoso archeologo egiziano Zahi Hawass, probabilmente le statue erano collocate in uno degli ambienti adiacenti alla piramide e, a distanza di secoli — per un qualche motivo a noi sconosciuto — sono state spostate all'interno della camera funeraria di Userefra.
Oltre a questi ritrovamenti, è stata rinvenuta l'iscrizione funeraria di un funzionario che visse al tempo della XXVI dinastia (672-525 a. C.), quindi di quasi ben 2000 anni più tarda, che probabilmente la riutilizzò per sé.
