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17 Ottobre 2025
17:17

Scoperti nelle Alpi fossili di 300 milioni di anni fa in rocce provenienti dal mantello terrestre: è la prima volta al mondo

La scoperta è eccezionale perché è la prima volta che sulla Terra si trovano fossili che si sono conservati in condizioni così estreme, a 100 km di profondità, prima di essere riportati in superficie dall'orogenesi.

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Scoperti nelle Alpi fossili di 300 milioni di anni fa in rocce provenienti dal mantello terrestre: è la prima volta al mondo
alpi fossili

Nel Massiccio Dora-Maira, in Piemonte nelle Alpi Occidentali, sono stati ritrovati fossili risalenti a circa 300 milioni di anni fa all’interno di rocce metamorfiche provenienti dal mantello terrestre. A fare la scoperta, pubblicata in uno studio sulla rivista Nature, è stato un team di ricercatori delle Università di Torino e Perugia. I fossili, che consistono pollini, spore e microscopici organismi marini, sono stati individuati in superficie, ma le rocce che li ospitano anticamente si trovavano a 100 km di profondità nel mantello terrestre. Queste rocce erano sprofondate a causa dei movimenti crostali, per poi riemergere con la formazione della catena alpina. Si tratta di un ritrovamento straordinario, il primo al mondo di questo genere, perché mette in discussione l’ipotesi che i fossili non possano sopravvivere alle condizioni di temperatura e pressione altissime che caratterizzano il mantello. Ciò significa che anche su altri pianeti, come Marte, si potrebbero trovare tracce di vita passata a profondità finora impensate.

La scoperta dei fossili nelle Alpi Occidentali

Il team di ricercatori, guidato dal professor Rodolfo Carosi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, ha scoperto i fossili nel Massiccio del Dora-Maira, nelle Alpi Occidentali, nell’ambito di un progetto di cartografia. I fossili, che includono pollini, spore e microscopici organismi marini del Paleozoico risalenti a circa 300 milioni di anni, sono stati rinvenuti all’interno di rocce metamorfiche affioranti in superficie. I fossili sono molto rari nelle rocce metamorfiche, dal momento che queste sono il risultato di trasformazioni di rocce preesistenti portate a grandi profondità dai movimenti della crosta terrestre. Qui le altissime pressioni e temperature causano infatti significative deformazioni e la ricristallizzazione dei minerali. Queste condizioni portano i fossili a dissolversi o alterarsi, cosicché diventa molto difficile individuarli. Quelli ritrovati nel Massiccio del Dora-Maira si trovano in dieci campioni ricchi di grafite molto scuri che si è dovuto decolorare per poterli riconoscere.

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Alcuni dei fossili ritrovati nel Massiccio del Dora–Maira. Credit: Rodolfo Carosi et al.

L’importanza della scoperta dei fossili

Il ritrovamento è eccezionale per gli eventi di natura tettonica a cui sono state sottoposte nel corso del tempo le rocce che ospitano i fossili. Circa 300 milioni di anni fa questi resti di organismi si trovavano in superficie all’interno di rocce sedimentarie. Durante l’orogenesi ercinica, o varisica, il processo che ha contribuito alla formazione delle catene montuose europee tra 350 e 250 milioni di anni fa, queste rocce sono state portate in profondità dai movimenti della crosta terrestre e si sono trasformate in rocce metamorfiche. In seguito, durante l’orogenesi alpina, iniziata 100 milioni di anni fa, le rocce sono state riportate in superficie. Durante questi processi hanno raggiunto profondità di 100 km nel mantello terrestre, dove la pressione era altissima (fino a 29 kbar), così come la temperatura (circa 520 °C). È la prova che fossili di questo tipo possono resistere a condizioni estreme, conservandosi bene e contribuendo a ricostruire l’evoluzione geologica della catena montuosa. La scoperta potrebbe avere implicazioni anche nella ricerca della vita sugli altri pianeti, dove potrebbero trovarsene tracce a profondità finora mai ipotizzate.

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Le località in cui sono stati ritrovati i fossili. Credit: Rodolfo Carosi et al.
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