Migliaia di missili lanciati, oltre 2000 morti tra israeliani e arabi palestinesi, centinaia di ostaggi. L’attacco portato da Hamas a Israele a partire dalla Striscia di Gaza è cominciato nella mattinata di sabato 7 ottobre 2023 e si è ormai trasformato in un conflitto aperto in varie zone della Palestina. Pare si stia inoltre aprendo un secondo fronte a nord, al confine con il Libano, controllato nella parte meridionale dall'organizzazione Hezbollah.
Attualmente Israele sta contrattaccando, accerchiando progressivamente la Striscia di Gaza (i cui confini sono tornati sotto il controllo dello Stato ebraico), bombardandola e privandola di acqua, luce elettrica e approvvigionamenti di cibo. Le reazioni internazionali sono state di diverso tono: gli USA e l'Unione Europea si sono apertamente schierati a favore di Israele, mentre l'Iran (alleato di Hamas ed Hezbollah) sostiene apertamente l'iniziativa arabo-palestinese, pur smentendo ufficialmente ogni coinvolgimento diretto nell'attacco.
Nel video qui sopra e in questo articolo analizziamo in modo schematico la situazione così da poterla comprendere con più chiarezza.
Cos'è la Striscia di Gaza
Prima di vedere cos’è accaduto dal 7 ottobre a oggi, inquadriamo il contesto, così da avere ben chiari i protagonisti e le ragioni del conflitto.
La Striscia di Gaza è una fascia della Palestina estesa per circa 360 km2 (più o meno come la provincia di Prato) che si affaccia sul Mar Mediterraneo e che, dal 1967, dopo la cosiddetta Guerra dei 6 giorni, ricade sotto la supervisione di Israele. Il territorio non è occupato, ma Israele ne controlla, tra le altre cose, lo spazio aereo, le acque territoriali, l’anagrafe, gli ingressi e le uscite di persone e merci e il sistema fiscale.
La Striscia deve il suo nome alla città di Gaza ed è circondata da un lungo muro che la rende un’enclave territoriale chiusa su se stessa e più o meno isolata. La densità abitativa è tra le più alte al mondo (ci abitano oltre 2 milioni di persone), il tasso di povertà e di disoccupazione superano sempre abbondantemente il 50%, l’acqua è in gran parte contaminata e la luce elettrica è disponibile solo per poche ore al giorno.
Breve storia di Hamas
Una situazione tanto estrema non poteva che favorire forze politiche estremiste. Nella Striscia infatti sono sorte nel tempo varie organizzazioni politiche e paramilitari, spesso coinvolte anche in traffici criminali di vario genere, tra cui il contrabbando di armi e armamenti. Tra queste organizzazioni c’è Hamas, nata nel 1987 e sostenuta attualmente da Paesi esteri come Iran e Qatar.
Dalla fondazione Hamas ha acquisito sempre più seguito popolare, fino a vincere le elezioni palestinesi nel 2006, e si è contraddistinta da un lato per le politiche socio-economiche a favore della popolazione locale, come l’istituzione di scuole e ospedali, ma dall’altro, per gli attentati brutali e gli attacchi ad Israele svolti dal suo braccio armato, con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato ebraico e con lo scopo ultimo di riprendere il controllo della Palestina.
Per questo motivo vari Paesi tra cui Israele, gli Stati Uniti e i Paesi membri dell’Unione Europea, Italia compresa, l’hanno inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali.
L'attacco a Israele del 7 ottobre 2023 e i suoi sviluppi
Veniamo quindi a cosa sta avvenendo in questi giorni. Nella mattinata di sabato 7 ottobre Hamas ha lanciato un attacco militare su larga scala, come mai aveva fatto finora, ai danni di Israele.
Il muro intorno alla Striscia di Gaza è stato abbattuto in più punti, più di 1000 miliziani di Hamas sono entrati e penetrati per chilometri nel territorio israeliano, uccidendo soldati e centinaia di civili e facendo più di 100 prigionieri anche di nazionalità straniere. Una tempesta di razzi è stata lanciata verso il sud e l’est dello Stato ebraico; il sistema di difesa antimissile israeliano, Iron Dome, ha intercettato i razzi.
Contemporaneamente l’esercito israeliano, pur trovandosi inizialmente impreparato, ha cominciato a opporre resistenza e sta progressivamente assediando la Striscia di Gaza, attaccandola anche con bombardamenti aerei e togliendole acqua, elettricità e approvvigionamento di cibo.
In tutto questo il primo ministro israeliano Netanyahu ha assunto ufficialmente poteri di comando per la guerra e sono stati mobilitati 300.000 riservisti. Insomma, purtroppo si prefigura un conflitto in piena regola.
Le cause della nuova guerra in Palestina
In estrema sintesi questo è quello che è accaduto fino ad adesso. Ora proviamo a rispondere a 3 domande. La prima: perché Hamas ha attaccato proprio adesso? La seconda: come ha fatto Israele a non accorgersi di quello che stava per accadere? E infine la terza: Hamas è stata aiutata nell’attacco da Paesi esteri?
Perché Hamas ha attaccato proprio adesso Israele?
Andiamo con ordine. Hamas ha attaccato proprio adesso soprattutto per cercare di impedire che Israele e Arabia Saudita arrivassero a riconoscersi reciprocamente e a normalizzare i loro rapporti politici ed economici. In che senso? Cosa c’entra l’Arabia Saudita in tutto questo?
Dovete sapere che Israele è uno Stato che non è riconosciuto ufficialmente da vari Paesi, soprattutto molti di quelli arabi che lo circondano: Libano, Siria, Iraq, Iran, Kuwait, Qatar, Yemen, Oman e… Arabia Saudita, la culla dell’islam, al cui interno sorge la Mecca. Nessuno di questi Paesi riconosce Israele, anche a causa di come lo Stato ebraico ha trattato e tratta la questione palestinese. Eppure, piano piano, grazie anche alla mediazione degli Stati Uniti, qualche Paese, prima ostile ad Israele, l’ha riconosciuto negli ultimi anni: Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco, Sudan.
L’Arabia Saudita sarebbe stata probabilmente la prossima (e magari lo sarà comunque). Ora, visto che – come abbiamo appena detto – è la culla dell’islam, questo passo avrebbe un valore simbolico molto forte. Senza contare che la rafforzerebbe a scapito dell’Iran e di altri Paesi del Medio Oriente. Per gli arabi di Palestina, abitanti della Striscia di Gaza compresi, sancirebbe in qualche modo che sia impossibile riprendersi la Palestina, che però è la ragione stessa dell’esistenza di Hamas.
Ecco che quindi l’attacco da parte dell’organizzazione a Israele ha l’obiettivo di riaccendere la questione palestinese, cercare di allontanare di nuovo dal punto di vista politico i Paesi arabi dallo Stato ebraico, l’Arabia Saudita in primis, e ribadire anche le condizioni di vita drammatiche della Striscia di Gaza, ponendosi come unico vero rappresentante degli arabi palestinesi.
Questo tentativo avrà successo? Israele e Arabia Saudita non si riconosceranno? È presto per dirlo. Sicuramente gli Stati Uniti continueranno a spingere per un avvicinamento.
Perché Israele non si è accorta dell'attacco imminente?
Veniamo alla seconda domanda: come mai Israele non si è accorto dell’attacco imminente? Possiamo solo fare delle ipotesi. Potrebbe essersi trattato di un piano ben congegnato e di un’incapacità dei servizi segreti israeliani di accorgersene. Per esempio, Hamas organizzava delle esercitazioni militari periodiche che forse hanno tratto in inganno gli israeliani. Oppure potrebbe essersi trattato di una sottovalutazione dell’avversario. Magari era stato scoperto qualcosa, ma non si pensava a un’operazione tanto imponente.
Quel che è certo è che Israele vive in questo momento un periodo di forte divisione e instabilità politica e sociale. Dal 2019 si sono succeduti al potere 5 governi diversi, il primo ministro Netanyahu è stato sotto l’occhio del ciclone per vicende giudiziarie e politiche, con una tendenza sempre più marcata verso l’estrema destra e un tentativo di accentramento del potere. La stessa popolazione poi è divisa tra laici, ultraortodossi, sionisti, arabi israeliani e tante altre minoranze. Questa confusione può avere inciso sulle capacità di Israele di prevedere l’attacco.
L'attacco è stato sostenuto da Stati esteri come Iran, Qatar o Libano?
Infine l’ultima domanda: qualche Paese estero ha contribuito all’attacco? Anche in questo caso negli ultimi giorni si sono rincorse voci di ogni genere: i principali indiziati sono l’Iran e il Qatar, ma per ora non ci sono conferme di un coinvolgimento diretto, anzi solo smentite ufficiali, e comunque non mancano altre ipotesi.
Sicuramente un sostegno più concreto è arrivato dal sud del Libano dove l’organizzazione politica e paramilitare Hezbollah, anch’essa alleata dell’Iran, ha a sua volta compiuto degli attacchi al nord di Israele, che a sua volta ha reagito. È un teatro di scontro che purtroppo potrebbe sempre di più diventare un secondo fronte della guerra.