
Sempre più persone in Italia si rivolgono a psicologi, psicoterapeuti e psichiatri per trattare i propri disturbi e disagi mentali. Sembrerebbe che il ricorso a queste discipline, per anni stigmatizzate, sia oggi più accettato, ma è davvero così?
Secondo i dati di uno dei centri medici di psicologia online italiani, Unobravo, solo il 16% degli italiani under 50 ritiene che oggi se ne parli apertamente: il 28% lo considera ancora un tabù e il 50% afferma che il discorso è presente, ma vissuto con disagio. L’81% delle persone considera i problemi di salute mentale una forma di debolezza, ma un italiano su tre riconosce che questa visione sta pian piano cambiando.
Secondo l’ultima edizione del Rapporto Salute Mentale del Ministero della Salute la domanda di supporto psicologico/psichiatrico è in aumento: più utenti totali, con un numero più alto di donne, più giovani coinvolti (nella fascia 18-24) e più accessi in pronto soccorso, con una riduzione di oltre il 40% dei TSO (Trattamenti sanitari obbligatori), che fanno pensare che ci sia un ricorso più precoce e consapevole ai servizi. Anche l’utenza straniera residente cresce, segno di una normalizzazione. Tuttavia non tutti ancora riescono ad avere accesso a questi servizi, soprattutto per motivi economici.
La percezione della psicologia e della psicoterapia in Italia nel 2025
Una ricerca pubblicata nel 2025 dall’Istituto Piepoli, realizzata in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) coinvolgendo professionisti della salute mentale e cittadini italiani, racconta di come la psicologia si sia trasformata in elemento fondante per il benessere individuale e collettivo. Il 98% del campione ritiene l’assistenza psicologica un diritto pubblico da garantire, il 74% delle persone le attribuisce lo stesso valore delle cure mediche e il 70% la considera un investimento per lo sviluppo sociale ed economico del Paese.
Il 70% degli intervistati ritiene che oggi ci sia una maggiore consapevolezza dei problemi psicologici rispetto al passato. Circa il 90% di chi si rivolge a un professionista percepisce un impatto positivo sulla propria vita – il 30% lo ritiene molto utile, il 58% abbastanza utile. C’è un generale miglioramento dell’opinione pubblica nel confronto di questi professionisti, e loro cosa pensano? Secondo 7 psicologi su 10, la professione ha negli ultimi anni guadagnato più visibilità, rappresentazione sui media e fiducia da parte dell’opinione pubblica. La psicologia, associata sempre meno al disagio psichico, viene intesa sempre più come pratica di promozione del benessere, di prevenzione e crescita personale.
Il fatto che sempre più persone si rivolgano a un aiuto psicologico ha due implicazioni: quella positiva è che, appunto, sia sempre più sdoganato. Quella negativa, invece, corrisponde a una crescita dei disagi psicologici. E, tuttavia, sarebbe solo il 34% della popolazione (in leggero aumento rispetto al 32% del 2023) a essersi rivolta effettivamente a uno psicologo o psicoterapeuta almeno una volta nell’arco della propria vita. Dipende da uno stigma che nonostante tutto resta vivo o da fattori economici?
Chi va di più dallo psicologo: i numeri della salute mentale in Italia
Secondo i dati del rapporto Eurispes 2024, in Italia circa 3 persone su 10 (29,7%) hanno cercato tra il 2022 e il 2023 il supporto psicologico di un professionista e 1 persona su 10 (10,3%) ha seguito sedute di terapia online (preferite soprattutto da i più giovani). Qualcuno ha seguito una terapia psichiatrica (7,6%) e qualcuno terapie psicologiche di gruppo (6,7%), mentre un’altra piccola percentuale di persone ha frequentato centri di sostegno per le dipendenze (5,3%).
Ad essere più aperte alle diverse forme di supporto psicologico e terapeutico sono le donne, in leggera maggioranza rispetto agli uomini anche nello sperimentare le diverse forme di supporto psicologico e terapeutico: il 31,7% di donne ha seguito sedute da uno psicologo in forma tradizionale, rispetto al 27,7% degli uomini; l’11,6% online, rispetto all’8,9% degli uomini. Forse anche perché sono le donne ad aver sperimentato maggiormente la sensazione di sentirsi depresse, insieme a i genitori single con figli, che riportano nel 62,7% dei casi frequentemente sentimenti di depressione, nel 65,6% disturbi del sonno e nel 64,7% sbalzi d’umore.
Il rapporto del centro di ricerca racconta anche che più di metà degli italiani (60%) ha sofferto di sbalzi d’umore: in particolare qualche volta il 39,7%; spesso il 16,8% e sempre il 3,6%. Più di metà degli italiani soffre d’insonnia (59%) e ha sperimentato la sensazione di sentirsi depresso (58,9%). Il 38% delle persone ha dichiarato di aver avuto crisi di panico, sperimentate in particolare tra i giovani e i giovani adulti tra i 18 e i 24 anni (il 51,2% ne soffre o ha sofferto) e tra i 25 e i 34 (il 42,9%). Esiste quindi una correlazione anche tra l’età e la frequenza di esperienze depressive, crisi di panico, insonnia e sbalzi d’umore: le generazioni più giovani tendono ad essere maggiormente colpite da difficoltà emotive.
In Italia ci sono sempre più psicologi
Secondo i dati del CNOP, in Italia nel 2025 ci sono 147.941 psicologi iscritti all’albo – di cui circa 74mila abilitati alla psicoterapia – un trend in crescita da ormai 25 anni. Nel 2020 erano circa 117mila, nel 2010 78 mila, mentre nel 2000 se ne contavano solo 35 mila. Non tutti gli psicologi lavorano nello studio privato con i pazienti: oltre alla psicologia clinica (esercitata in studio o in strutture sanitarie come consultori, ospedali, cooperative, scuole), esistono altri ambiti come la psicologia del lavoro, applicata nelle aziende per selezione, organizzazione e benessere del personale, o la psicologia criminologica.
Gli psicologi abilitati sono per l'83,7% donne e per il restante 16,3% uomini, ed esercitano in maggioranza (68%) in libera professione e sono per l’80% donne. Secondo i dati del Ministero della Salute, se a livello complessivo il personale è aumentato (da 40.285 a 41.806 unità), l’incremento va attribuito essenzialmente alle strutture private convenzionate (+2.508) mentre prosegue la diminuzione degli operatori pubblici (- 987).
Molti vorrebbero andare dallo psicologo, ma mancano i mezzi
Secondo l’indagine dell’Istituto Piepoli con il CNOP, il 17% della popolazione adulta si è già rivolta a un esperto in ambito psicologico – con una percentuale che sale al 25% nella fascia 18-35 anni. C’è purtroppo però una discrepanza tra i numeri di chi dichiara di sentire bisogno di supporto psicologico e di chi effettivamente riesce ad accedervi e ci sono circa 5 milioni di persone che vorrebbero ma non possono accedere a cure psicologiche per motivi economici. Il più recente Rapporto Salute Mentale del Ministero della Salute conta 854.040 persone con problemi di salute mentale assistite dai servizi specialistici (DSM) in Italia nel 2023 – senza includere la Regione Abruzzo, di cui non sono disponibili i dati – con la fascia inferiore ai 25 anni meno coinvolta. Nel 2023, 273.172 sono le persone che hanno avuto un primo contatto con i Dipartimenti di Salute Mentale durante l’anno, nella maggioranza dei casi per la prima volta nella vita.
Secondo i risultati del Progetto MORe (Mental Health Optimization of Resources) a cura di Deloitte Consulting, in Italia solo il 3,4% della spesa sanitaria totale viene destinata alla salute mentale – gli altri Paesi europei ad alto reddito investono più del 10% della loro spesa sanitaria totale per i servizi di cura della salute mentale. Mentre quindi la domanda di servizi di salute mentale aumenta, la capacità del sistema sanitario rimane molto limitata: si stima così che solo un terzo di coloro che sono affetti da disturbi psicologici ricevano un trattamento adeguato e i minori di 25 anni costituiscono la parte meno numerosa dei pazienti assistiti dai servizi di salute mentale pubblici.
Secondo il Report “Indice di Well-Fare 2025” redatto dal Consiglio Nazionale dei Giovani con il supporto tecnico di EURES e realizzato su un campione di giovani tra 15 e 35 anni, residenti in Italia, il 70,4% degli intervistati ha avvertito l’esigenza di supporto psicologico negli ultimi 5 anni (in particolare le donne), ma solo il 32,2% si è rivolto a un professionista ricevendo l’aiuto necessario; il 10,4%, nonostante abbia chiesto aiuto non ha ottenuto benefici, mentre il 27,8% ha avvertito la necessità, ma non si è rivolto a un professionista. In sintesi, 7 giovani su 10 hanno avvertito bisogno di supporto psicologico, ma ad avere accesso alle cure è stato meno di un terzo. Le ragioni più citate da questi ultimi sono relative ai costi: la maggior parte di chi non ha chiesto aiuto lo ha fatto per ragioni economiche; circa un terzo dei giovani ritiene di non avere ancora l’età giusta, mentre percentuali minime parlano di paure personali, stigma, dubbi sull’efficacia e mancanza di consapevolezza sulla necessità di un professionista.
Il ruolo del Bonus Psicologo
Nel 2024 sono state presentate oltre 400.000 domande per il Bonus Psicologo e le graduatorie INPS riportano l’accoglimento di 3.325 richieste sulla base dei fondi stanziati pari a 12 milioni di euro, cioè meno dell’1%. Dallo scorso 15 settembre (e fino al 14 novembre) è di nuovo possibile presentare domanda sul portale INPS per aderire al “Bonus Psicologo” 2025, con 9,5 milioni di euro stanziati, in calo rispetto ai 12 milioni di euro dell’anno scorso e una quantità di richieste così grande che il primo giorno in portale INPS era temporaneamente andato in tilt. L’importo massimo che verrà erogato per beneficiario è di 1.500 euro, in base all'ISEE, e copre un massimo di 50 euro per seduta – spesso il costo è però più elevato.
Sebbene il Bonus Psicologo sia stato reso strutturale nel 2025, le risorse disponibili continuano a essere insufficienti per soddisfare la domanda. Per questo motivo sono nate campagne come “Diritto a stare bene”, che ha lanciato una raccolta firme per supportare una proposta di legge in Parlamento, attraverso cui istituire un fondo permanente per l’accesso diretto a percorsi di accompagnamento psicologico e psicoterapia e portarlo a 215 milioni di euro e un sistema pubblico integrato nel Servizio Sanitario, che permetta a tutti di poter accedere.
I limiti economici contribuiscono anche al ricorso di AI e chatbots come strumento terapeutico. In una cultura dell’auto miglioramento, in cui le difficoltà emotive sono occasioni per lavorare su sé stessi, si va in cerca di strumenti disponibili e accessibili. Molti usano l’AI al posto della terapia con professionisti non solo per motivi economici, ma anche perché preferiscono questo spazio di ascolto, confronto e dialogo al confronto con esseri umani: l’AI non propone punti di vista scomodi, non ha memoria personale e non è una presenza viva. E nuovi studi intanto, stanno approfondendo se e come l’AI possa costituire un supporto utile per i terapeuti.
Quindi, esiste ancora uno stigma legato alla salute mentale?
Secondo i dati di una ricerca di UnoBravo, uno tra i centri medici di psicologia online, oltre il 90% degli italiani sotto i 50 anni ha avuto almeno una volta problemi di salute mentale, tra stress da lavoro (35%), problemi finanziari o abitativi (29%), preoccupazioni per la salute (27%), solitudine (18%), ansia e depressione (10%). Sempre secondo la ricerca, solo il 16% degli italiani under 50 ritiene che oggi se ne parli apertamente: il 28% lo considera ancora un tabù e il 50% afferma che il discorso è presente, ma vissuto con disagio, soprattutto tra le donne, a cui più spesso vengono rivolte frasi come “fatti forza”, “è tutto nella testa” o “ne stai facendo un dramma”. 81 persone su 100 considerano i problemi di salute mentale una forma di debolezza, ma un italiano su tre riconosce che questa visione sta pian piano cambiando, soprattutto tra i giovani (43% tra i 18-29enni) e gli uomini.
In sintesi, i dati mostrano un chiaro cambiamento culturale: rivolgersi a uno psicologo è sempre meno stigmatizzato e sempre più considerato un diritto e un investimento per il benessere individuale e collettivo. Tuttavia, le barriere economiche e la limitata disponibilità di risorse pubbliche continuano a limitare l’accesso per una parte significativa della popolazione, soprattutto tra i giovani. La sfida futura sarà rendere la psicologia accessibile a tutti, potenziando sia i servizi pubblici sia le iniziative di sostegno economico come il Bonus Psicologo, affinché il benessere mentale diventi davvero un diritto garantito.