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6 Dicembre 2023
8:00

Spagna, il ruolo dei partiti indipendentisti catalani nel nuovo governo di Pedro Sánchez

Il Presidente spagnolo Pedro Sánchez torna al governo della Spagna per la terza volta. Cruciale è stato l'appoggio dei partiti indipendentisti catalani, che hanno chiesto in cambio l'amnistia per i detenuti in seguito al referendum catalano per l'indipendenza del 2017. Vediamo origini e motivazioni di questa scelta.

A cura di Rachele Renno
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Spagna, il ruolo dei partiti indipendentisti catalani nel nuovo governo di Pedro Sánchez
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Lo scorso 16 ottobre le elezioni in Spagna hanno visto la vittoria del PSOE (Partido Socialista Obrero Español) e Sumar, coalizione di sinistra radicale, con l’appoggio esterno dei partiti indipendentisti e nazionalisti catalani, baschi, galiziani e canari. Pedro Sanchez è stato proclamato nuovamente capo del governo, con quello che da molti è stato definito un “capolavoro di diplomazia”. Il fattore determinante che ha confermato per la terza volta il mandato del Presidente spagnolo è stato proprio l’accordo con gli indipendentisti catalani per l’amnistia ai "prigionieri politici" del referendum per l’indipendenza della Catalogna nel 2017. Ma cosa prevede questo accordo e perché è stato determinante nell’elezione del nuovo governo?

Il nuovo governo di Pedro Sánchez

Il presidente spagnolo Pedro Sánchez, el guapo  – come viene soprannominato dai suoi elettori- torna al governo della Spagna per la terza volta. Nominato in prima votazione con maggioranza assoluta di 179 voti favorevoli e 171 contrari, il nuovo governo è frutto di una coalizione di sinistra allargata, formata oltre che dal PSOE e Sumar, dai partiti indipendentisti catalani Esquerra republicana de Catalunya (Erc), Junts por Catalunya, baschi EH Bildu, Partido nacionalista vasco (Pnv), il galiziano Bloque nacional gallego (Bng) ed il canario Coalición canaria (Cc). Formato da 22 ministri a maggioranza femminile- 12 ministre e 10 ministri- l’esecutivo guidato da Sánchez mette al centro della propria agenda temi come transizione ecologica, salari degni, giustizia sociale, maggiori diritti per comunità LGBTQ+, ma soprattutto dialogo con i partiti indipendentisti che sono stati sempre considerati un ostacolo all’unità nazionale spagnola, sancita dalla Costituzione del 1978. E proprio i partiti indipendentisti sono stati cruciali per la sua maggioranza. Ma perchè si è arrivati a nuove elezioni?

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Terzo governo di Pedro Sánchez. Credits: Wikimedia Commons.

Le elezioni anticipate

Lo scorso giugno il presidente del governo spagnolo ha deciso di sciogliere anticipatamente il governo e proclamare elezioni anticipate, per confermare o meno il proprio consenso. Questa mossa di realpolitik è stata dettata da una crescita dei consensi da parte del Partido Popular (PP), lo storico partito di destra moderata spagnolo, che con il suo nuovo leader Alberto Nunez Feijòo stava guadagnando terreno a discapito del partito socialista. Nelle elezioni amministrative del 28 Maggio 2023, infatti, il partito socialista (PSOE) era uscito sconfitto: il Partido Popular aveva vinto in 13 di 17 Comunità Autonome spagnole. Sanchez ha quindi deciso di far scegliere agli elettori se confermare o meno il proprio operato, convocando elezioni anticipate, che si sono svolte il 23 luglio scorso. Questa mossa, considerata imprudente o azzardata da numerosi attori politici, ha al contrario rafforzato nei mesi seguenti l’esecutivo e la credibilità del leader socialista. Va ricordato che non è la prima volta che Sánchez attua questa strategia, uscendone vittorioso. Nel 2019, infatti, in seguito alla delicata situazione del referendum indipendentista in Catalogna, con l’impossibilità di formare una coalizione di sinistra e con l’ascesa del partito di estrema destra Vox, il leader del partito socialista decise di convocare nuove elezioni. Anche in quell’occasione, il PSOE fu confermato prima forza politica del Paese anche se i seggi conquistati furono inferiori rispetto a quelli del precedente governo (120 contro 123).

Alle elezioni del 23 Luglio 2023, il Partido Popular è stato il più votato, con 137 seggi al Congresso, contro i 121 del Partito Socialista. Ciò che mancava era però la maggioranza di governo, che il Partito Popolare non avrebbe raggiunto neppure con i 33 seggi del partito di estrema destra Vox. Maggioranza che è invece riuscito a trovare Pedro Sanchez.

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Risultati delle elezioni dello scorso 23 luglio, per Comunità Autonome.

L'accordo con i partiti indipendentisti

Ruolo chiave nella maggioranza al Congresso l’hanno avuta i partiti indipendentisti catalani e nazionalisti baschi e galiziani. Pedro Sánchez, attraverso un intenso lavoro diplomatico, ha infatti deciso di concedere un’amnistia ai rinviati a giudizio per il referendum sull’indipendenza della Catalogna nel 2017: circa 400 persone, di cui 75 poliziotti.  Ad ottobre 2017, infatti, Barcellona e l’intera Catalogna furono attraversate da forti proteste e vere e proprie guerriglie urbane, con scontri armati tra la Policia Nacional ed i gruppi radicali indipendentisti. Fu proprio per la condanna dai 9 ai 13 anni di carcere per sedizione dei leader indipendentisti catalani, tra cui il Presidente del governo catalano Carles Puidgemont, che i rapporti tra il governo spagnolo (all’epoca guidato dal leader del Partito Popolare Mariano Rajoy) ed i partiti indipendentisti catalani divennero sempre più tesi. Quegli episodi rappresentarono un punto di rottura negli equilibri politici della Spagna. In quell’occasione, a differenza di oggi, il PSOE negò il proprio appoggio al partito indipendentista catalano ERC (Esquerra Republicana), oggi cruciale nella maggioranza del leader spagnolo. Ed invece è stata proprio quest’apertura, dettata da esigenze di realismo politico, a determinare il successo di Sánchez. Questa scelta ha spaccato il Paese, provocando forti proteste e manifestazioni da parte dei partiti dell’opposizione, soprattutto il Partito Popolare e quello di estrema destra Vox, che con i propri elettori hanno criticato duramente questa scelta, definendola un “attacco alla Costituzione”.

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Barcellona, 2017, prima del Referendum per l’indipendenza. Credits: Wikimedia commons.

Spagna e Unione Europea

In seguito alla vittoria di Sánchez, sono stati numerosi i leader europei che si sono congratulati con il nuovo esecutivo. La Spagna si sta imponendo in Europa come un Paese economicamente stabile e resiliente anche nella fase post Covid, ed è considerato un avamposto di politiche progressiste in un’ Europa che vede crescere sempre più spinte nazionaliste e di estrema destra. Il legame tra Spagna ed Unione Europea è profondamente sentito dal popolo spagnolo, in quanto l’entrata nell’UE nel 1986 e la conquista della democrazia dopo la dittatura franchista nel 1978 sono avvenute a pochi anni di distanza. In Spagna c’è una percezione molto positiva dell’Unione Europea ed il Paese mira a conquistare una posizione di rilievo al suo interno. Dal 1° luglio 2023, infatti, la Spagna ha assunto la Presidenza del Consiglio dell’UE, insieme a Belgio ed Ungheria e spagnolo è anche Joseph Borrell, l’Alto Rappresentante UE per gli affari esteri e le politiche di sicurezza. Interessante sarà osservare come i movimenti indipendentisti e l’aspetto europeo riusciranno a convivere e “sublimarsi” nella prossima legislatura della politica spagnola.

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Il presidente spagnolo Pedro Sánchez a Bruxelles. Credits: Wikimedia commons.
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