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15 Gennaio 2024
14:21

Elezioni a Taiwan, cosa significa la vittoria di William Lai per Cina e USA: i possibili scenari

Il 13 gennaio si sono tenute a Taiwan le elezioni per il prossimo quadriennio. Il vincitore è stato l'indipendentista William Lai Ching-te, del Partito Democratico Progressista. Le relazioni con Cina e USA sono diventate ancora più tese, con minaccia di intervento militare. Cosa significa la vittoria di Lai e perché è importante dal punto di vista geopolitico? Vediamolo insieme.

A cura di Rachele Renno
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Elezioni a Taiwan, cosa significa la vittoria di William Lai per Cina e USA: i possibili scenari
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Taiwan è andata al voto e sabato 13 gennaio è stato designato vincitore il candidato del Partito Democratico Progressista (DPP) "William" Lai Ching-te, che entrerà in carica a maggio 2024 ed il cui mandato di governo durerà per quattro anni, fino a maggio 2028. Le elezioni hanno visto una grande partecipazione, con un’affluenza alle urne del 70% della popolazione. Lai Ching-te ha vinto con più del 40% dei voti (40,2%) contro gli altri due principali rivali: Hou Yu-ih del partito nazionalista Kuomintang (Kmt) con il 33,4% dei voti e Ko Wen-jie del Partito del Popolo di Taiwan (TPP). La vittoria di Lai si inserisce nel quadro di rapporti già tesi con la Cina che non riconosce l’indipendenza formale dell’isola, scenario in cui si inseriscono anche gli Stati Uniti. Scopriamo insieme perché queste elezioni sono importanti dal punto di vista geopolitico e quali sono gli scenari futuri.

Le tensioni con la Cina

La Repubblica Popolare Cinese reclama Taiwan come parte del proprio territorio in quello che è un confronto secolare tra la nazione e l’isola del Pacifico. Taiwan possiede di fatto l’indipendenza de facto, ma il governo di Pechino non ne ha mai riconosciuto l’indipendenza de iure, avendo il progetto di una riunificazione di Taiwan alla Cina continentale, in quella che è la “One China policy”. I tre partiti principali alle elezioni di Taiwan sono stati il Partito Democratico Progressista (DPP) che era già in carica dal 2016, il Kuomintang (KMT) e il Partito del Popolo di Taiwan (TPP). Il partito del Kuomintang (KMT) è un partito nazionalista che ha governato la Cina e che nel 1949 dopo aver perso la guerra civile contro il Partito Comunista Cinese si rifugiò a Taiwan. È attualmente a favore di un dialogo con il governo di Pechino, posizione condivisa dal Partito del Popolo di Taiwan (TPP).
Al contrario il candidato del Partito Democratico Progressista uscito vittorioso dalle elezioni, William Lai Ching-te, che prenderà il posto della presidente uscente Tsai Ing-wen, ha un passato a favore dell’indipendenza di Taiwan dalla Cina e non riconosce le rivendicazioni di sovranità del governo di Pechino.  Quest'ultimo ha a sua volta annunciato che la sua vittoria non impedirà il processo di riunificazione. Ancor prima del risultato delle elezioni, il Ministero della Difesa di Taiwan ha denunciato la presenza cinese intorno all’isola, con l’invio di numerosi jet e navi militari, in una situazione di tensione che vede anche l’implicazione degli Stati Uniti.

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Fonte: 沁水湾 via Wikimedia Commons

Il ruolo degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti guardano con attenzione alla situazione di Taiwan, a cui hanno fornito in passato supporto dal punto di vista di difesa militare, pur non riconoscendone formalmente l’indipendenza. Infatti, secondo una legge del 1979, il Taiwan Relations Act, gli Stati Uniti avrebbero non solo mantenuto relazioni commerciali e culturali con Taiwan, ma annunciavano di fornire all’isola anche servizi di difesa per preservarne la sopravvivenza.  L’importanza di Taiwan non è solo strategica dal punto di vista geografico ma anche economico: l’isola, infatti,  è un'economia fiorente ed uno dei principali produttori mondiali di semiconduttori (più del 60% a livello globale) usati nell’industria informatica, automobilistica e della difesa e perciò gli Stati Uniti vogliono evitare che la Cina allarghi la propria sfera di influenza sull’isola e nella regione.  Nonostante ciò, il governo statunitense dopo il risultato delle elezioni dello scorso 13 gennaio ha ribadito che gli Stati Uniti non appoggiano nè riconoscono formalmente l’indipendenza di Taiwan, in quello che è un delicato e ambiguo gioco di equilibrio di potere. Gli Stati Uniti, infatti, pur riconoscendo il principio della politica di un’unica Cina, non hanno mai legittimato né le rivendicazioni del governo di Pechino né quelle di Taipei.
Ad oggi, Taiwan è riconosciuta formalmente come l’unico governo legittimo della Cina solo da 12 Stati: Belize, Guatemala, Haiti, Isole Marshall, Palau, Paraguay, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, eSwatini, Tuvalu, Città del Vaticano. Lo Stato di Nauru subito dopo i risultati delle elezioni ha annunciato la fine delle relazioni diplomatiche con Taiwan.

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L’edificio della TMSC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company), il colosso taiwanese dei semiconduttori. Fonte: Arusanov, via Wikimedia Commons

I possibili scenari futuri per Taiwan

La vittoria di Lai Ching-te conferma la volontà della popolazione di Taiwan di rivendicare la propria esistenza ed indipendenza dalla Cina. Il candidato neoeletto rappresenta senza dubbio l'ala più democratica ed indipendentista del Paese e durante la campagna elettorale aveva dichiarato di voler rafforzare la difesa di Taiwan e la vicinanza agli Stati Uniti, mentre dal punto di vista economico Taiwan sembra propensa a rafforzare ancor di più i propri accordi economici e relazioni commerciali. Questa vittoria, dal canto cinese, potrebbe dar vita a due scenari: il primo è la ricerca di un dialogo con il governo di Taipei, ammorbidendo le proprie posizioni di chiusura rispetto al passato ed optando per una prudenza maggiore verso Taiwan, pur non riconoscendo la sua sovranità. Questa strategia sarebbe la più vantaggiosa sia per Stati Uniti che per Cina dal punto di vista economico e di mantenimento degli equilibri geopolitici sulla regione. Dall'altro la Cina potrebbe al contrario scegliere per una chiusura decidendo di rafforzare la propria pressione militare sull'isola e nello Stretto di Taiwan,  aumentando la tensione tra i due Paesi e con gli Stati Uniti. Molto dipenderà quindi dall'indirizzo che il nuovo candidato di Taiwan darà al proprio governo, insieme alle scelte e mosse del governo statunitense.

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