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3 Aprile 2025
11:01

Tutti i dazi di Trump contro il mondo: 20% a UE e Italia, cosa cambia e quali sono i settori colpiti

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribattezzato il giorno in cui ha dato il via a un’ondata di dazi reciproci contro tutte le merci importante negli USA “Liberation Day”, ovvero “Giorno della liberazione”. Il rischio è la recessione globale.

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Tutti i dazi di Trump contro il mondo: 20% a UE e Italia, cosa cambia e quali sono i settori colpiti
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«Liberation Day», il «giorno della liberazione»: è così che Donald Trump ha soprannominato il giorno in cui ha annunciato una nuova serie di dazi contro il resto del mondo. La convinzione della sua amministrazione è che questi, annunciati il 2 aprile, serviranno a riportare in pareggio la bilancia commerciale degli Stati Uniti, che negli ultimi decenni sono diventati un grande importatore di merci. La scommessa è riportare capitali e industrie nel territorio statunitense, ma secondo l’Economist la decisione di riportare le politiche commerciali del Paese al XIX secolo causerà solo un’esplosione dell’inflazione nel Paese e una conseguente recessione. L'introduzione di nuovi dazi su scala globale, con misure che interessano ben 60 Paesi a partire dal 5 e 9 aprile, ha scatenato cali significativi per le borse mondiali. In questo contesto di incertezza, l'Italia si trova a fronteggiare l'impatto di tali decisioni, con specifici prodotti che saranno colpiti dalle nuove tariffe.

Dazi USA contro tutto il mondo: la lista completa

Andando nel dettaglio, tutte le importazioni negli Stati Uniti saranno colpite a partire dal 5 aprile da un dazio base del 10%. Tra i Paesi interessati da questa misura ci sono Regno Unito, Singapore, Brasile, Australia, Nuova Zelanda, Turchia, Colombia, Argentina, El Salvador, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

Dal 9 aprile scatteranno invece i dazi verso una sessantina di Paesi che Trump definisce «i peggiori trasgressori» e che saranno adottate caso per caso: in questo gruppo rientrano Cina (34%, che si sommano al 20% già in vigore arrivando al 54%), Vietnam (46%), Thailandia (36%), Giappone (24%), Cambogia (49%), Sudafrica (30%), Taiwan (32%), India (26%), Israele (17%), Pakistan (29%) e i Paesi membri dell’Unione Europea (20%).

Non sono stati imposti altri dazi contro Messico e Canada, già pesantemente colpiti nelle scorse settimane. Inoltre, è stato confermato il dazio del 25% su tutte le auto e la componentistica auto prodotte fuori dagli Stati Uniti.

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Operazioni di carico merci in un B747 della Cargolux.

Cosa sono i "dazi reciproci" e come funziona il calcolo fatto da Trump: i dubbi degli esperti

I dazi reciproci rappresentano una strategia commerciale in cui un paese risponde alle tariffe imposte da un altro applicando a sua volta dazi sulle importazioni. A far discutere e a lasciare perplessi molti osservatori internazionali è il metodo usato per calcolare questi dazi, che secondo Trump sarebbero reciproci rispetto a quelli imposti  sulle merci statunitensi nei Paesi colpiti. Washington, infatti, non ha considerato solo i dazi effettivamente in vigore sui prodotti made in USA, ma ha anche usato nel calcolo elementi come l’IVA, eventuali tasse previste sulle emissioni inquinanti di un prodotto o su determinate tecniche di lavorazione. Tasse che valgono su tutte le merci vendute in uno specifico mercato e non solo per quelle statunitensi. Sta ora ai singoli Paesi colpiti dall’ultima ondata di dazi trumpiani capire su quali dati si siano effettivamente basati i calcoli dell’amministrazione statunitense.

Cosa comportano i dazi USA per l’Italia: effetti e i settori colpiti

In Italia, che verrà colpita da un dazio generale del 20% su tutte le merci esportate negli USA, la decisione di Trump è vissuta con grande preoccupazione.

Come ha dichiarato il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini, l’Italia esporta ogni anno negli Stati Uniti merci per un valore di 67 miliardi di euro, contro i 25 miliardi che importa. Un grave problema, dato che la scarsa crescita del nostro Paese degli ultimi anni si basa esclusivamente sull’export, mentre tra il 2000 e il 2023 i consumi interni delle famiglie sono calati dell’8%. Secondo i calcoli del sito Pagella Politica, che riportano un recente report ISTAT, quasi un quinto delle aziende esportatrici in Italia (il 18%) e degli addetti del settore (17%) è ora a rischio per la guerra commerciale dichiarata da Trump. Stando ai dati del ministero degli Esteri, tra i settori più colpiti ci sarebbero quello dei macchinari (13 miliardi di export l’anno verso gli Stati Uniti), gli articoli farmaceutici (13 miliardi) e i mezzi di trasporto (8 miliardi). Grave anche la situazione per i produttori di vini e alcolici, che indirizzano quasi la metà del loro export totale verso gli Stati Uniti.

Nave container crisi

La reazione dei Paesi dell'Unione Europea e dell'Italia

Il governo italiano, e in particolare il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, premono per una trattativa a tutti i costi con l’amministrazione statunitense. C’è grande fiducia riguardo all’incontro previsto a Roma entro la fine del mese tra la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance.

Molto più dura è stata la reazione della Commissione Europea. Il primo commento a caldo della Presidente Ursula von der Leyen sui nuovi dazi indiscriminati è stato:

L’economia globale soffrirà enormemente. L’incertezza aumenterà vertiginosamente e innescherà l’aumento di un ulteriore protezionismo. Le conseguenze saranno terribili per milioni di persone in tutto il mondo.

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Ursula von der Leyen.

Von der Leyen ha anche confermato che la Commissione sta perfezionando le prime misure per rispondere all’ultima decisione statunitense. Come ha dichiarato a Politico il governatore della Banca di Finlandia Olli Rehn:

C'è una logica economica e una politica. Molti economisti sono a favore della non ritorsione, perché i dazi danneggerebbero anche chi li impone. Ma… non si tratta solo di economia, si tratta anche di politica. E la politica influisce sull'economia.

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