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27 Marzo 2025
15:59

Nuovi dazi USA del 25% sulle auto importate: conseguenze e Paesi più colpiti in Europa e nel mondo

Il presidente Donald Trump ha annunciato a partire dal 2 aprile dazi del 25% su tutte le auto e le componenti auto importate negli USA. L’annuncio scuote i mercati, da Volkswagen a Stellantis, e rappresenta un duro colpo per le case automobilistiche europee.

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Nuovi dazi USA del 25% sulle auto importate: conseguenze e Paesi più colpiti in Europa e nel mondo
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dazi del 25% su tutte le autovetture e i componenti auto di fabbricazione estera importati negli USA a partire dal 2 aprile: questo il nuovo annuncio del presidente Donald Trump – che ha dichiarato «È l'inizio della liberazione dell'America» – nell'ambito della guerra commerciale iniziata dagli USA contro il resto del mondo. La nuova tassa si aggiungerà alle barriere del 2,5% già presenti sulle auto estere e al 25% esistente sui light truck, ossia gli autocarri leggeri che pesano meno di 3860 kg. La decisione ha scatenato un'ondata di preoccupazione e indignazione da parte dei principali attori del settore automobilistico e dei governi di tutto il mondo, con l'Europa in prima linea nel denunciare le probabili ripercussioni negative su aziende e consumatori (a partire da quelli statunitensi) e che sta cominciando a ventilare l'ipotesi di eventuali controdazi. Gli analisti prevedono un aumento dei prezzi medi dei veicoli negli Stati Uniti tra i 5000 e i 10.000 dollari. Questo impatto, inoltre, non si limiterà alle sole auto importate, ma potrebbe estendersi anche ai veicoli prodotti negli Stati Uniti, data la forte interdipendenza delle catene di approvvigionamento globali e la delocalizzazione di molti componenti.

Duro colpo all’automotive tedesco

Nel 2024 le case europee hanno inviato negli Stati Uniti veicoli per un valore di 38,4 miliardi di euro. Il Paese, infatti, è il principale mercato di esportazione per le auto prodotte nell'Unione europea, assorbendo quasi un quarto del totale delle esportazioni del settore L'imposizione dei dazi del 25% è quindi un duro colpo per l'industria automobilistica europea, in crisi praticamente in tutti i Paesi membri. A partire dalla Germania, dove la crisi di grandi marchi come Volkswagen è ormai un caso politico: basti pensare che a metà marzo l'azienda ha annunciato un taglio di più di 7500 dipendenti nei suoi stabilimenti tedeschi. Anche Mercedes-Benz Group e BMW appaiono particolarmente esposte, con il rischio che i nuovi dazi riducano la loro competitività sul mercato statunitense, portando a una diminuzione delle vendite e a potenziali ripercussioni sugli investimenti e sull'occupazione in Europa. Secondo le stime, Volkswagen produce negli Stati Uniti soltanto il 20% delle auto che vende nel Paese e ne importa l'80%, Mercedes-Benz importa il 63% e Bmw il 52%.

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Gli impianti Volkswagen a Wolfsbourg. Fonte: Wikipedia

Gravi ripercussioni in Europa e Stati Uniti: le aziende colpite

La Germania non è l'unico Paese europeo che rischia di pagare un prezzo molto alto per l'ultimo attacco di Trump al libero mercato. Per esempio il gruppo Jaguar Land Rover, britannico ma di proprietà del gruppo indiano Tata, non ha stabilimenti negli Stati Uniti e deve importare il 100% della auto vendute in quel mercato. Anche per il gruppo Stellantis – che controlla controlla i marchi automobilistici Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS Automobiles, FIAT, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trucks e Vauxhall – produce negli Stati Uniti soltanto il 55% delle vetture vendute ogni anno. «I preannunciati dazi aggiuntivi statunitensi del 25% su tutte le autovetture e i veicoli commerciali leggeri non fabbricati negli Stati Uniti inviano un segnale fatale per il commercio libero e basato su regole», ha dichiarato mercoledì 26 marzo Hildegard Müller, presidente dell'Associazione tedesca dell'industria automobilistica (VDA).«I dazi, che entreranno in vigore il 2 aprile, imporranno un onere significativo sia alle aziende che alle catene di approvvigionamento globali strettamente interconnesse dell'industria automobilistica, con conseguenze negative, soprattutto per i consumatori, in particolare statunitensi», ha concluso Müller.

Anche Tesla di Elon Musk, braccio destro di Trump, pur essendo un'azienda statunitense ha perso diversi punti percentuali in Borsa in seguito all'annuncio del Presidente USA, ma secondo alcuni sarebbe possibile che nel lungo termine l'azienda potrà essere avvantaggiata dall'istituzione dei nuovi dazi automobilistici.

L'impatto per Messico e Canada

Condanne all'ultima decisione di Trump sono arrivate anche da Canada e Messico, già pesantemente bersagliate da una guerra commerciale sulle loro merci che prosegue ormai da settimane, tra continui annunci, sospensioni e conferme di dazi. Il nuovo premier canadese Mark Carney, che ha recentemente preso il posto di Justin Trudeau, ha commentato gli ultimi dazi parlando di violazione degli accordi di scambio del NAFTA (North American Free Trade Agreement). Per il Canada, infatti, auto e componentistica rappresentano il 10% del settore manifatturiero e 125.000 posti di lavoro. Ancora più grave la situazione per il Messico, che deve al settore auto il 5% del suo PIL, un milione di posti di lavoro e un export che vale 181 miliardi di dollari, in larga parte assorbito proprio dagli Stati Uniti. Alle preoccupazioni di tutto il mondo Donald Trump ha risposto sostenendo che i nuovi dazi porteranno a una crescita del settore automobilistico negli Stati Uniti. Un Paese che al momento importa la metà di tutti i veicoli che acquista e il 60% delle parti di auto che vengono assemblate nelle sue fabbriche. Come fanno notare gli esperti, questo richiederebbe però un investimento di miliardi di dollari in nuovi impianti produttivi e potitiche industriali di lungo periodo, a cui però il Presidente statunitense non ha accennato.

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