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Il 30 luglio 2024 in Trentino è stata abbattuta l'orsa KJ1, un esemplare femmina di orso bruno, in esecuzione di un Decreto firmato dal Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugazzi. L'abbattimento è avvenuto nei boschi sopra Padaro di Arco: KJ1 è stata localizzata tramite un radiocollare. L'orsa, che aveva ferito un turista francese, era ritenuta pericolosa secondo la scala del PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Centro-Orientali), come attestato anche dall'ISPRA, ma ha suscitato forti polemiche soprattutto tra le associazioni di animalisti con decise posizioni contrarie.
Non stupisce che il dibattito sull'abbattimento di KJ1 sia così acceso e polarizzato: è estremamente complesso valutare l'opportunità di questo intervento, perché la presenza e la gestione degli orsi coinvolge diversi portatori d’interesse e ha ricadute di natura politica, socio-economica, ambientale, ma anche emotiva.
L’orso del resto è una delle così dette “specie bandiera”, ovvero specie che per aspetto, comportamento e ruolo ecologico sono carismatiche e in grado di attirare l’interesse e l’emozione del grande pubblico, un po’ come il panda o il leone. Emozioni forti e a volte contrastanti non dovrebbero influenzare il giudizio tecnico su una questione molto complessa e articolata come quella della presenza degli Orsi in Trentino Alto Adige. La gestione dei grandi carnivori quali orsi, lupi o linci è una tematica su cui naturalisti e biologi di tutto il mondo si confrontano ormai da anni, al fine di individuare soluzioni adeguate alla conservazione della biodiversità e, nel contempo, alla loro coesistenza con l’uomo.
Ora KJ1, cos'è successo: la ricostruzione dei fatti
Cominciamo con il resoconto degli eventi salienti dall'incidente scatenante all'abbattimento dell'orsa:
- Il 16 luglio 2024 il turista francese Vivien Triffaux, 43 anni, viene ferito da un esemplare femmina di orso bruno accompagnata dai suoi cuccioli, incontrato nei boschi di Dro (TN). L'uomo viene ricoverato all'ospedale di Trento e dalle analisi vengono rinvenuti alcuni frammenti di tessuti dell’orso per effettuare test genetici in modo da risalire all’identità dell’esemplare;
- Fra il 17 e il 22 luglio 2024 il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti firma due Decreti di abbattimento, che poi vengono sospesi dal TAR di Trento.
- Il 24 luglio 2024 l’Amministrazione Provinciale comunica che in una zona dell’Alto Garda trentino è stata catturata una femmina di orso e le è stato applicato un radiocollare per monitorarne gli spostamenti. Potrebbe trattarsi dell’esemplare che ha ferito il turista francese qualora le analisi genetiche dovessero confermarlo. Il Plantigrado ha 22 anni ed è accompagnata da tre cuccioli.
- Il 26 luglio 2024 l’esito dei test genetici conferma l’identità dell’animale che ha ferito il turista: si tratta proprio di Kj1, l’Orsa radiocollarata.
- Il 30 luglio 2024 viene predisposto un ulteriore Decreto di abbattimento visti gli esiti delle analisi genetiche e acquisito il parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA); quindi l’animale viene immediatamente individuato e abbattuto da Agenti del Corpo Forestale del Trentino.
Del resto la Provincia di Trento aveva approvato il Disegno di legge n. 11/XVII 2024 del 25 gennaio 2024 in base al quale in caso di segnalazione di Orsi problematici per il 2024 e il 2025 il numero di esemplari di Orso che può essere abbattuto è un massimo di otto all'anno, di cui non più di due femmine adulte e non più di due maschi adulti.

Gli argomenti di chi è contrario all'abbattimento
Chi è contrario all'abbattimento degli orsi sostiene che questi animali si trovavano nel loro ambiente naturale e dovevano essere protetti, indipendentemente dagli interessi economici, turistici o utilitaristici. La decisione della Provincia di Trento è stata vista dai contrari come un'azione unilaterale e contraria ai principi di conservazione della natura, presa senza aver esplorato adeguatamente soluzioni alternative o monitorato a sufficienza gli spostamenti dell'esemplare sul territorio per un periodo sufficiente.
Inoltre, i contrari criticano la mancata implementazione di misure preventive e strategiche previste dal Piano d’Azione per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Centro-Orientali (PACOBACE), che miravano a prevenire i danni e a gestire gli orsi confidenti, cioè quelli che si avvicinano troppo all'uomo.
Un ulteriore argomento dei contrari riguarda il fatto che gli orsi oggi presenti in queste aree sono il risultato di un progetto europeo promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta, dalla Provincia Autonoma di Trento e dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi ISPRA), volto a salvaguardare l'ultimo nucleo di questa specie sulle Alpi.
Di conseguenza, l'abbattimento viene percepito dai contrari come una sconfitta che mette a rischio tutto il lavoro svolto per costruire una coesistenza tra uomo e orso, un obiettivo che richiede tempo per essere raggiunto. Secondo il PACOBACE, per gli esemplari altamente problematici sono previste tre possibili opzioni: la cattura con rilascio allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio, la cattura per captivazione permanente e, solo come ultima risorsa, l'abbattimento.

Gli argomenti di chi è favorevole all'abbattimento
Chi è favorevole all'abbattimento dell'orsa KJ1 sostiene che l'animale era problematico, poiché in passato aveva già avuto interazioni pericolose con gli esseri umani e aveva causato danni e incursioni; vista la sua pericolosità, era difficile adottare altre soluzioni. L'episodio in cui l'orsa ha ferito una persona viene considerato una giustificazione sufficiente per il suo abbattimento, in accordo con i protocolli previsti dal Piano d’Azione per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Centro-Orientali (PACOBACE).
Un ulteriore argomento di chi è a favore riguarda il fatto che la decisione di reintrodurre gli orsi in un territorio fortemente antropizzato è stata un errore iniziale, in quanto quest'area non è più compatibile con la presenza di tali animali. L'orsa si muoveva su un'area di circa 110 chilometri quadrati, rendendo impossibile impedire incontri pericolosi con l'animale. Inoltre, la captivazione dell'orsa presso il Centro faunistico del Casteller non sarebbe stata praticabile, poiché il centro era già occupato da altri esemplari e considerato inadeguato per ulteriori animali.
Infine, si ritiene che la sorte di un singolo esemplare non influisca sul destino dell'intera popolazione di orsi, quindi la sua uccisione non comporterà conseguenze significative per la specie nel suo complesso.

La tutela dell'orso bruno: il quadro normativo
L’orso bruno (Ursus arctos) è una specie a rischio di estinzione, tanto da essere inserita nella Convenzione internazionale di Berna come specie rigorosamente protetta, nella Convenzione di Washington come specie il cui commercio è regolamentato per evitare uno sfruttamento incompatibile con la loro sopravvivenza e nella Direttiva comunitaria “Habitat” come specie di interesse comunitario particolarmente protette.
Il quadro normativo internazionale impone agli Stati Membri e quindi anche all’Italia di assicurare un stato di conservazione soddisfacente alle popolazioni di orso bruno presenti sul territorio nazionale e impone alle Regioni di mettere in atto azioni di tutela e monitoraggio di questa specie, vieta la cattura, il disturbo e l’abbattimento di esemplari. Deroghe ai questi divieti possono essere tuttavia concesse per prevenire danni gravi o per garantire la sicurezza pubblica a condizione che non esistano soluzioni alternative. La deroga va comunque preventivamente autorizzata sulla base di una valutazione tecnica dell’ISPRA.