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Con l'Analemma Tower si vuole invertire il tradizionale schema di fondazione terrestre, affidandosi invece a una fondazione di supporto spaziale da cui la torre è sospesa. Questo sistema è noto come Universal Orbital Support System (UOSS), e prevede il posizionamento di un grande asteroide in orbita attorno alla Terra, al quale sospendere la torre tramite cavi ad alta resistenza. Secondo il futuristico progetto dello studio di architettura newyorkese Clouds Architecture Office (Clouds AO), l’altezza che raggiungerebbe il grattacielo sospeso nello spazio, è di ben 32.000 metri, ancorato a un asteroide posizionato in orbita geosincrona intorno alla Terra. Inoltre, la proposta prevede che Analemma venga costruito sopra Dubai, che si è dimostrata specializzata nella costruzione di edifici alti a un quinto del costo di costruzione di New York.
Il nome del progetto deriva dall’analemma, una particolare curva a forma di otto che disegna nel cielo il percorso apparente del Sole durante l’anno. L’edificio non toccherebbe mai terra e l’accesso sarebbe così possibile solo tramite l'utilizzo di droni.

Il progetto prevede una struttura completamente autonoma dal punto di vista energetico. I pannelli solari installati nella parte superiore, sempre esposta al Sole, garantirebbero l’elettricità, mentre l’acqua verrebbe ricavata tramite un sistema di condensazione atmosferica e riciclo interno.
Come ben possiamo immaginare l’Analemma Tower resta, almeno per ora, un sogno visionario. Le sfide tecniche sono imponenti ma la prima su tutte è la cattura e stabilizzazione di un asteroide in orbita. A supporto del progetto i progettisti citano la missione spaziale Asteroid Redirect Mission della NASA pensata per il recupero di asteroidi ma prevista per il 2021 e successivamente cancellata.

Vivere a 32.000 metri comporterebbe non pochi problemi: temperature esterne intorno ai – 40 °C, atmosfera troppo rarefatta per respirare senza protezione e l’impossibilità di uscire “a prendere una boccata d’aria” senza tuta spaziale. Inoltre, servirebbero cavi lunghi oltre 30.000 metri, abbastanza leggeri, resistenti e flessibili da sopportare enormi forze gravitazionali, vibrazioni e venti atmosferici. Gli unici materiali ipotetici come nanotubi di carbonio o grafene hanno la resistenza teorica necessaria, ma per ora non possono essere impiegati su scala industriale.