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22 Dicembre 2023
12:16

Asteroidi: cosa sono, quanti sono e come si sono formati

Gli asteroidi sono corpi rocciosi minori del Sistema Solare. Possono avere dimensioni e composizioni molto diverse. Il loro diametro può arrivare a qualche centinaio di chilometri. Lo studio degli asteroidi è importante perché ci aiuta a comprendere la formazione e l’evoluzione dei pianeti.

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Asteroidi: cosa sono, quanti sono e come si sono formati
asteroidi

Il Sistema Solare pullula di oggetti di varia forma e dimensione che orbitano intorno al Sole, e la maggior parte di questi è classificata come asteroide. Gli asteroidi sono abbastanza simili dai pianeti per composizione chimica; si differenziano soprattutto per la forma irregolare: hanno infatti dimensioni troppo piccole per raggiungere la forma sferica. Moltissimi asteroidi si trovano in una fascia compresa tra le orbite di Marte e Giove. Gli asteroidi sono i “rimasugli” avanzati dalla formazione del Sistema Solare, rimasti abbastanza inalterati nel corso dei miliardi di anni: per questo il loro studio è fondamentale per aiutarci a capire come si è formato e come è evoluto il nostro Sistema Solare.

Alcuni asteroidi sono definiti “potenzialmente pericolosi” perché le loro orbite intersecano quella della Terra, pertanto può esserci una probabilità non nulla di impatto nel corso del tempo.

Che cos'è un asteroide?

Gli asteroidi sono corpi celesti minori del Sistema Solare che orbitano attorno al Sole, hanno una forma abbastanza lontana da quella sferica e una composizione prevalentemente rocciosa (in particolare silicati, cioè minerali contenenti silicio), ma possono possedere anche una certa quantità di carbonio o di metalli. Non esiste un limite preciso per le loro dimensioni, che possono essere estremamente variegate, da più di 500 km per i più grandi (Pallas e Vesta), fino a pochi metri per i più piccoli: sotto il metro si utilizza generalmente il termine meteoroide (anche se non è una regola precisa, e alcuni preferiscono utilizzare tale termine solo per oggetti la cui traiettoria può attraversare l'atmosfera di un pianeta e generare così una meteora ed eventualmente un meteorite).

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L’asteroide Vesta fotografato dalla sonda Dawn nel 2011. Credit: NASA/JPL/MPS/DLR/IDA/Björn Jónsson, via Wikimedia Commons.

Come dicevamo, gli asteroidi hanno una forma irregolare: oltre una certa dimensione (qualche centinaio di km, a seconda dalla densità dei materiali di cui è composto), la gravità che un corpo esercita su se stesso lo costringe ad assumere approssimativamente una forma sferica (o comunque di un solido di rotazione), facendolo accedere alla categoria dei pianeti nani (come è successo a Cerere). Sulla loro superficie possiamo riconoscere moltissimi crateri da impatto dovuti agli scontri con oggetti più piccoli nel corso dei loro viaggi.

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Cerere visto dalla sonda Dawn della NASA nel 2015. Per via della sua forma approssimativamente sferica è classificato come pianeta nano e non come asteroide. Credit: NASA/JPL–Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA, via Wikimedia Commons.

Gli asteroidi non vanno confusi con i meteoriti, che invece sono ciò che sopravvive di un corpo roccioso che attraversa l'atmosfera terrestre e cade al suolo.

Dove si trovano gli asteroidi

Si stima che nel Sistema Solare ci siano svariati milioni di asteroidi: circa 200 hanno un diametro superiore ai 100 km, e circa un milione sono quelli noti con un dimensione superiore a 1 km. La maggior parte degli asteroidi si trova in quella che viene chiamata Fascia Principale, che occupa lo spazio tra le orbite di Marte e Giove. Un'altra zona, chiamata Fascia di Kuiper (o di Edgeworth-Kuiper), si trova oltre l'orbita di Nettuno, l'ultimo pianeta del Sistema Solare. Esistono anche altri gruppi di asteroidi che si muovono influenzati dalla gravità dei pianeti, per esempio i cosiddetti "troiani", che condividono l'orbita di alcuni pianeti (come Giove) in punti specifici in cui il gioco delle forze di attrazione permette loro di restare in posizione senza disperdersi.

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Rappresentazione grafica della Fascia Principale degli asteroidi e di alcuni gruppi di asteroidi troiani dei pianeti. By Pablo Carlos Budassi (CC BY–SA 4.0), via Wikimedia Commons.

Nonostante questi numeri così elevati, le zone popolate dagli asteroidi sono comunque enormemente vaste, quindi in realtà le distanze tra gli oggetti sono comunque… astronomiche: le sonde spaziali lanciate dalle Terra le infatti infatti attraversate sempre senza nessun pericolo e nessuna conseguenza. L'immagine, cara alla fantascienza, della navetta spaziale impegnata in un volo temerario per evitare gli asteroidi che gli sfrecciano a distanza di pochi metri è quindi completamente sbagliata!

meteorite devoniano

Gli asteroidi potenzialmente pericolosi e la difesa planetaria

Alcuni di questi oggetti invece si trovano a sfrecciare nelle vicinanze della Terra: sono i cosiddetti NEO o NEA (rispettivamente Near-Earth Objects e Near-Earth Asteroids). Alcuni di questi costituiscono un potenziale pericolo per la Terra, perché le loro orbite intersecano quella del nostro pianeta. In questo casi vengono categorizzati come PHO o PHA (Potentially Hazardous Objects o Potentially Hazardous Asteroids). Attualmente ne sono noti circa 30.000 NEA e tra questo poco meno di 2500 PHA: molti di questi sono comunque piccoli, ma è importante continuare le osservazioni.

Recentemente si sta cominciando a studiare che cosa sarebbe possibile fare nel caso uno di questi oggetti possa effettivamente trovarsi in rotta di collisione verso la Terra. Da questo è nata la missione DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA, che nel settembre 2022 è riuscita a colpire un asteroide con una sonda spaziale, dimostrando che è possibile deviare (seppur di pochissimo) la traiettoria del corpo celeste. In questo caso si trattava appunto di un test, senza alcuna conseguenza, ma questo fa ben sperare per il futuro nel caso fosse effettivamente necessario.

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Illustrazione della sonda DART con il satellite minore LICIACube in avvicinamento alla coppia di asteroidi Didymos/Dimorphos. Credit: NASA/Johns Hopkins APL/Steve Gribben (CC BY 4.0), via Wikimedia Commons.

L'origine degli asteroidi

Gli asteroidi sono costituiti dal materiale di cui era composto inizialmente il Sistema Solare e che non è confluito nel Sole o negli oggetti più grandi come i pianeti. In un certo senso, possiamo considerare gli asteroidi come gli "avanzi" della formazione del Sistema Solare: polveri, pulviscolo, aggregati di molecole che si sono aggregati tra loro fino a formare degli oggetti minori che poi non hanno avuto l'opportunità di essere attirati dagli altri corpi celesti; oppure al contrario, frammenti di oggetti più grandi che stavano crescendo ma sono più stati distrutti da impatti o dalle forze gravitazionali di altri oggetti maggiori.

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Illustrazione artistica della formazione di un sistema stellare intorno a un astro neonato. Il nostro Sistema Solare ha avuto probabilmente una evoluzione simile. Credit: ESO/L. Calçada (CC BY 4.0), via Wikimedia Commons.

Alcuni asteroidi sono corpi rocciosi, densi e rigidi; altri sono invece ammassi di rocce, frammenti e polveri tenuti insieme dall'attrazione gravitazionale e in parte da quella elettrostatica per le componenti più leggere. In quest'ultimo caso vengono spesso chiamati asteroidi di tipo rubble pile, cioè "mucchio di detriti". Gli asteroidi sono in qualche modo simili alle comete, altri oggetti minori del Sistema Solare, ma al contrario di queste sono privi di ghiacci (sostanze come acqua, anidride carbonica o azoto in forma solida): la ragione è che queste ultime si sono formate nelle parti più lontane del Sistema Solare, dove l'irraggiamento del Sole non è abbastanza per impedire la condensazione di queste componenti volatili, come invece è successo agli asteroidi nella zona più vicina al Sole. In realtà, recenti studi mostrano che per quanto le differenze siano visibili, le categorie non sono così ben definite.

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Bennu, un asteroide del tipo rubble pile ("mucchio di detriti") fotografato dalla sonda OSIRIS–REx nel 2018. Credit: NASA/Goddard/University of Arizona, via Wikimedia Commons.

Gli asteroidi sono oggetto di intensi studi da parte degli astronomi, perché non avendo subito i processi geologici dei pianeti maggiori, conservano al loro interno la memoria di quale fosse la composizione originaria del Sistema Solare. Insomma, si tratta di vere e proprie capsule del tempo per capire come si è formato il nostro Sistema Solare e i pianeti che lo popolano.

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