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11 Agosto 2025
17:05

Che cosa significa l’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian e cosa ci guadagnano gli USA di Trump

I due Paesi hanno firmato un memorandum per la costruzione di un corridoio che unirà l'Azerbaigian con la sua exclave Nakhchivan, che si trova in territorio armeno. L'accordo pone fine a quasi 40 anni di tensioni e segna un successo importante per gli USA di Trump, che avranno i diritti esclusivi per realizzare il progetto.

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Che cosa significa l’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian e cosa ci guadagnano gli USA di Trump
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Armenia e Azerbaigian hanno firmato uno storico accordo di pace che metterà fine a quasi 40 anni di conflitto. L'incontro tra il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, e il presidente azero, Ilham Aliyev, è avvenuto lo scorso venerdì alla Casa Bianca, con Donald Trump a fare da mediatore. Nello specifico, il trattato prevede la creazione di un corridoio di circa 40 km tra l'Azerbaigian e la regione di Nakhchivan, un'exclave azera all'interno del territorio armeno e finora non collegata direttamente a Baku. A occuparsi dello sviluppo del corridoio saranno direttamente gli Stati Uniti: nel frattempo, entrambi i Paesi concluderanno degli accordi bilaterali con Washington in materia di commercio, energia, infrastrutture e tecnologia.

Si tratta quindi di un successo diplomatico per il Presidente USA, che fin dalla sua campagna elettorale si è presentato come risolutore di conflitti internazionali e che, proprio con lo stesso obiettivo, il prossimo 15 agosto incontrerà in Alaska Vladimir Putin per provare a mediare un cessate il fuoco in Ucraina.

Ma quindi, per quale motivo questo accordo è così importante per Armenia e Azerbaigian e perché le tensioni tra i due Paesi proseguono da quasi quattro decenni? Le tensioni tra Yerevan e Baku erano iniziate nel 1988, causando un primo conflitto armato terminato nel 1994 e il secondo scoppiato nel 2020, con migliaia di vittime e sfollati. A livello internazionale, Mosca si è detta favorevole all'accordo di pace, mentre Teheran ha criticato la costruzione del corridoio che rischia di modificare gli equilibri geopolitici nella regione.

Le origini delle tensioni tra Armenia e Azerbaigian

Bisogna sottolineare che Armenia e Azerbaigian si trovano in una posizione geografica particolarmente strategica: l'Armenia confina con la Georgia, la Turchia e l'Iran (oltre che con lo stesso Azerbaigian), mentre Baku ha una frontiera diretta con la Russia e l'Iran e si affaccia sul Mar Caspio. Entrambi i Paesi, tra l'altro, facevano parte del territorio dell'ex Unione Sovietica.

Con la dissoluzione dell'URSS nel 1991 e la proclamazione di indipendenza dei due Paesi, si aprirono le tensioni tra Yerevan e Baku. In realtà, già dal 1988 i separatisti armeni avevano cercato di prendere il controllo di alcune parti della regione azera del Nagorno-Karabakh, fino a quando nel 1991 si dichiararono uno Stato indipendente (denominato Repubblica di Artsakh) chiedendo l’annessione all’Armenia.

Le tensioni successive portarono allo scoppio di una guerra che proseguì fino al 1994, con un bilancio di 30.000 morti, centinaia di migliaia di sfollati (soprattutto azeri) e un accordo di pace mediato dalla Russia. La regione separatista di Nagorno-Karabakh fu proclamata indipendente de facto, anche se il governo rimase fortemente dipendente dall'Armenia a livello economico, politico e militare.

La situazione rimase invariata fino al 2020, quando gli scontri armati ripresero sempre nel Nagorno-Karabakh, decretando una vittoria schiacciante dell'Azerbaigian dopo poco più di un mese: la guerra provocò 7.000 vittime e si risolse, ancora una volta, grazie all'intervento di Mosca come principale mediatore. Nel 2023, poi, un attacco militare azero nella regione separatista causò la fuga dall'Azerbaigian di più di 100.000 persone di etnia armena.

Proprio per questo, tra Armenia e Azerbaigian sono ancora in corso alcune rivendicazioni territoriali, che negli scorsi anni sono state portate fino alla Corte Internazionale di Giustizia e alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU).

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Perché dal corridoio per Nakhchivan ci guadagnano anche gli USA di Trump

Il testo completo dell'accordo, comunque, non è ancora stato pubblicato e per il momento, i due Paesi si sono limitati a pubblicare il testo di un memorandum. Secondo quanto riportato dalla CNN, il corridoio lungo circa 43 km sarà intitolato TRIPP, acronimo di Trump Route for International Peace and Prosperity (letteralmente “La rotta di Trump per la pace e la prosperità internazionale”).

Come già accennato, gli Stati Uniti manterranno i diritti esclusivi per la costruzione di questo progetto (secondo Politico per i prossimi 99 anni): a occuparsene sarà un gruppo di aziende private americane che, secondo alcune indiscrezioni, si occuperanno di realizzare anche una linea ferroviaria, un oleodotto e un gasdotto, dato che l'Azerbaigian è particolarmente ricco di gas naturale.

C'è da dire che il corridoio sarà comunque sottoposto alle leggi armene, ma oltre a connettere l'Azerbaigian con la sua exclave, permetterà al Paese di commerciare direttamente con la Turchia, suo grande alleato nella regione, senza dover passare per gli Stati confinanti come Iran o Russia.

I negoziati per stabilire quali società americane si occuperanno di gestire il corridoio si svolgeranno nel corso delle prossime settimane: nel frattempo, oltre all'accordo di pace, il capo di Stato armeno e l'omologo azero approveranno una richiesta formale per sciogliere il cosiddetto “Gruppo Minsk”, fondato nel 1992 con l'obiettivo di mediare il conflitto tra i due Stati e presieduto da Francia, Russia e Stati Uniti.

Si tratta quindi di un accordo di pace dal quale ci guadagna sicuramente l'Azerbaigian, che ora sarà collegato direttamente alla regione di Nakhchivan, ma anche l'Armenia potrà attrarre nuovi investimenti grazie agli accordi economici promessi da Washington, mantenendo il controllo formale sul corridoio con la garanzia di un intervento USA in suo favore nel caso in cui l’Azerbaigian decidesse di riprendere con le ostilità.

Ma il vero vincitore di questo trattato è sicuramente Donald Trump, che ora si dice sempre più vicino al Premio Nobel per la Pace (al quale aspira da diverso tempo), dopo che già a luglio era riuscito a porre fine alla nuova escalation di scontri tra Cambogia e Thailandia. Gli Stati Uniti, tra l'altro, avranno anche un tornaconto economico grazie ai diritti di sviluppo e agli accordi bilaterali in arrivo.

La proposta è stata accolta in maniera positiva da quasi tutta la comunità internazionale, tra cui anche la Russia: tuttavia l'Iran, che con l'Azerbaigian ha sempre avuto un rapporto complesso caratterizzato da tensioni crescenti, ha fortemente criticato la costruzione del corridoio verso Nakhchivan, considerato un cambiamento geopolitico nella regione del Caucaso meridionale che rischia di “spostare anche i confini dell'Iran”.

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