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24 Giugno 2023
8:30

Biomi, cosa sono, caratteristiche e dove si trovano le principali tiplogie sulla Terra

In ecologia esistono diversi criteri di classificazione dei biomi della Terra. Lo stesso termine “bioma” è il risultato delle combinazioni tra questi e conoscerli ci consente di capire di cosa è realmente composto.

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Biomi, cosa sono, caratteristiche e dove si trovano le principali tiplogie sulla Terra
biomi

Il termine “bioma” è definito come un insieme di una o più comunità animali o vegetali climax – cioè al loro stadio di evoluzione finale – affiancate ad altre comunità a diverse tappe di successione ecologica. Ogni bioma si estende su vaste aree geografiche sia di terra che di acqua, ed è delimitato in base alle specie predominanti vegetali (nel primo caso) e animali (nel secondo).

Questa definizione ci permette di riconoscere 11 tipi di biomi terrestri: tundra, taiga, foresta decidua temperata, foresta tropicale pluviale, foresta tropicale monsonica, prateria, deserto, steppa, savana, bioma alpino e bioma mediterraneo. In ecologia, però, esistono diversi criteri di classificazione dei biomi della Terra e ciò fa sì che in realtà se ne contino molti di più, con nomi spesso diversi. Lo stesso termine “bioma” è il risultato di diverse combinazioni di criteri classificativi. Tali criteri sono importanti perché ci consentono di comprendere come e da cosa è realmente composto un bioma, eccone alcuni:

  • clima
  • interazione tra clima, suolo e "zona"
  • fisionomia vegetale
  • ambiente fisico e regimi di disturbo

Classificazione in base al clima

Il clima è il principale fattore di modellamento della copertura vegetale e crea i cosiddetti sistemi bioclimatici. Questi sistemi, o “zone di vita” come li definì l’ecologo Leslie Holdridge, risultano dalla risposta della vegetazione a temperatura, precipitazioni e potenziale di evapotraspirazione.

Secondo Robert Whittaker, invece, sono precipitazione e temperatura medie annue a distinguere un bioma da un altro. I due sistemi sono ben calibrati sul continente americano ma non sul resto del mondo, e non tengono conto del susseguirsi delle stagioni. A quest’ultima lacuna ovviò un altro esperto, Robert Bailey, il quale comprese l’influenza sulla copertura vegetale di un’area non solo della stagionalità del clima ma anche di fattori topografici, geologici e idrologici, chiamando il sistema risultante “ecoregione”.

biomi whittaker
Diagramma dei biomi di Whittaker. Credit: Jwratner1 at English Wikipedia, CC0, via Wikimedia Commons

Interazione tra clima, suolo ed elementi geografici

Un clima “zonale”, cioè tipico di una data zona, produrrebbe suoli diversi in base alla disponibilità di acqua e alla temperatura. Seguendo tale principio, Heinrich Walter arrivò a distinguere 9 “zonobiomi” all’interno dei quali catene montuose, latitudini e altitudini estreme e le correnti marine fredde creano nicchie climatiche che ne modificano temperatura e precipitazioni. Queste nicchie si dividono in subzonobiomi, i quali si suddividono ulteriormente in biomi in senso stretto.

In questo modello i confini tra zonobiomi sono molto sfumati poiché il macroclima cambia continuamente creando aree di transizione tra un bioma (o zonobioma) e il successivo, chiamate ecotoni, dove la vegetazione assume un aspetto intermedio tra i due.

alpi paesaggio bioma

La fisionomia vegetale

La fisionomia della vegetazione si riferisce all'aspetto generale della copertura vegetale di un’area (boschi aperti, foreste, prati). Il concetto di bioma qui è dato dalle differenze fisionomiche e fenologiche tra aree contigue: all’interno di un ecosistema di bosco, per esempio, potremmo distinguere alberi sempreverdi da quelli decidui, latifoglie da aghifoglie. In questo modo avremo individuato già cinque grandi biomi boschivi: aghifoglie sempreverde, latifoglie sempreverde, aghifoglie deciduo, aghifoglie deciduo a freddo e aghifoglie deciduo in siccità.

bosco faggi bioma

Disturbi antropici e non

Oltre alle variazione regionali del clima e alle caratteristiche del suolo, anche i regimi di disturbo concorrono a definire un bioma. Il fuoco e il pascolo di grandi erbivori sono considerati i maggiori fattori di disturbo per il suolo e la fisionomia vegetale di una data area e, al contempo, potenziali generatori di diversi stati di bioma, i quali possono rivelarsi stabili nel lungo periodo o alternarsi fra loro. Oltre a questi primi due, c’è anche un terzo fattore di disturbo che esercita una forte influenza sullo stato evolutivo di comunità vegetali e animali: l’Uomo. Gli esseri umani proteggono, modificano e distruggono gli ambienti: le modifiche risultanti dall'uso umano delle risorse naturali può portare alla formazione di biomi antropogenici che favoriscono nuove combinazioni di specie.

I biomi dell'idrosfera

Finora abbiamo parlato di biomi terrestri, ma come vengono distinti quelli acquatici? Secondo la classificazione più diffusa, i biomi dell’idrosfera sono 8, suddivisi tra acque dolci, salate, mari interni e acque oceaniche. Al loro interno, le comunità animali che li caratterizzano vengono invece distinte in base allo “stile di vita” in benthos, forme animali di fondale come i banchi di coralli che formano le barriere, necton, ovvero tutti gli organismi che nuotano, e plancton, ossia organismi microscopici che si lasciano trasportare dal moto ondoso.

Dare un'unica definizione di bioma è assai complesso perché, come abbiamo visto, le variabili da considerare sono tante. Sintetizzando quanto visto finora, potremmo dire che un bioma è costituito da comunità di esseri viventi – uni e pluricellulari -che interagiscono fra loro e sono influenzate da fattori climatici e territoriali dell'area che occupano, la quale prende il nome di "bioma".

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