Il termine “bioma” è definito come un insieme di una o più comunità animali o vegetali climax – cioè al loro stadio di evoluzione finale – affiancate ad altre comunità a diverse tappe di successione ecologica. Ogni bioma si estende su vaste aree geografiche sia di terra che di acqua, ed è delimitato in base alle specie predominanti vegetali (nel primo caso) e animali (nel secondo).
Questa definizione ci permette di riconoscere 11 tipi di biomi terrestri: tundra, taiga, foresta decidua temperata, foresta tropicale pluviale, foresta tropicale monsonica, prateria, deserto, steppa, savana, bioma alpino e bioma mediterraneo. In ecologia, però, esistono diversi criteri di classificazione dei biomi della Terra e ciò fa sì che in realtà se ne contino molti di più, con nomi spesso diversi. Lo stesso termine “bioma” è il risultato di diverse combinazioni di criteri classificativi. Tali criteri sono importanti perché ci consentono di comprendere come e da cosa è realmente composto un bioma, eccone alcuni:
- clima
- interazione tra clima, suolo e "zona"
- fisionomia vegetale
- ambiente fisico e regimi di disturbo
Classificazione in base al clima
Il clima è il principale fattore di modellamento della copertura vegetale e crea i cosiddetti sistemi bioclimatici. Questi sistemi, o “zone di vita” come li definì l’ecologo Leslie Holdridge, risultano dalla risposta della vegetazione a temperatura, precipitazioni e potenziale di evapotraspirazione.
Secondo Robert Whittaker, invece, sono precipitazione e temperatura medie annue a distinguere un bioma da un altro. I due sistemi sono ben calibrati sul continente americano ma non sul resto del mondo, e non tengono conto del susseguirsi delle stagioni. A quest’ultima lacuna ovviò un altro esperto, Robert Bailey, il quale comprese l’influenza sulla copertura vegetale di un’area non solo della stagionalità del clima ma anche di fattori topografici, geologici e idrologici, chiamando il sistema risultante “ecoregione”.
Interazione tra clima, suolo ed elementi geografici
Un clima “zonale”, cioè tipico di una data zona, produrrebbe suoli diversi in base alla disponibilità di acqua e alla temperatura. Seguendo tale principio, Heinrich Walter arrivò a distinguere 9 “zonobiomi” all’interno dei quali catene montuose, latitudini e altitudini estreme e le correnti marine fredde creano nicchie climatiche che ne modificano temperatura e precipitazioni. Queste nicchie si dividono in subzonobiomi, i quali si suddividono ulteriormente in biomi in senso stretto.
In questo modello i confini tra zonobiomi sono molto sfumati poiché il macroclima cambia continuamente creando aree di transizione tra un bioma (o zonobioma) e il successivo, chiamate ecotoni, dove la vegetazione assume un aspetto intermedio tra i due.
La fisionomia vegetale
La fisionomia della vegetazione si riferisce all'aspetto generale della copertura vegetale di un’area (boschi aperti, foreste, prati). Il concetto di bioma qui è dato dalle differenze fisionomiche e fenologiche tra aree contigue: all’interno di un ecosistema di bosco, per esempio, potremmo distinguere alberi sempreverdi da quelli decidui, latifoglie da aghifoglie. In questo modo avremo individuato già cinque grandi biomi boschivi: aghifoglie sempreverde, latifoglie sempreverde, aghifoglie deciduo, aghifoglie deciduo a freddo e aghifoglie deciduo in siccità.
Disturbi antropici e non
Oltre alle variazione regionali del clima e alle caratteristiche del suolo, anche i regimi di disturbo concorrono a definire un bioma. Il fuoco e il pascolo di grandi erbivori sono considerati i maggiori fattori di disturbo per il suolo e la fisionomia vegetale di una data area e, al contempo, potenziali generatori di diversi stati di bioma, i quali possono rivelarsi stabili nel lungo periodo o alternarsi fra loro. Oltre a questi primi due, c’è anche un terzo fattore di disturbo che esercita una forte influenza sullo stato evolutivo di comunità vegetali e animali: l’Uomo. Gli esseri umani proteggono, modificano e distruggono gli ambienti: le modifiche risultanti dall'uso umano delle risorse naturali può portare alla formazione di biomi antropogenici che favoriscono nuove combinazioni di specie.
I biomi dell'idrosfera
Finora abbiamo parlato di biomi terrestri, ma come vengono distinti quelli acquatici? Secondo la classificazione più diffusa, i biomi dell’idrosfera sono 8, suddivisi tra acque dolci, salate, mari interni e acque oceaniche. Al loro interno, le comunità animali che li caratterizzano vengono invece distinte in base allo “stile di vita” in benthos, forme animali di fondale come i banchi di coralli che formano le barriere, necton, ovvero tutti gli organismi che nuotano, e plancton, ossia organismi microscopici che si lasciano trasportare dal moto ondoso.
Dare un'unica definizione di bioma è assai complesso perché, come abbiamo visto, le variabili da considerare sono tante. Sintetizzando quanto visto finora, potremmo dire che un bioma è costituito da comunità di esseri viventi – uni e pluricellulari -che interagiscono fra loro e sono influenzate da fattori climatici e territoriali dell'area che occupano, la quale prende il nome di "bioma".