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Si è tenuta ieri la WWDC 2025, la conferenza annuale dedicata agli sviluppatori dei sistemi operativi Apple, in cui sono state annunciate varie novità legate all'intelligenza artificiale, oltre al nuova interfaccia “Liquid Glass” che dal prossimo autunno uniformerà tutti i sistemi operativi del colosso di Cupertino, ma il grande assente è stato Siri: dell'assistente vocale di Apple nessuna traccia. Dopo l'entusiasmo suscitato l'anno scorso dall'annuncio di una versione profondamente rinnovata e più intelligente di Siri, ci si aspettava che questa fosse l'edizione in cui Apple avrebbe mostrato al mondo i frutti di quel lavoro. E invece, niente di tutto ciò è arrivato.
Craig Federighi, vicepresidente senior del software, ha fatto solo un breve accenno a Siri durante il keynote, dicendo che Apple «sta continuando a lavorare per offrire le funzionalità che permetteranno a Siri di diventare sempre più personalizzata», aggiungendo che «questo lavoro necessita di più tempo per raggiungere gli standard di qualità di Apple» e specificando che l'azienda sarà pronta a «condividere più informazioni il prossimo anno». Un'affermazione che, tradotta in termini concreti, significa che non vedremo il fantomatico “nuovo Siri” prima del 2026. Dopo la presentazione, il titolo Apple ha perso più del 2,5% in pochi minuti, bruciando circa 75 miliardi di dollari in capitalizzazione. Evidentemente gli investitori si aspettavano qualcosa di più concreto, soprattutto dopo mesi di attese. Ma cerchiamo di capire meglio perché Siri non ha ancora fatto il salto promesso e cosa potrebbe esserci dietro questo silenzio.
La disattesa promessa di un “nuovo Siri”
Apple aveva già presentato alla WWDC 2024 l'ambizioso progetto di rendere Siri più personalizzato grazie all'intelligenza artificiale generativa. L'obiettivo era quello di trasformare l'assistente in uno strumento capace di comprendere davvero il contesto personale dell'utente – relazioni, cronologia delle comunicazioni, abitudini quotidiane, preferenze nelle app, etc. – al fine di offrire un'esperienza proattiva e personalizzata. L'idea era che Siri dovesse diventare non solo più capace di rispondere a comandi, ma anche di compiere azioni all'interno e tra le app in modo autonomo e utile.
Peccato che le prime versioni di questo nuovo Siri non abbiano superato i test interni svolti da Apple. Secondo fonti riportate da Bloomberg, l'assistente aggiornato funzionava correttamente solo due volte su tre, una percentuale insufficiente per rispettare gli elevati standard qualitativi di Apple. L'azienda ha quindi deciso di posticiparne il lancio, comunicandolo ufficialmente lo scorso marzo. In parallelo, c'è stato un cambio importante nella leadership del progetto: John Giannandrea, ex responsabile della strategia AI di Apple, è stato sostituito da Mike Rockwell, figura nota per il suo lavoro sul visore Vision Pro. Questo avvicendamento è stato interpretato come un tentativo di correggere la rotta e accelerare lo sviluppo del “nuovo Siri” per recuperare il terreno perso.
Nel frattempo, Apple ha cercato di colmare il gap con la concorrenza attraverso una collaborazione con OpenAI. In pratica, quando Siri non è in grado di rispondere a una domanda, potrà delegare il compito a ChatGPT. Anche l'app Image Playground per la generazione di immagini, aggiornata in iOS 26, si appoggia al motore di OpenAI. Insomma, Cupertino ha deciso di integrare tecnologie esterne per guadagnare tempo, in attesa di soluzioni completamente sviluppate “in casa”.
Affidarsi ad aziende esterne per “recuperare il terreno perso” finora su Siri ed Apple Intelligence, però, solleva alcuni interrogativi. Apple ha sempre puntato su un'architettura AI on-device, ovvero eseguita direttamente sui dispositivi, al fine di garantire maggiore privacy e sicurezza. Costruire modelli di intelligenza artificiale abbastanza potenti da girare localmente, senza dipendere dal cloud, è una sfida tecnica molto complessa. Ed è proprio questa filosofia che, secondo alcuni analisti, starebbe rallentando l'azienda rispetto ai competitor. Google e Microsoft, ad esempio, possono contare su infrastrutture cloud già rodate e pronte a sostenere carichi di calcolo enormi, mentre Apple sembra ancora impegnata a costruire le “fondamenta” del proprio ecosistema AI.
Le novità Apple presentate al WWDC 2025
Durante il keynote, la compagnia ha presentato nuove funzioni AI come la traduzione dal vivo, miglioramenti nella generazione automatica di contenuti visivi e una ricerca Spotlight più intelligente, oltre a tantissime altre novità. Tutte queste innovazioni non sono riuscite a compensare l'assenza del nuovo Siri, il cui sviluppo appare ancora in alto mare. Il quadro che emerge, comunque sia, è quello di una Apple consapevole del proprio ritardo ma determinata a recuperare terreno, anche a costo di cambiare rotta e allearsi con player esterni. Se ci riuscirà o meno lo vedremo, comunque, non prima del prossimo anno. Parola di Craig Federighi.