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19 Febbraio 2024
19:30

Cos’è Apple Vision Pro, come funziona e cosa si può fare con il visore per la realtà aumentata

Le vendite del Vision Pro sono iniziate ufficialmente il 2 febbraio negli Stati Uniti al costo di partenza di 3499 $. Il primo visore per la realtà mista di Apple potrebbe rappresentare la nuova pietra miliare del colosso di Cupertino e farci passare dal mobile computing allo spatial computing. Ecco quali potrebbero essere le implicazioni nella vita quotidiana.

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Cos’è Apple Vision Pro, come funziona e cosa si può fare con il visore per la realtà aumentata
Apple Vision Pro | Geopop
Credits: Apple.

Apple Vision Pro è il primo visore per la realtà aumentata di Apple – o meglio di realtà mistapresentato a giugno 2023 lanciato sul mercato statunitense il 2 febbraio 2024. Introduce il concetto che Apple chiama spatial computing, secondo cui mondo reale e mondo virtuale vengono “fusi” in un unico ambiente “ibrido”. Tramite una scansione dell'ambiente circostante, riprodotto poi fedelmente sugli schermi presenti dentro la “maschera” del visore stesso, l'utente è in grado di guardare “attraverso” il visore applicando alla realtà del mondo circostante elementi del mondo virtuale, aprendo così scenari d'utilizzo decisamente interessanti.

I due concetti alla base di Vision Pro: la realtà mista e lo spatial computing

Prima di passare ai suoi possibili scenari d'utilizzo, però, cerchiamo di capire bene che cos'è l'Apple Vision Pro e quali tecnologie ne permettono il funzionamento. Come già accennato prima, il Vision Pro è un visore per la realtà mista.

Ma cosa intendiamo per “realtà mista”? Come suggerisce il nome stesso di questa tecnologia, si intende un mix tra mondo digitale e mondo virtuale, che rende possibile la visualizzazione di ambienti e oggetti virtuali e fisici che sono in grado di interagire tra di loro, come se fossero parte di un unico ambiente, che potremmo definire ibrido.

Ma attenzione, la realtà mista (MR) non va confusa con la realtà aumentata (AR), con la realtà virtuale (VR), con la virtualità aumentata (AV) e con il mondo reale: è la somma di tutto questo, come sintetizzato anche nel seguente schema.

Schema realtà mista | Geopop
Schema sulla realtà mista adattato da AUGMENTED REALITY: A CLASS OF DISPLAYS ON THE REALITY–VIRTUALITY CONTINUUM.

Quando ha presentato il Vision Pro, Apple ha per certi versi potenziato questo concetto parlando di spatial computing. Durante il keynote di presentazione, Tim Cook (CEO di Apple) ha accostato il visore ad altre due pietre miliari dell'informatica, che hanno rivoluzionato il settore tech: il Macintosh, che ha introdotto il concetto di personal computing nel 1984 e l'iPhone, che ha introdotto il concetto di mobile computing nel 2007.

Secondo il concetto di spatial computing, non c'è una vera separazione tra l'ambiente fisico e quello digitale: questi sono un tutt'uno. Ciò è accentuato dalla semplicità di interazione con l'ambiente misto che si palesa davanti a sé una volta indossato il visore, interamente controllabile con il movimento degli occhi e delle mani, oltre che tramite comandi vocali. Guardando un elemento dell'interfaccia, pizzicandolo e toccandolo con le dita, si può avere un'interazione che sembra essere a tutti gli effetti reale.

Questo per dire che Apple ripone nel Vision Pro la stessa fiducia che in passato ha nutrito verso il Mac prima e verso l'iPhone dopo. E chissà che lo stesso Tim Cook non veda nel Vision Pro la sua eredità, l'ultimo grande prodotto prima di terminare (magari tra qualche anno) la sua carriera alla guida del colosso di Cupertino.

Per chi desidera recuperare la presentazione del Vision Pro, linkiamo di seguito il video del keynote pubblicato da Apple sul proprio canale YouTube.

Come funziona e a cosa serve Vision Pro

Il merito di tutto ciò va in parte a visionOS, il sistema operativo che governa il Vision Pro. Grazie a quest'ultimo le applicazioni possono riempire totalmente lo spazio circostante, ben oltre i confini di un display, e possono essere spostate praticamente ovunque e ridimensionate a proprio piacimento. Per non parlare, poi, del fatto che queste reagiscono all'illuminazione della stanza e proiettano le proprie ombre nell'ambiente, come se fossero a tutti gli effetti "materializzate".

Ma da cosa è resa possibile una "diavoleria" simile? Lo scanner LiDAR di cui è dotato il visore lavora in accoppiata alla fotocamera TrueDepth e va a creare una mappa 3D accurata e realistica dell'ambiente circostante.

Fotocamere e sensori Vision Pro | Geopop
Foto che evidenzia fotocamere e sensori del Vision Pro. Credits: Apple.

Il chip M2 di cui è dotato il visore, nel frattempo, fa "girare" visionOS, andando a eseguire algoritmi avanzati di visione artificiale, mentre il secondo chip presente nel Vision Pro, chiamato R1, va a elaborare gli input provenienti dalle fotocamere, dai sensori e dai microfoni trasmettendo le immagini ai display ad altissima risoluzione integrati nella parte interna della "maschera", il tutto entro 12 millisecondi.

Questo lavoro "dietro le quinte" di tutti i componenti del Vision Pro, avvenendo in tempi così rapidi e in un modo così coordinato e preciso, dà all'utente la sensazione di vedere l'ambiente reale "fuso" con quello virtuale.

Cosa si può fare con Vision Pro

Il Vision Pro, quindi, non vuole essere semplicemente l'ennesimo prodotto figo. Apple vede nel visore il ponte che permetterà il passaggio dal mobile computing allo spatial computing. Con quali implicazioni? È ancora presto per dirlo ma, almeno potenzialmente, lo spatial computing potrebbe rivoluzionare praticamente ogni settore.

Dal lancio sul mercato del Vision Pro si sono moltiplicati sui social contenuti che mostrano gli utenti usare il dispositivo per le attività più disparate, che di certo non si riducono alla semplice estensione della scrivania del Mac per lavorare con maggior comfort visivo o per guardare contenuti multimediali con un livello di immersività mai raggiunto prima.

apple vision pro
Credits: Apple.

Come si può constatare dal seguente post, c'è chi ha iniziato a usare il visore persino per pesare gli alimenti senza dover ricorrere a una bilancia.

Gli scenari d'utilizzo possono essere potenzialmente infiniti e toccare tutti i settori: lavorativo, industriale, medico, educativo, e così via.

Se da un lato l'uso del Vision Pro e, più in generale dello spatial computing, avrà un impatto positivo sulla produttività, rendendo più efficienti ed efficaci a lavoro e nelle attività quotidiane, bisognerà capire come evitare il totale estraniamento dalla realtà pur indossando il visore.

In parte Apple ci ha già pensato con la funzione Eye Sight, che va a mostrare sul display esterno del visore un rendering degli occhi di chi lo indossa, consentendo così alle persone attorno a sé di continuare a vedere gli occhi anche se difatti sono coperti (come si vede dall'immagine di copertina, all'inizio dell'articolo).

Quali sono i limiti del visore AR/VR di Apple

Ci sono ancora dei limiti, però, su cui si può lavorare per migliorare l'esperienza d'uso collettiva del Vision Pro e rendere lo spatial computing più inclusivo e collaborativo. Al momento, infatti, due utenti che indossano il Vision Pro nello stesso ambiente reale hanno un'esperienza di realtà mista assolutamente individuale visto che non si ha la possibilità di vedere gli elementi virtuali applicati all'ambiente reale di un altro utente (e viceversa).

Ecco perché molti descrivono scene come quelle che vi abbiamo proposto nel post allegato nelle righe precedenti come provenienti da una realtà distopica. Considerando il fatto che il Vision Pro è il primo visore di Apple a sposare il concetto di spatial computing, comunque, è ragionevole auspicarsi dei miglioramenti significativi nelle prossime generazioni del visore anche sotto questo punto di vista, soprattutto considerando il fatto che l'intelligenza artificiale applicata al concetto di spatial computing potrebbe rendere le cose sempre più interessanti man mano che la tecnologia si evolve nel corso del tempo.

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