Rabbit R1 è uno smart assistant tascabile basato su intelligenza artificale prodotto dalla startup Rabbit Inc, potenzialmente in grado di sostituire gli assistenti vocali dei nostri smartphone come Google Assistant o Siri. Presentato a gennaio 2024 al Consumer Electronic Show di Las Vegas, è un dispositivo autonomo che funziona senza bisogno di collegarsi con uno smartphone: per interagire con l'assistente si usano comandi impartiti a voce, in maniera non dissimile da quanto ha prodotto da Humane con la spilla smart AI Pin.
L'azienda ha comunicato che il dispositivo, attualmente in fase di preordine a un costo di circa 200 €, ha avuto un successo superiore alle aspettative, attestandosi a circa 100.000 unità preordinate. Le prime spedizioni sono previste per il 31 marzo e l'assistente smart arriverà nelle mani dei primi acquirenti a partire dal 24 aprile, ma già per il giorno prima è previsto un “pickup party” nella città di New York, in cui verranno distribuite in anteprima le prime unità. Chi ha ordinato dai Paesi europei, invece, vedrà recapitare il proprio dispositivo non prima del mese di luglio. Almeno in questa fase di lancio, Rabbit R1 supporterà soltanto la lingua inglese. L'azienda ha già promesso nei prossimi mesi il rilascio di ulteriori lingue tra cui, sfortunatamente, non troviamo l'italiano.
Rabbit R1: com’è fatto e a cosa serve il “coniglio intelligente”
Rabbit R1 è un dispositivo minimale di forma quadrata: sul fronte trova spazio un piccolo display da circa 3 pollici, una fotocamera orientabile e una rotellina che consente all'utente di muoversi all'interno dell'interfaccia. Sul lato è posto l'unico pulsante che attiva i microfoni dai quali impartire i comandi vocali. È dotato di un processore MediaTek con una dotazione di memoria di 4 GB per la RAM e 128 GB per lo storage, con connettività tramite WiFi e slot per ospitare una SIM.
L'idea di R1 è semplice: l'utente estrae il dispositivo e premendo il pulsante laterale impartisce un ordine che viene processato e soddisfatto dall'assistente AI. Rabbit R1 si propone quindi come un dispositivo per automatizzare operazioni che effuttiamo frequentemente con lo smartphone, facendole fare direttamente “a lui”. Ecco alcune delle attività che R1 può automatizzare:
- aggiungere brani alle nostre playlist di Spotify;
- ricercare voli o alberghi per un viaggio;
- prenotare una corsa su Uber;
- ricercare oggetti su store online come Amazon;
- effettuare ricerche generiche sul web.
Dobbiamo preoccuparci per la privacy?
Possedendo un tasto fisico per attivare i microfoni il dispositivo non potrà ascoltarci quando non necessario e non avrà bisogno di alcuna “hotword” per essere richiamato (come avviene per esempio per Siri o Google Assistant).
Tuttavia, per effettuare alcune di queste azioni dovremo accedere ai nostri account, accettando di conseguenza che il sistema operativo del dispositivo (Rabbit OS) esegua azioni per conto nostro all'interno di essi. Questa è in effetti una possibile minaccia per la privacy degli utenti. Rabbit, tuttavia, ha precisato che le credenziali per accedere a servizi terzi non verranno in alcun modo conservate e memorizzate dall'azienda.