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23 Marzo 2025
8:00

Chi comanda la Libia da dopo la caduta di Gheddafi e qual è la situazione oggi

La Libia, 14 anni dopo la morte di Gheddafi, è ancora in preda al caos: due governi rivali lottano per il controllo, ma sono le milizie locali e i gruppi potenti a decidere davvero. La guerra civile ha distrutto il paese, creando una Libia frammentata e vulnerabile, lontana dalla prosperità di un tempo.

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Chi comanda la Libia da dopo la caduta di Gheddafi e qual è la situazione oggi
libia bandiera

Nonostante siano passati 14 anni dallo scoppio della Guerra Civile Libica che portò al rovesciamento e all'uccisione di Gheddafi e di numerosi membri della sua famiglia, la Libia è un Paese completamente sprofondato nel disordine politico. Ufficialmente vi sono due governi, il Governo di Unità Nazionale (acquartierato nella capitale Tripoli) ed il Governo di Stabilità Nazionale (con sede a Tobruk), che rivendicano la sovranità su tutto il territorio libico. In pratica, però, chi davvero decide cosa succede sul territorio sono le milizie locali, le cosche mafiose e altri gruppi potenti, dalle relazioni poco trasparenti. Loro sono i veri protagonisti dietro le quinte, che influenzano gli equilibri politici.

La Libia, una terra dall'identità tribale

La Libia, uno Stato del Nordafrica che si affaccia sul Mediterraneo, vanta una storia antica e un patrimonio archeologico e culturale unico e assai variegato testimoniato dalla presenza di imponenti complessi archeologici di origine greca, fenicio/cartaginese e romana situati nelle località di Tolemaide, Cirene, Sabratha e, soprattutto, Leptis Magna. Le invasioni, migrazioni e dominazioni straniere hanno plasmato un territorio dove, nel corso del tempo, si sono mescolati diversi popoli. Nelle regioni della Tripolitania e della Cirenaica, l'influenza araba-berbera si è incontrata con le tradizioni nomadi dei Tuareg e dei Tebu, che vivono soprattutto nel deserto del Fezzan e nell'Oasi di al-Cufra. Al di là dell'appartenenza etnico-culturale però, la vera identità delle popolazioni libiche è di natura tribale con 20 grandi confederazioni, a loro volta divise in numerosissime tribù minori e clan, a spartirsi il territorio e le sue risorse. L'islam ha avuto un ruolo fondamentale nell'unire queste diverse popolazioni, diventando un punto di riferimento comune; dopo l'espulsione della comunità ebraica tra il 1947 e il 1967, infatti, non ci sono più altri gruppi religiosi significativi nel paese. Nonostante nel corso della storia numerosi regni ed imperi siano riusciti a prendere il controllo della Libia in tutto o in parte, nessuno ha avuto successo nel dare al territorio un'organizzazione anche solo comparabile a quella di un moderno stato, preferendo appoggiarsi ai potentati locali e alle confraternite religiose come la potentissima “Senussia” che governò per lungo tempo quella zona per conto delle autorità dell'Impero Ottomano. Gli unici che tentarono di dare al paese una fisionomia compiuta e un'organizzazione amministrativa al passo con i tempi furono i colonizzatori italiani, specie nel periodo mussoliniano, ma senza riuscire ad intaccare più di tanto le antiche identità e prassi consuetudinarie.

Il regime di Gheddafi

Il 1 settembre del 1969 con la “Rivoluzione di al-Fatah” (in realtà un colpo di stato in piena regola), un gruppo di giovani ufficiali delle Forze Armate organizzati nel “Movimento degli Ufficiali Liberi”, sotto la guida del giovane colonnello Mu'ammar Gheddafi, prese il potere deponendo il vecchio re Idris I. Uomo scaltro e spietato, Gheddafi istituì un regime rivoluzionario e pesantemente antioccidentale che sarebbe durato per 42 anni, fino al 2011, soffocando qualsiasi voce di dissenso ma trascinando in compenso il paese nella modernità e facendolo entrare nella grande politica internazionale tanto che ci furono dei periodi nei quali sembrò possibile che proprio il focoso leader di Tripoli potesse raccogliere lo scettro del “Panarabismo” che era appartenuto un tempo all'egiziano Nasser.

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Muammar Gheddafi in una foto del 1970 dopo la sua presa di potere. Credit: Stevan Kragujević

Il petrolio è stato il vero motore che ha spinto la Libia e Gheddafi a essere protagonisti sulla scena internazionale negli anni '70 e '80. Grazie ai soldi ricavati dalla sua vendita, Gheddafi ha potuto finanziare politiche di sviluppo, riarmarsi, lanciarsi in interventi militari (come la guerra del Ciad) e supportare movimenti guerriglieri in tutto il mondo. La sua politica estera apertamente destabilizzatrice venne contrastata dagli Stati Uniti e dalla Francia che cercarono più volte di colpire anche a livello militare gli interessi libici al fine di ridurre il “colonnello” a più miti consigli quando non ad eliminarlo una volta per tutte. In questo contesto vanno interpretati sia l'intervento militare francese a sostegno del Ciad contro la Libia (“Operazione Tacaud” 1978-80, “Operazione Manta” 1983-84 ed “Operazione Épervier” 1986-fine del conflitto) sia il bombardamento aereo della Libia da parte degli Stati Uniti nella notte del 15 aprile del 1986 (“Operazione El Dorado Canyon”). Con alcuni governi occidentali le relazioni della Libia erano tese e a volte anche conflittuali, ma con altri, come l'Italia, Gheddafi ha trovato un alleato "curioso". L'Italia, ex potenza coloniale, ha sempre avuto un occhio di riguardo per la Libia, soprattutto per gli affari legati agli idrocarburi. Sebbene Gheddafi abbia espulso 20.000 italiani nel 1970, confiscando beni per oltre 400 miliardi di lire, nel 1976 fece un colpo grosso: acquistò il 10% delle azioni FIAT, entrando di prepotenza nel mondo dell’industria e della finanza. E poi ci sono stati i continui alti e bassi nei suoi rapporti con vari primi ministri italiani, tra cui Silvio Berlusconi.

Le Guerre Civili in Libia e il caos senza fine

Nel febbraio del 2011, contemporaneamente a quanto stava accadendo negli altri paesi del “Mondo Arabo”, anche la Libia venne investita dall'uragano delle cosiddette “Primavere Arabe”. A differenza di quanto avvenne nei confinanti Tunisia ed Egitto però, le proteste, iniziate nella regione della Cirenaica e successivamente estesesi a tutto il paese, degenerarono ben presto in una drammatica guerra civile che causò la morte di decine di migliaia di persone e provocato anche l'intervento di una Coalizione Internazionale a guida americana. Tuttavia, contrariamente alle previsioni ottimistiche di molti osservatori, la morte in battaglia di Gheddafi (avvenuta il 20 di ottobre del 2011) non ha portato ad una nuova era di pace e di stabilità.

Quando il regime di Gheddafi è crollato, tutto ciò che c’era sotto è venuto a galla: le vecchie divisioni tribali, che erano state nascoste o represse per anni, hanno preso il sopravvento. Il paese è andato in frantumi e sono nati due governi rivali. Da una parte, c'è il Governo di Unità Nazionale (GUN), a Tripoli, e dall’altra il Governo di Stabilità Nazionale (GSN), che ha la sua base a Tobruk e si appoggia al potente generale Khalifa Haftar. Entrambi si rivendicano il controllo di tutta la Libia.

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Il generale Khalifa Haftar. Credit: US Departmet of State

Tali rivalità hanno reso impossibile il ripristino di una parvenza di normalità e la violenza armata tra le diverse fazioni tra la fine del 2011 e l'inizio del 2014 è infine sfociata in una nuova guerra civile se possibile anche più intricata della prima. Distruzioni e lutti a parte, la “Seconda Guerra Civile Libica” è stata caratterizzata anche dalla discesa in campo di nuovi attori internazionali come la Turchia e la Russia che si sono fatti aperti garanti dei loro sponsor sul terreno (la Turchia nei confronti del GUN e la Russia del GSN). La Libia è diventata un "nodo strategico" per le potenze mondiali, ma nonostante gli accordi temporanei del 2020, la pace vera sembra ancora lontana. Con oltre 100.000 morti e più di 14 anni di conflitto, il paese è rimasto una sorta di entità virtuale, vulnerabile alle influenze esterne. La Libia di oggi è solo un lontano ricordo della stabilità e prosperità che aveva sotto Gheddafi.

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