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18 Dicembre 2023
17:00

Giornata Internazionale dei Migranti: come nasce e qual è la situazione oggi

Le Nazioni Unite hanno istituito il 18 dicembre la Giornata Internazionale del Migrante. Vediamo quando e come nasce questa Giornata e quali sono i punti chiave quando si parla di migrazioni.

A cura di Rachele Renno
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Giornata Internazionale dei Migranti: come nasce e qual è la situazione oggi
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Quello delle migrazioni è un fenomeno antico e con radici profonde nella storia dell‘umanità. Sia in Italia che a livello europeo e mondiale, la questione migratoria è uno dei nodi delle politiche di numerosi Stati e organizzazioni internazionali. Anche per questo, il 18 dicembre le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata Internazionale dei migranti, per ricordare l'obbligo di rispettare i diritti delle persone migranti e di prevenire abusi e illeciti che possano causare violazioni dei diritti umani o condizioni di vita e lavoro non dignitose. Vediamo quindi l'origine di questa Giornata ed i punti chiave in ambito di migrazioni.

Origine della Giornata Internazionale dei Migranti

La Giornata Internazionale dei Migranti è stata istituita nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 55/93 e viene celebrata ogni anno con numerose iniziative e manifestazioni dedicate ai migranti. Fu scelto il giorno del 18 dicembre poiché è lo stesso giorno in cui è stata adottata da parte dell’ONU la Convenzione per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie (Convenzione iniziata appunto il 18 dicembre 1990 e poi entrata in vigore nel 2003). Ma da dove nasce questa giornata?

Tutto comincia nel 1972: sotto il tunnel del Monte Bianco un camion, che avrebbe dovuto trasportare macchine da cucire, ebbe un incidente in cui morirono 28 lavoratori provenienti dal Mali, che si erano nascosti all’interno del camion cercando di arrivare in Francia, per cercare migliori condizioni di vita. Questo episodio fu la scintilla che spinse le Nazioni Unite a iniziare a lavorare per le condizioni dei lavoratori migranti. Nel 1979 l’ONU decide infatti di istituire un gruppo di lavoro per creare una Convenzione che tutelasse i migranti – documento che vide la luce il 18 dicembre 1990. A oggi, l’Italia non ha ancora firmato questa Convenzione.

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La Convenzione internazionale per i diritti dei migranti

La Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie istituita nel 1990 dalle Nazioni Unite ha lo scopo di tutelare i lavoratori e le lavoratrici migranti, e le relative famiglie, dallo sfruttamento e dalle violazioni dei diritti umani. Ha lo scopo di definire i diritti politici e civili dei lavoratori e delle lavoratrici migranti e anche di sancire le violazioni in materia di migrazione. Oltre ai diritti politici e civili, sancisce anche i diritti sociali ed economici dei lavoratori e lavoratrici migranti in ambiti quali sanità, educazione e altri servizi sociali. Uno dei principi fondamentali è proprio quello in merito alle condizioni di lavoro dignitose, rispettando i diritti umani e cercando di combattere sfruttamento dei lavoratori e altri tipi di abusi legati alla tratta di esseri umani e attività clandestine o illegali che possano ledere le libertà delle persone migranti, come le espulsioni collettive.

Questa Convenzione è stata ratificata da 51 Paesi, tra cui l’Italia non è compresa. Tutti gli Stati che l’hanno ratificata devono presentare periodicamente dei rapporti che includano non solo le linee di attuazione della Convenzione ma anche le difficoltà incontrate ed i progressi compiuti in base alle sue disposizioni.

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Paesi che hanno ratificato la Convenzione Internazionale sui diritti dei lavoratori migranti. Credits: Wikimedia commons.

Differenza tra migrante e rifugiato

Spesso quando si parla di migrazioni si tende a sovrapporre i migranti o immigrati con i rifugiati. Esiste in realtà, dal punto di vista giuridico e di trattamento dei due diversi status, una differenza. Migrante è colui che lascia il proprio Paese d'origine per cercare migliori condizioni di vita in un altro Paese. Non parte dunque per persecuzioni politiche, religiose, etniche o per guerre e conflitti in corso nel Paese d'origine, ma per migliorare il proprio stile di vita. Per esempio, gli 1,3 milioni di giovani italiani che secondo i dati dell'AIRE (anagrafe italiani residenti all'estero) hanno lasciato il nostro Paese nell'ultimo decennio per lavorare all'estero con migliori condizioni retributive – la cosiddetta fuga dei cervelli – si possono considerare lavoratori migranti.

Al contrario, il rifugiato è colui che fugge a causa di conflitti armati, persecuzioni e discriminazioni per motivi politici, religiosi o di appartenenza etnica nel proprio Paese d'origine. In questo caso, il rifugiato ha diritto a chiedere asilo nel Paese d'arrivo, richiesta che sarà esaminata dal governo del suddetto Stato. Molto spesso accade che le richieste di asilo non siano accolte e dunque i rifugiati vengono inviati nuovamente ai propri Paesi d'origine, mettendo spesso a rischio la loro vita. Se accolte, invece, le richieste d'asilo permettono alla persona con lo status di rifugiato di poter rimanere nel Paese d'accoglienza cercando lavoro per un determinato periodo.

In realtà, nella pratica i due termini si sovrappongono e numerose organizzazioni internazionali includono nei migranti anche i rifugiati o richiedenti asilo.

Una categoria nuova e tema caldo in seguito alla COP28 di Dubai è quella dei migranti climatici. Bisogna infatti tenere in considerazione l'impatto della crisi climatica sulle migrazioni: i migranti climatici sono coloro che sono costretti a lasciare i propri Paesi d'origine in seguito agli effetti dei cambiamenti climatici sulla morfologia del territorio e sulle condizioni di vita degli Stati in cui vivono, in seguito a disastri naturali, dando vita ad una migrazione forzata.

Le principali rotte migratorie

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Principali rotte migratorie nel Mediterraneo ed isole Canarie. Credits: Wikimedia commons.

Il termine rotta indica il percorso che segue una nave (o un aereo) e si usa anche per indicare la sua rappresentazione sulle carte geografiche o nautiche. Spesso però la rotta viene definita indicando la destinazione e dunque il punto di arrivo della nave o dell’aereo. Le rotte migratorie sono appunto i percorsi che i migranti compiono per raggiungere un determinato Paese.

In Italia le più conosciute sono: quella che parte dai Paesi dell’Africa Settentrionale (principalmente Libia, Marocco, Tunisia) e Africa Subsahariana (Senegal, Mali, Niger, Ciad). Questa è la cosiddetta rotta del mediterraneo centrale, che vede come Paesi d’arrivo principali Malta ed Italia. La rotta del Mediterraneo orientale è quella che i migranti principalmente in arrivo da Paesi come Siria, Iraq, Pakistan percorrono per arrivare in Grecia, a Cipro e in Bulgaria. La rotta balcanica è invece quella percorsa lungo i Paesi dei Balcani: Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, per citarne alcuni.

La rotta canaria, forse tra le meno conosciute, è quella che dall’Africa Subsahariana e Africa Nord Occidentale arriva in Spagna, precisamente alle isole Canarie, attraversando il deserto del Sahara occidentale e il Marocco.

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